Roma, nuova “lista stupri” al liceo Carducci: nomi di due studentesse cancellati con il pennarello

Liceo Giosuè Carducci Roma

Cambia la scuola, cambia il quartiere, ma la logica no: ancora una “lista stupri” su un muro di una scuola di Roma, ancora ragazze trasformate in bersaglio. Questa volta succede al liceo Carducci, in via Asmara, nel quartiere Africano. Le scritte sono comparse nel bagno del terzo piano, e ricordano da vicino quelle del Giulio Cesare che, poche settimane fa, avevano aperto un dibattito nazionale.

Roma, “Lista stupri” al liceo Giulio Cesare: il nome delle studentesse sui muri

Le scritte nel bagno del Carducci e quei nomi cancellati

Nel bagno degli studenti sono apparse due frasi. Su una di queste comparivano i nomi di due ragazze, poi cancellati a pennarello, probabilmente dagli stessi autori. Un gesto che non attenua la gravità del fatto, anzi la sottolinea: il tentativo di coprire le tracce lascia capire che chi ha scritto sapeva perfettamente cosa stava facendo. La Rete degli studenti denuncia che non è un episodio isolato. Raccontano di un clima che, negli anni, si sarebbe nutrito di frasi maschiliste, insulti, prese di posizione contro l’aborto o contro l’emancipazione femminile, persino da parte di alcuni docenti. Un humus che, secondo loro, prepara il terreno a gesti come questo.

Il collettivo Asmara parla chiaro: «La violenza di genere viene derisa, banalizzata o peggio esaltata. Non sono ragazzate, ma segnali di una società patriarcale in cui i “bravi ragazzi” crescono senza che nessuno li contraddica. Siamo stanche – dichiarano – di essere trasformate in una lista su un muro. Non è uno scherzo, è una minaccia».

La richiesta: “Serve educazione al consenso, subito”

A farsi portavoce delle studentesse è Bianca Piergentili, coordinatrice della Rete studenti medi del Lazio. «Non vogliamo la solita caccia al colpevole. Qui sono tutti responsabili: istituzioni comprese. Ci negano l’educazione affettiva e quella al consenso, poi si stupiscono delle conseguenze», commenta. Un’accusa che punta al centro del problema: se la scuola non si occupa di queste dinamiche, qualcuno, o qualcosa, lo farà al posto suo.

Anche dal Campidoglio arrivano reazioni. La vicepresidente della Commissione Scuola, Rachele Mussolini, parla di «un’odiosa e deprecabile prassi» che trasforma le donne in oggetti sessuali da esibire. Secondo la consigliera, la risposta non può più essere rimandata: servono figure formate, percorsi continuativi di educazione sessuo-affettiva, e un intervento che parta dalle scuole medie. «Non c’è più tempo da perdere – dice – per evitare che casi come quelli del Carducci e del Giulio Cesare diventino normalità».

La nuova lista stupri non è un atto isolato. È un indicatore. Un promemoria scomodo di quello che accade tra corridoi, chat scolastiche e bagni chiusi a chiave. Le studentesse lo ripetono da giorni: non chiedono protezione a parole, ma un cambiamento reale. Quello che, finora, non hanno ancora visto arrivare.