Roma, maxi confisca da 3 milioni: sigilli ai beni del riciclatore di ’Ndrangheta, Camorra e Banda della Magliana
Un patrimonio milionario, occultato per decenni tra società di comodo, prestanome e operazioni immobiliari, cambia definitivamente proprietario: entra nelle casse dello Stato. La Divisione Anticrimine della Questura di Roma ha dato esecuzione alla confisca disposta dal Tribunale nell’ambito dell’indagine “Ragnatela”, avviata nel 2021 e ora blindata dalla Corte di Cassazione.
La misura colpisce immobili e disponibilità finanziarie sparse su numerosi conti bancari, riconducibili a due uomini da anni nel radar degli investigatori, considerati vere e proprie “banche viventi” delle organizzazioni mafiose.
I due uomini delle mafie: l’“uomo liquido” e l’imprenditore dei Castelli
Il primo è un romano di 83 anni, in pista dagli anni ’70 come usuraio e soprattutto come riciclatore di denaro sporco al servizio di ’Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra e dei vertici della Banda della Magliana. Un professionista dei capitali illeciti, tanto da definirsi lui stesso, durante un interrogatorio, “uomo liquido”: adattabile, trasversale, sempre pronto a muovere e reinvestire fondi per conto di qualunque clan fosse disposto a pagare.
Il secondo è un calabrese radicato nei Castelli Romani, inserito nel mandamento tirrenico della ’Ndrangheta, riconducibile alla cosca Piromalli di Gioia Tauro. Secondo gli accertamenti, avrebbe fatto fruttare i proventi di bancarotte fraudolente e di intestazioni fittizie di beni costruendo e alimentando complessi immobiliari e altre attività nell’economia legale. Le indagini patrimoniali hanno fotografato una sproporzione evidente tra i redditi dichiarati e il patrimonio reale, annidato in una rete di società, interposti e investimenti immobiliari.
Quattro anni di sequestri, ricorsi e verdetti
Tutto parte dalla proposta antimafia del Questore di Roma, che nel marzo 2021 porta al sequestro preventivo del compendio patrimoniale. Nel maggio 2023 il Tribunale firma la confisca, immediatamente impugnata dai due interessati. La Corte d’Appello, nel maggio 2024, conferma il provvedimento per entrambi, rendendolo di fatto definitivo per il calabrese. L’83enne romano tenta l’ultima carta in Cassazione e ottiene un rinvio per un nuovo esame limitato alla sua posizione.
Il nuovo passaggio in Appello, il 3 aprile 2025, non cambia però il risultato: la confisca viene confermata. Il capitolo si chiude il 18 novembre 2025, quando la Suprema Corte dichiara inammissibile l’ulteriore ricorso e rende irrevocabile la misura disposta nel maggio 2023.
Albergo, immobile alla Magliana e 300 mila euro: cosa entra nello Stato
Nel pacchetto dei beni ormai confiscati in via definitiva e acquisiti al patrimonio dello Stato rientrano: un complesso alberghiero-ristorante a Rocca di Papa, già assegnato alla Protezione Civile, un’unità immobiliare nella zona della Magliana, a Roma, e oltre 300 mila euro depositati su diversi rapporti finanziari, per un valore complessivo che supera i 3 milioni di euro.
Per gli agenti si tratta non solo di un risultato economico, ma di un passaggio ad alto valore simbolico: vengono restituiti alla collettività beni rimasti a lungo dentro la sfera patrimoniale di cosche mafiose, utilizzati come base per nuovi affari, estorsioni e investimenti.
Il “vecchio riciclatore” oggi libero ma senza più il tesoro
La Questura sottolinea che colpire l’apparato economico dei clan significa tagliare la linfa finanziaria che alimenta traffici, armi, droga, acquisizioni di aziende e infiltrazioni nel tessuto produttivo.
L’83enne romano, che oggi vive liberamente a Roma e non è destinatario di misure restrittive della libertà personale, resta il volto simbolico di una stagione: un “facilitatore” trasversale, un uomo senza bandiera ma sempre fedele a una sola cosa, il denaro.