Roma-Napoli, Olimpico blindato: attesi 15mila tifosi ospiti. E la memoria di una tragedia pesa sull’Olimpico

Roma, polizia a presidio dello stadio Olimpico

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Domenica sera lo Roma ospita all’Olimpico il Napoli in una sfida che per molti anni ha incarnato il “derby del Sud”, ma che oggi è diventata un evento ad alto rischio — per motivi di sicurezza, ma anche per il pesante bagaglio storico che grava sulle due tifoserie.

Allerta e misure straordinarie

Nonostante il divieto di vendita dei biglietti ai residenti in Campania, le autorità prevedono l’arrivo di almeno 15mila tifosi napoletani all’Olimpico. Un numero che impone un rafforzamento dei controlli, già a partire dall’ingresso allo stadio, ma anche un allargamento della vigilanza nelle aree del centro romano note come luoghi di ritrovo di gruppi organizzati. Il piano voluto dalle forze dell’ordine prevede un “cordone protettivo” che eviti la militarizzazione delle strade — per non ostacolare la vita quotidiana del quartiere — ma allo stesso tempo cerchi di ridurre al minimo ogni possibilità di scontri. Le verifiche andranno avanti da sabato sera e si intensificheranno domenica sera.

Una partita che evoca ombre pesanti

Per molti oggi la partita non è “solo calcio”. L’ombra del passato pesa forte sull’incontro: nel 2014, poco prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina disputata all’Olimpico proprio quattro anni fa, un tifoso azzurro — Ciro Esposito — venne ferito da un colpo di pistola sparato da un ultras giallorosso. Dopo 50 giorni di agonia, Ciro morì: un dramma che scioccò l’opinione pubblica e segnò per sempre lo scontro tra le curve.
Da quella tragedia nacquero — come ricorda chi conosce le dinamiche ultras — tensioni profonde e una ferita emotiva difficile da rimarginare. Alcuni gruppi della tifoseria napoletana, infatti, siglarono un “patto di vendetta”, promettendo che ogni aggressione a un napoletano non sarebbe mai rimasta impunita.

Dal gemellaggio al gelo: come è cambiata Roma-Napoli

Non sempre le partite tra le due squadre hanno avuto questo significato. In passato — prima della metà degli anni ’80 — la sfida tra Roma e Napoli era considerata un “derby del sole”, una festa condivisa tra tifoserie gemellate, unite da un’identità sportiva e territoriale comune. Da allora però il rapporto si è inasprito: tradimenti, nuovi arrivi, cambi di tifoseria. Il ricordo di Ciro Esposito ha contribuito a cristallizzare un conflitto che va ben oltre il gioco.

Perché è un fatto di pubblica utilità

Questa partita non è solo un evento sportivo. È un banco di prova per il sistema di ordine pubblico, per la capacità delle forze dell’ordine di garantire la sicurezza senza paralizzare interi quartieri. È un esame per le istituzioni, sul tema della contaminazione tra criminalità organizzata e tifo: molti ambienti ultras, storicamente, sono legati a gruppi criminali che sfruttano le curve per traffici illegali. Il recente passato — e la memoria di Ciro — impongono a tutti la massima attenzione.
Chi abita vicino all’Olimpico, chi vive Roma, chi ama il calcio: ha il diritto di sapere che si stanno facendo sforzi per evitare tragedie come quella del 2014. Ma ha anche diritto di restare vigile.
La partita di domenica non è solo 90 minuti in campo. È un test per la città, e la speranza è che vinca la civiltà.