Roma, liberate due case popolari: denunciati due uomini, sequestrata droga e contanti

Roma, Polizia Locale in azione

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Nella periferia più martoriata di Roma, dove cemento e degrado si intrecciano da decenni, la legalità cerca di riconquistare terreno a fatica. È in questo contesto che si è conclusa un’operazione congiunta della Polizia Locale di Roma Capitale e della Polizia di Stato, che ha portato allo sgombero di due alloggi popolari occupati abusivamente in via dell’Archeologia 241, nel cuore di Tor Bella Monaca. Due uomini, uno albanese e uno romeno, sono finiti sotto la lente degli inquirenti: per entrambi l’accusa è di occupazione abusiva e furto di energia elettrica.

La rete dell’illegalità

Il primo a cadere nella rete dei controlli è stato un ventenne albanese, denunciato per aver trasformato un alloggio pubblico in rifugio illegittimo, collegandosi in maniera fraudolenta alla rete elettrica. Una pratica diffusa nelle zone più esposte al controllo criminale, che mostra come le case popolari siano divenute terreno di conquista non solo per chi cerca un tetto, ma per chi aggira le regole.

Droga e denaro nascosto

Il secondo occupante, un ventunenne romeno, ha rivelato un profilo ben più inquietante. All’interno della sua abitazione gli agenti hanno trovato un vero arsenale della microcriminalità: quindici dosi di cocaina già pronte alla vendita, tre panetti di hashish per un totale di 300 grammi, oltre a 10mila euro in contanti e strumenti per il confezionamento. Non solo occupazione abusiva, dunque, ma un’attività di spaccio che rendeva l’alloggio un centro nevralgico del mercato illecito. Per lui è scattato l’arresto con accuse pesanti che vanno oltre la semplice violazione delle norme abitative.

Il volto nascosto delle case popolari

L’operazione mette in luce una piaga che Roma conosce bene: le case popolari sottratte agli aventi diritto, trasformate in covi di spacciatori o rifugi di chi vive nell’illegalità. Via dell’Archeologia, con le sue torri grigie e le scalinate segnate dall’incuria, resta una delle zone simbolo di questo fenomeno. Gli alloggi pubblici diventano terreno fertile per chi vede nel degrado un’opportunità di potere e guadagno. La vicenda dimostra che l’abusivismo abitativo non è solo un problema sociale, ma spesso un ingranaggio essenziale per la criminalità diffusa.

La risposta delle istituzioni

Dopo il blitz, i due appartamenti sono stati messi in sicurezza e restituiti al Dipartimento Valorizzazione del Patrimonio e Politiche Abitative, per essere riassegnati agli aventi diritto. Un gesto che appare come un piccolo ma importante segnale di inversione di tendenza: il patrimonio pubblico torna a disposizione della collettività, sottratto a chi lo aveva piegato a interessi personali e illeciti. Una vittoria simbolica, ma che si scontra con l’ampiezza del fenomeno: centinaia di appartamenti popolari, in tutta la città, risultano ancora oggi occupati senza titolo.

Un territorio sotto assedio

Tor Bella Monaca, con la sua fama di “fortino dello spaccio”, resta al centro di un conflitto quotidiano tra legalità e illegalità. Qui lo Stato deve fare i conti non solo con gli occupanti abusivi, ma con le reti criminali che usano i quartieri popolari come base operativa. Ogni sgombero, ogni intervento, è un tassello in una battaglia lunga e complessa, dove la riconquista degli spazi urbani si intreccia con la necessità di ridare dignità agli abitanti onesti che attendono da anni una casa.

La sfida della legalità

L’operazione di via dell’Archeologia è il segno che le istituzioni stanno provando a invertire la rotta, riportando ordine in un settore troppo a lungo lasciato all’anarchia. Ma il problema resta vasto: senza un piano strutturale che coniughi sicurezza, politiche sociali e manutenzione del patrimonio, ogni sgombero rischia di restare un episodio isolato. Roma si gioca una partita decisiva sul terreno delle case popolari: restituirle a chi ne ha davvero bisogno significa non solo ridare un tetto, ma anche riaffermare la supremazia della legalità nei quartieri dimenticati.