Roma, nuovo parco d’affaccio sul Tevere: dopo sei mesi dal taglio del nastro servono già 480mila € ‘extra’ per… “Renderlo fruibile”
Roma ha inaugurato il parco d’affaccio sul Tevere “Oasi naturalistica” tra Ponte Milvio e Ponte Flaminio come uno dei simboli del Giubileo 2025 a giugno scorso. Un investimento da circa un milione di euro (di soldi pubblici pro Giubileo) – così hanno raccontato i media – per trasformare un tratto di Tevere abbandonato in verde pubblico fruibile. Eppure, a sei mesi scarsi dal taglio del nastro, spunta un nuovo giro di spesa doppio da 34.257,60 euro, solo per il progetto ‘extra’, a cui seguiranno altri circa 440mila € per affidare a un operatore la realizzazione di presunte “opere complementari” a questa piccola oasi verde urbana.
La passerella di giugno e il conto di novembre
Il copione politico sembrerebbe quello che Roma conosce bene: inaugurazione con fanfare, istituzioni in prima fila, media che scattano foto e eseguono interviste, dichiarazioni rigorosamente bipartisan sul “Restituire il fiume ai cittadini”. Ma poi, a tempo di record, la realtà amministrativa che bussa alla porta è un’altra. Il 27 novembre 2025 una Determinazione dirigenziale del comune di Roma mette nero su bianco che il Parco ha bisogno (ancora?) di essere “completato e integrato” per essere pienamente fruibile dai cittadini. Così riportano le carte (alleghiamo il documento in formato scaricabile alla fine di questo articolo). La domanda, per un lettore non tecnico, è banale e feroce: se il nuovo parco era pronto per la foto e i video di inaugurazione, com’è che ora – dopo appena sei mesi – è urgente finirlo per renderlo fruibile con una nuova spesa così elevata?
Il “modello” delle opere: si consegna, poi si aggiusta
Qui non è questione di 34 mila euro più 440mila euro circa, per un totale di circa 480mila €, che da soli non cambiano un bilancio di una città come Roma. È questione di metodo e di trasparenza. Perché il nuovo documento del comune di Roma parla chiaro. Tra presunti imprevisti, scoperte archeologiche, bonifiche più pesanti del previsto e lavori paralleli (anche regionali), alcune cose non sono state fatte, altre sono cambiate strada facendo, altre ancora sarebbero diventate necessarie solo dopo. È il solito corto circuito burocratico: l’opera pubblica come racconto politico e mediatico prima che come ‘oggetto’ finito. E quando il racconto mediatico e politico corre più del cantiere, il conto vero insieme al nuovo cantiere arrivano solo dopo, di ‘nascosto’.
Che cosa manca davvero: verde, luci, panchine, sicurezza
Le “opere complementari” non sono esattamente dettagli ornamentali. Parliamo – così riporta sempre il documento del Comune di Roma – di “completare alberature” (praticamente al momento assenti) e vegetazione, di ripulire e bonificare tratti rimasti abbandonati, di mettere arredi per sosta e ristoro, al momento assenti, di predisporre impianti e aggiungere illuminazione, che non c’era. E c’è anche un capitolo delicato: la messa in sicurezza e pulizia dei ritrovamenti archeologici, diventati parte integrante del parco. In altre parole: pezzi che incidono sulla fruibilità quotidiana, non sul rendering da conferenza stampa.
Il quadro completo: altri 480 mila in ballo (e la politica del “poi”)
Ecco il punto che fa male: mentre si avvia la progettazione da 34 mila euro, il bilancio capitolino prevede per le opere complementari un pacchetto molto più consistente, come anzidetto, altri circa 440 mila euro di spesa. Quindi il parco “da un milione” rischia di diventare, nei fatti, un parco da quasi un milione e mezzo tra prima realizzazione e ‘complementi’ post inaugurazione, tra l’altro interamente a carico del Comune di Roma e quindi dei romani. Non è un processo illegittimo: gli imprevisti esistono. Ma politicamente è un’altra storia: quanto vale un’inaugurazione a mezzo stampa se, a sei mesi, si torna a chiedere altri soldi (stavolta non del Giubileo, ma del Comune di Roma) per rendere davvero fruibile un nuovo parco?