Roma, motoseghe all’alba, cittadini si incatenano ai ciliegi: Campidoglio travolto da un nuovo scandalo dopo i casi pini e magnolie
Roma: “Attenzione: via Panama abbattimento ciliegi in corso: 10 cittadini stanno difendendo con presidio il grande ciliegio, chi può vada”. È da questo post, comparso sui social, sul Gruppo ‘Fermiamo la ZTL in Fascia Verde’, che esplode il nuovo fronte della “guerra degli alberi” a Roma. In via Panama, quartiere residenziale e storicamente alberato, i residenti si sono messi stamattina letteralmente tra le motoseghe e i tronchi per provare a salvare un filare di ciliegi destinato all’abbattimento.
Un abbattimento ‘necessario’ – questo presumiamo al momento – per lasciare spazio alla locale ciclabile che già è oggetto di precedenti e duri scontri tra residenti e Giunta Gualtieri, per via dei posti auto persi a causa del progetto. In ogni caso, a prescindere dal motivo, si tratta di una scena, quella di abbattere alberi senza spiegare tecnicamente le motivazioni, ormai ricorrente nella Capitale. Cittadini che improvvisano presìdi mentre il Comune di Roma procede, spesso senza spiegazioni adeguate, a tagli che cambiano il volto delle strade e il microclima dei quartieri. Mentre il sito internet del Comune di Roma – sezione abbattimento alberi, resta oscurato da settimane. Ma procediamo un passo alla volta.
Un nuovo caso politico per il Campidoglio
Il presidio spontaneo di via Panama arriva in un momento in cui il Campidoglio è già sotto pressione per una lunga serie di controversie sul verde pubblico. Non è più “solo” una questione tecnica: è un caso politico, che chiama in causa direttamente il sindaco Roberto Gualtieri, l’assessora all’Ambiente Sabrina Alfonsi e la presidente dell’Aula Giulio Cesare, Svetlana Celli. Le proteste dei residenti non riguardano soltanto l’ennesimo albero che cade, ma un modello di gestione percepito come opaco, poco partecipato, calato dall’alto. Via Panama diventa così l’ultimo tassello di un mosaico fatto di ricorsi, sentenze, inchieste e pagine web “oscurate”.
Dai pini della Torre dei Conti alle motoseghe del Giubileo
Solo ieri, un altro dossier aveva puntato il dito contro il Campidoglio: quello legato alla Torre dei Conti, dove il crollo e la morte di un operaio hanno riacceso i riflettori sulla rimozione di tre pini storici a largo Corrado Ricci, avvenuta nell’ambito dei lavori del Giubileo e del PNRR.
Secondo le carte richiamate in Assemblea Capitolina, quei pini sarebbero stati abbattuti non per un rischio imminente, ma per “liberare l’area di cantiere”, senza una valutazione pienamente documentata sugli effetti sull’equilibrio statico del suolo attorno a un monumento fragile. Anche qui la domanda resta la stessa: chi, politicamente, ha ritenuto “accettabile” questo livello di rischio?

La sentenza sulla magnolia: una bocciatura politica, non solo tecnica
Il 31 ottobre il TAR del Lazio ha scritto nero su bianco che Roma Capitale “non ha fatto il suo dovere” nel caso della grande Magnolia grandiflora di via Jacopo Peri. Il Comune aveva autorizzato l’abbattimento sulla base di una relazione tecnica condominiale definita dai giudici “assertiva e lacunosa”, senza svolgere una propria, autonoma istruttoria.
Per i magistrati, l’abbattimento di un albero protetto è una extrema ratio, da usare solo quando ogni altra soluzione manutentiva è impossibile. È una bacchettata che non riguarda solo gli uffici: investe l’intera catena di responsabilità politica, dal sindaco Gualtieri all’assessora Alfonsi, chiamati a garantire che quegli uffici agiscano con rigore e trasparenza.
Il ruolo di Gualtieri, Alfonsi e Celli nella “questione alberi”
In questo contesto, le responsabilità politiche diventano il vero nodo. Roberto Gualtieri, che aveva promesso “massima chiarezza” sulla gestione del verde, è il vertice che indirizza le politiche ambientali della città. Sabrina Alfonsi è l’assessora che firma le linee guida, sovrintende al Dipartimento Tutela Ambientale e risponde delle procedure sugli abbattimenti. Svetlana Celli, da presidente dell’Assemblea Capitolina, è la garante del confronto pubblico: è lei che convoca in Aula il sindaco e l’assessora per l’“auto-difesa” sul caso degli alberi abbattuti, mentre da settimane i cittadini chiedono numeri, carte e spiegazioni chiare. Via Panama arriva su questo terreno già minato.
13mila alberi e una Procura che indaga sul “verde fantasma”
Sul fondo di questa vicenda c’è un’inchiesta aperta dalla Procura di Roma. I magistrati stanno verificando se, dietro i migliaia di abbattimenti effettuati dal 2021 – circa 13mila alberi, secondo i dati faticosamente emersi in Commissione – sia stata rispettata la normativa e se la gestione delle informazioni sia stata corretta.
L’indagine non riguarda solo i singoli tagli, ma la possibile esistenza di un “verde fantasma”: alberi spariti senza che la cittadinanza fosse adeguatamente informata, con determine spesso generiche, motivazioni poco dettagliate e un quadro complessivo difficile da ricostruire. È su questo scenario che si innesta oggi il caso dei ciliegi di via Panama, amplificando la richiesta di verità e chiarezza.
La pagina scomparsa: trasparenza “oscurata” sul sito del Comune
A rendere ancora più pesante il clima è la sparizione, ormai da settimane, della sezione “Abbattimenti alberi” dal sito del Comune di Roma. Proprio quella pagina che, secondo il Regolamento del Verde, dovrebbe consentire ai cittadini di controllare in anticipo autorizzazioni e motivazioni dei tagli.
La sezione non è più consultabile, mentre il resto del portale funziona regolarmente. Una coincidenza che i comitati non accettano come semplice disguido tecnico. Senza quella finestra digitale, i residenti scoprono i tagli solo quando vedono arrivare i mezzi in strada. È successo per i pini, per la magnolia, ora per i ciliegi di via Panama. E la domanda, inevitabile, è politica: perché il Campidoglio non ripristina subito quello strumento di controllo?
Via Panama, un simbolo della città che non vuole perdere la sua ombra
Il presidio di oggi davanti ai ciliegi è molto più di una protesta di quartiere. È il segnale di una città che sente di perdere la propria ombra, al tempo dei cambiamenti climatici e delle estati roventi. Quei dieci cittadini che difendono il grande ciliegio in via Panama pongono una questione semplice e radicale: il verde urbano è un patrimonio collettivo e la sua gestione deve essere trasparente, documentata, discutibile.
Ora la palla torna al Campidoglio. A Gualtieri, Alfonsi e Celli spetta dimostrare che Roma non è la capitale del “verde fantasma”, ma una città capace di coniugare lavori pubblici, sicurezza e rispetto degli alberi. A partire, oggi, da un filare di ciliegi minacciato di scomparsa.