Roma, microcamera nascosta negli spogliatoi Atac della metropolitana, i sindacati: “Chi l’ha messa?”

Roma, la stazione della metropolitana di Cinecittà

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Sospetti, indignazione e richiesta di verità: i macchinisti chiedono chiarezza dopo la scoperta di un dispositivo segreto nei locali della Metro A. Lo scandalo nei sotterranei di Cinecittà. Un piccolo occhio elettronico, celato tra i cavi elettrici, ha scatenato un terremoto in Atac. Negli spogliatoi dei macchinisti della linea A, a due passi dalla fermata di Cinecittà, è stata scoperta una microcamera nascosta in un punto frequentatissimo dai dipendenti: accanto alla macchinetta del caffè. Un dispositivo discreto, quasi invisibile, ma sufficiente a far scattare l’allarme tra i lavoratori.
Chi l’ha piazzata? Per quale scopo? Sono le domande che ora rimbalzano tra le pareti della municipalizzata romana, insieme a una certezza: la privacy dei dipendenti è stata violata, o quantomeno messa in pericolo.

L’allarme dei lavoratori di Roma e l’arrivo delle forze dell’ordine

La scoperta è avvenuta casualmente. Alcuni macchinisti hanno notato un piccolo oggetto sospetto incastrato vicino a un pannello tecnico. Avvicinandosi, hanno capito che si trattava di una microcamera, forse collegata a un sistema di trasmissione. Immediata la segnalazione ai responsabili interni, che hanno allertato la direzione e poi le forze dell’ordine.
Sul posto sono arrivati gli ispettori Atac e la polizia, che hanno provveduto a mettere in sicurezza l’area. Il dispositivo, secondo le prime informazioni, sarebbe stato rimosso e sequestrato per gli accertamenti tecnici. Toccherà ora agli inquirenti capire se la telecamera fosse funzionante, da quanto tempo fosse lì e, soprattutto, se avesse registrato immagini o trasmesso dati verso l’esterno.

Atac si dichiara “totalmente estranea”

L’azienda capitolina, in una nota ufficiale, ha espresso piena estraneità alla vicenda. “Atac non era a conoscenza della presenza del dispositivo e si è immediatamente messa a disposizione delle autorità competenti per collaborare alle indagini”, ha dichiarato la società.
Una presa di posizione netta, ma che non basta a placare l’ira dei dipendenti. I lavoratori chiedono una verifica trasparente e indipendente, temendo che dietro quella telecamera possa nascondersi qualcosa di più grave di una semplice “curiosità tecnica”. “Vogliamo sapere chi ha installato quell’apparecchio e con quale autorizzazione”, ripetono i macchinisti, scossi e indignati.

“Gravissimo episodio”: la rabbia e la paura tra i macchinisti di Roma

Per chi ogni giorno guida treni e gestisce la sicurezza di migliaia di passeggeri, sentirsi spiato nel proprio spogliatoio è un colpo durissimo. “Siamo uomini e donne che lavorano in condizioni difficili, non possiamo accettare violazioni della nostra intimità”, racconta un dipendente.
Il tono è di rabbia e sconcerto: il timore che qualcuno abbia registrato immagini personali, magari di persone che si cambiavano, scuote profondamente l’ambiente. “Qui si tratta di un luogo privato, dove ci vestiamo, dove riposiamo qualche minuto tra un turno e l’altro. È impensabile che qualcuno possa averci osservato senza consenso.”
Parole che fotografano un clima teso e un senso di sfiducia crescente verso i vertici aziendali, anche se formalmente Atac si è subito dichiarata estranea ai fatti.

Le indagini e la richiesta di verità riguarda tutta Roma

Le autorità competenti stanno ora conducendo accertamenti tecnici per risalire al proprietario e all’origine del dispositivo. Verranno analizzate le componenti elettroniche, eventuali schede di memoria, e le tracce di rete per verificare se la microcamera fosse collegata a un sistema remoto.
Nel frattempo, i sindacati e il personale chiedono che l’apparecchio non venga manomesso, ma conservato come prova. In una lettera interna si sottolinea la necessità di “un’indagine approfondita, immediata e trasparente”, a tutela non solo dei lavoratori coinvolti ma anche dell’intera comunità aziendale.

Un segnale inquietante per la sicurezza sul lavoro di Roma

L’episodio apre un nuovo fronte di tensione tra i lavoratori e la municipalizzata del trasporto pubblico romano. La vicenda non riguarda solo la privacy, ma anche la sicurezza e la fiducia all’interno dei luoghi di lavoro.
Che una telecamera possa essere installata, di nascosto, negli spogliatoi di una delle più grandi aziende pubbliche italiane, è un fatto di estrema gravità. Indipendentemente dall’esito delle indagini, la scoperta lancia un messaggio inquietante: se può accadere in un deposito Atac, può accadere ovunque.
Per questo, i dipendenti invocano controlli più rigorosi, ambienti più protetti e una maggiore tutela della dignità personale. In attesa che la verità venga a galla, resta l’amara sensazione di essere stati osservati, e la certezza che, d’ora in poi, nulla sarà più come prima.