Roma, Mister Asfalto riceve soldi e aiuti pubblici per le strade della provincia nonostante interdittive e irregolarità INPS

La macchina dell’asfalto di Roma non conosce sosta. E la società riconducibile a un noto imprenditore dei Castelli Romani, ribattezzato dalla stampa “Mister Asfalto”, continua a ricevere soldi pubblici per importanti cantieri stradali, come da noi rilevato di recente per la litoranea Torvaianica-Pratica di Mare-Ostia. Nonostante 17 interdittive di contrarre con le Pubbliche Amministrazioni emesse dalla Procura di Roma a maggio scorso che hanno colpito la società madre e 16 società collegate.
È proprio la società–madre di Mister Asfalto che si sta occupando – insieme ad altri soci – del rifacimento di 6,5 km di litoranea Torvaianica-Pratica di Mare-Ostia. L’ultimo atto ufficiale però segna un cambio di passo. La Città Metropolitana, guidata dal sindaco Gualtieri e dal suo vice Sanna, ha ora liquidato un’altra parte di pagamenti per i lavori sulla S.P. 104/B Torvaianica–Pratica di Mare–Ostia, per un totale di poco più di 500mila euro pubblici, oltre ad un ulteriore ‘aiuto di Stato‘.

Il pagamento nonostante tutto
Dai controlli eseguiti dalla Città Metropolitana di Roma, difatti, la società di Mister Asfalto risulterebbe non in regola con la Cassa Edile. Per questo, la ex provincia di Roma dichiara di voler dare corso ad un “intervento sostitutivo”, per una quota di poco superiore ai mille euro, in modo da sanare, per conto di questa società, le irregolarità contributive INPS. Una mossa apparentemente virtuosa. Che però non cancella il nodo politico, anzi lo rende ancor più stretto. Perché mai una società colpita da interdittiva che si macchia ora anche di irregolarità INPS continua a ricevere soldi pubblici, aiuti di Stato e, soprattutto, a figurare nei registri degli appalti? Perchè nei documenti della Città Metropolitana non si cita il provvedimento di interdittiva della Procura di Roma nei confronti di questa società?
Le interdittive che non mordono?
La Procura di Roma aveva già acceso i riflettori sulla rete di 17 società riconducibili a Mister Asfalto, come anzidetto che avrebbero dovuto bloccare l’intera rete imprenditoriale. Parliamo di un meccanismo pensato per tagliare i ponti tra aziende sospette e pubblica amministrazione. In teoria, il sipario era calato da tempo. In pratica, i contratti proseguono, i flussi finanziari restano aperti, come se nulla fosse successo. E delle interdittive non vi è traccia nei documenti a nostra disposizione. È il paradosso di un sistema in cui le interdittive rischiano di trasformarsi in pura formalità. Nei mesi scorsi, tale società aveva cercato di accaparrarsi anche il rifacimento della Pineta di Ostia e di villa Ada: gli appalti erano saltati dopo due nostre inchieste.
La responsabilità politica
L’esplosiva inchiesta della Procura di Roma abbraccia appalti per asfalto ammalorato e annacquato per circa 100 milioni di euro relativi ai comuni di Roma e Guidonia per la Ryders Cup 2023 di Golf. Ma ora il punto centrale della vicenda è squisitamente politico, prima che giudiziario, visto che i tempi della Giustizia sono solitamente lunghi. E qui la questione si fa esplosiva.
Non bastano le formule tecniche dei dirigenti per spiegare come sia possibile che, in un quadro di interdittive con divieto di rapporti con le pubbliche amministrazioni a cui si aggiungono ora anche irregolarità contributive, certe società continuino a ricevere fondi pubblici e aiuti di Stato. La politica non può limitarsi a un silenzioso via libera sostanziale. La responsabilità è diretta: ogni pagamento autorizzato diventa una ferita alla fiducia dei cittadini.
Un banco di prova per le istituzioni
La vicenda non è un dettaglio burocratico da archiviare nei faldoni dell’ente metropolitano. È la fotografia di un sistema fragile, in cui le barriere della legalità appaiono troppo facili da scavalcare. Mister Asfalto continua a incassare soldi e aiuti di Stato, mentre le interdittive restano sulla carta e le irregolarità Inps vengono gestite come pratiche ordinarie, come se parlassimo di una società qualsiasi, del primo imprenditore che passa per strada. Non di un mammasantissima del settore asfalto di Roma e provincia.
La giustizia farà il suo corso, ma nel frattempo la politica è chiamata a una scelta di trasparenza. Roma e la sua provincia non possono permettersi che il rispetto delle regole diventi un’opzione. La domanda è semplice: le interdittive sono davvero un’arma di prevenzione o solo un paravento destinato a cadere al passaggio della prima betoniera?

