Roma, l’Università Sapienza entra in aula: svolta nel processo per Ilaria Sula

Roma, l'ingresso dell'Università Sapienza

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Colpo di scena nell’aula della terza Corte di Assise del Tribunale ordinario di Roma. L’Università La Sapienza è stata ammessa come parte civile nel procedimento per il femminicidio di Ilaria Sula. Una decisione che non riguarda soltanto il risarcimento o gli aspetti formali del dibattimento, ma che assume un peso simbolico forte: per la prima volta, l’ateneo entra nel processo con un ruolo attivo, rivendicando la propria funzione pubblica e il dovere di prendere posizione davanti a una tragedia che ha scosso l’intera comunità.

Polimeni: “Non è solo un atto giuridico, è una missione educativa”

A spiegare il senso di questa scelta è la rettrice Antonella Polimeni, che parla di un passaggio cruciale: “Un segnale di straordinaria rilevanza per il ruolo delle università nella società”. Per Polimeni l’ammissione come parte civile non è soltanto un gesto di vicinanza alla famiglia di Ilaria, “a cui rinnovo affetto e solidarietà da parte dell’intera comunità Sapienza”, ma anche il riconoscimento pieno della missione educativa degli atenei: non solo studio e ricerca, ma formazione civica, cultura del rispetto e responsabilità collettiva.

La tragedia di Ilaria: cosa contestano gli inquirenti

Ilaria Sula, studentessa della Sapienza, è stata uccisa lo scorso marzo in un appartamento di via Homs, nel quartiere Africano, a Roma. Secondo la ricostruzione investigativa. La giovane sarebbe stata colpita con tre coltellate al collo. Poi il corpo sarebbe stato chiuso in una valigia e abbandonato in fondo a un dirupo nella zona di Capranica Prenestina. Nel processo è imputato l’ex fidanzato Mark Antony Samson, chiamato a rispondere delle accuse formulate dalla Procura: sarà il dibattimento a chiarire responsabilità e dinamica.

La famiglia: “La lettera di Mark? Tempo perso, non lo perdoniamo”

Nel racconto di queste settimane pesa anche la voce dei genitori di Ilaria, che hanno liquidato come “tempo perso” la lettera inviata dall’imputato, ribadendo senza esitazioni: “Non lo perdoniamo”. Parole dure, scolpite nel dolore, che restituiscono la dimensione privata della tragedia dietro la cronaca giudiziaria. E mentre il processo entra nella sua fase più delicata, la scelta dell’università di costituirsi parte civile diventa, per molti, un modo per dire che quel vuoto non è soltanto familiare: è una ferita sociale.

Sale studio e memoria: i luoghi dedicati a Ilaria dentro l’ateneo

Intanto la Sapienza ha già deciso di trasformare il ricordo in segni concreti. All’interno dell’ateneo sono stati dedicati a Ilaria tre sale studio (per un totale di 124 posti) e una sala conferenze da 65 posti. Polimeni insiste sul punto: le università sono “comunità educanti”, chiamate a promuovere rispetto reciproco, dignità della persona, non violenza e convivenza civile. E conclude con un obiettivo netto: costruire un contesto “sicuro, rispettoso e aperto”, dove i diritti e la dignità di ciascuno siano sempre tutelati.