Roma, lo stop ai diesel Euro 5 in Fascia Verde slitta a novembre 2026: nuova proroga della Regione Lazio

Roma, il Colosseo, foto Google Maps

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La Regione Lazio concede un altro rinvio. Il blocco alla circolazione dei veicoli diesel Euro 5 all’interno della Fascia Verde di Roma non scatterà più il primo novembre 2024, come previsto, ma slitterà di un intero anno, fino al novembre del 2026. Un dietrofront che ricalca quanto già accaduto lo scorso anno, quando venne rinviato lo stop per le auto a benzina Euro 3 e diesel Euro 4.

In sostanza, fino a nuova data rimarranno vietati solo i veicoli a benzina fino a Euro 2 e diesel fino a Euro 3. Tutti gli altri – benzina Euro 3 ed Euro 4, diesel Euro 4 ed Euro 5 – continueranno a circolare liberamente. Una proroga che il Campidoglio aveva chiesto da mesi e che ora la Regione, guidata da Francesco Rocca, si appresta a formalizzare entro la fine di luglio.

Roma, una rete di telecamere spenta (per ora)

Le telecamere già installate ai varchi della Ztl Fascia Verde resteranno attive, ma non verranno utilizzate per comminare sanzioni. Almeno non per ora. La loro funzione sarà quella di monitorare il traffico nei giorni delle domeniche ecologiche o in occasione di picchi di inquinamento, ma senza far scattare multe automatiche.

Si tratta, in pratica, di una rete già operativa ma utilizzata a scopo statistico e informativo. Il Comune mantiene così uno strumento pronto all’uso, ma politicamente disinnescato, che potrà essere riattivato senza nuovi investimenti nel momento in cui le restrizioni entreranno davvero in vigore.

Le ragioni dello slittamento

La proroga arriva in un contesto di miglioramento della qualità dell’aria nella Capitale, almeno rispetto ai picchi pre-pandemia. Le rilevazioni dell’ARPA Lazio indicano una parziale riduzione delle polveri sottili, complice anche la diminuzione del traffico veicolare durante e dopo l’emergenza Covid.

Su questa base, la Regione ha scelto un approccio più morbido: per derogare ai blocchi, i Comuni dovranno adottare misure alternative come la piantumazione di alberi, il potenziamento del trasporto pubblico o la riduzione dei consumi energetici negli edifici. Un piano di compensazioni che, secondo la giunta Rocca, consentirebbe di tutelare l’ambiente senza penalizzare cittadini e lavoratori.

Roma, una auto su quattro vecchia

Secondo i dati ACI analizzati dalla Fondazione Caracciolo, nel 2024 a Roma circolano circa 1,77 milioni di autovetture e 385mila motocicli. L’età media del parco veicoli supera i 13 anni e circa un quarto dei mezzi – soprattutto veicoli commerciali – rientra nelle classi Euro 0, 1, 2 e 3, quelle più inquinanti.

Questo dato, unito al superamento dei limiti di emissioni registrato in alcune aree della regione, aveva spinto l’Unione Europea ad avviare una procedura d’infrazione ambientale nei confronti dell’Italia, costringendo la precedente giunta Zingaretti a varare un piano aria per evitare sanzioni comunitarie.

Il paradosso Move-In e le differenze con il Nord

Mentre nel Nord Italia – in regioni come Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna – il governo ha concesso un analogo slittamento ai blocchi per i diesel più recenti, con la possibilità per gli automobilisti di installare il sistema Move-In (che misura i chilometri effettivamente percorsi da un veicolo inquinante), a Roma l’opzione non sarà disponibile.

La giunta Rocca ha infatti escluso questa possibilità, impedendo l’uso di Move-In per motivi legati alla complessità gestionale e alla difficoltà di applicare deroghe a macchia di leopardo. Una scelta che rende Roma un unicum nel panorama nazionale, con una Fascia Verde che – almeno fino al 2026 – resterà una zona a traffico controllato solo sulla carta.

Una misura contestata, ma sempre più necessaria

La Fascia Verde, così com’è oggi, è il frutto di compromessi politici, pressioni sociali e contingenze ambientali. Da un lato c’è la necessità di rispettare i parametri europei e migliorare la qualità dell’aria; dall’altro, le proteste dei cittadini e delle categorie produttive che temono ripercussioni economiche e logistiche.

Il rinvio del blocco è l’ennesimo tentativo di mediazione. Ma il conto con Bruxelles resta aperto. E con l’invecchiamento del parco auto e l’aumento del traffico urbano, la vera domanda resta: quanto potrà ancora aspettare Roma prima di affrontare davvero il nodo della mobilità sostenibile?