Roma, “Non è stato un raptus il femminicidio di Manuela”: perché la Procura vuole l’ergastolo per Gianluca Molinaro

Manuela

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Roma, stalking non è “fastidio”: è un indicatore di rischio. Messaggi ossessivi, controllo degli spostamenti, minacce (“se mi denunci, poi è peggio”), pedinamenti, pressioni sul lavoro: sono campanelli d’allarme che spesso arrivano prima della violenza fisica. In Italia esiste un canale pubblico h24: 1522, gratuito, anche via chat e app. E c’è l’ammonimento del Questore, misura preventiva per intimare allo stalker di smetterla. Non aspettare “la prova definitiva”.

La svolta in aula: chiesto ergastolo (più isolamento diurno)

Martedì 25 novembre 2025, davanti alla Corte d’Assise di Roma, la Procura ha chiesto ergastolo e 18 mesi di isolamento diurno per Gianluca Molinaro, imputato per il femminicidio di Manuela Petrangeli. I capi contestati sono pesanti: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dallo stalking, oltre a detenzione abusiva di arma e ricettazione. La pm Antonella Pandolfi è netta: “non un raptus”, ma una morte “annunciata”.

I due colpi davanti a Villa Sandra: la scena che Roma non dimentica

Il 4 luglio 2024, all’uscita dal lavoro, Manuela Petrangeli viene raggiunta vicino a Villa Sandra: Molinaro si avvicina con una Smart, spara due colpi da un fucile a canne mozze senza neppure scendere dall’auto, poi si allontana. Poco dopo si presenta dai carabinieri a Casalotti e confessa. La Procura inquadra l’agguato come l’ultima pagina di una persecuzione durata mesi, non come un’“esplosione” improvvisa.
L’approfondimento che inchioda la “tesi del momento”: 600 messaggi e l’ossessione del controllo
Qui sta il punto che fa più male, perché è utile a chi legge: secondo quanto emerso in dibattimento e nelle ricostruzioni giornalistiche, nel fascicolo ci sarebbero oltre 600 messaggi tra vittima e imputato, con una pressione quotidiana fatta di insulti e minacce. Non solo: viene descritta anche una dimensione di “controllo a distanza”, fino al sospetto di cimici e monitoraggi. La Procura parla di escalation iniziata nel dicembre 2021. È lo schema classico: logorare, isolare, terrorizzare.

Il nodo “sporco” dell’arma: matricola abrasa e pista complici

C’è un dettaglio che non è folklore da cronaca nera, ma sostanza investigativa: il fucile a canne mozze avrebbe avuto la matricola abrasa, circostanza che rafforza l’ipotesi di provenienza illecita e spiega la contestazione di ricettazione. Già nell’immediatezza si parlò di verifiche sulla filiera dell’arma e perfino di possibili “complici” o canali di approvvigionamento: un tema che, se confermato, apre un’ombra ulteriore sul caso.

Nessuna attenuante”: il processo come cartina di tornasole del Paese

Nel ragionamento dell’accusa, il movente non “spiega” niente, semmai aggrava: gelosia, possesso, “ferita narcisistica”, cultura del dominio. E infatti viene escluso lo stato d’ira: non c’è un singolo attimo fuori controllo, ma un proposito coltivato. Questo processo sta diventando una lezione pubblica: lo stalking non è “lite privata”, è reato e rischio clinico-sociale. Lo ripetono in aula e lo urlano i fatti: Manuela, madre e professionista, è stata privata della libertà prima ancora che della vita.

Cosa fare subito (davvero): una check-list che può salvare la vita

Non restare sola: avvisa qualcuno ogni volta che hai paura. 2) Conserva prove: screenshot, audio, log chiamate. 3) Chiama 1522 per orientamento e rete antiviolenza; può bastare anche “solo un consiglio”. 4) Valuta, con le forze dell’ordine, ammonimento del Questore e denuncia/querela. 5) Se presenti denuncia, sappi che il “Codice Rosso” accelera alcune procedure e prevede corsie preferenziali nei casi di violenza domestica e di genere.