Roma, ok-rapido al Bilancio di Gualtieri: l’opposizione presenta gli emendamenti, ma non si presenta in aula per votarli

Il Consiglio comunale di Roma ha approvato il Bilancio proposto dalla maggioranza guidata dal sindaco Roberto Gualtieri in un clima politico anomalo, se non sospetto. La maggioranza ha incassato il via libera senza veri scontri, né votazioni sugli emendamenti, grazie all’assenza dell’opposizione al momento decisivo.
Alle 10:00, ora d’inizio della seduta in Aula Giulio Cesare, i banchi delle forze di minoranza risultavano sostanzialmente vuoti. Un’assenza che ha consentito alla maggioranza di archiviare rapidamente la ‘pratica‘: nessun emendamento discusso, nessuna proposta approvata, nessuna voce contraria si è alzata forte e sicura in aula.

Un’opposizione formale ma non sostanziale
Il dato politico più rilevante non è solo l’approvazione del Bilancio, ma la modalità con cui si è arrivati a questo risultato. L’opposizione – Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega – aveva presentato una lunga lista di emendamenti, che avrebbero potuto modificare il testo o rallentare l’approvazione del provvedimento.
Ma, non essendo presenti in aula al momento della discussione – secondo quanto ci viene riferito – tutti i loro emendamenti sono decaduti automaticamente. A conti fatti, si è trattato di un’opposizione solo sulla carta. Emendamenti presentati, sì, ma non difesi. Nessun voto. Nessun intervento. Nessuna battaglia politica reale. Tra chi è già in vacanza e chi semplicemente in (presunto) ritardo.
Ci sarebbe stato solo un blitz politico successivo, al primo voto, ma secondo i più concordato che non ha comunque prodotto risultati.
Del resto, il Bilancio è passato alla velocità della luce, senza alcun ritardo significativo.
Un’intesa tacita che sa di accordo sotterraneo
Secondo una fonte politica qualificata – che preferisce rimanere anonima – l’intera operazione sarebbe frutto di un accordo non scritto tra la maggioranza di centrosinistra e l’opposizione di centrodestra. Una sorta di patto d’aula che avrebbe garantito alla Giunta Gualtieri di evitare un vero confronto pubblico sugli emendamenti, e alle opposizioni di sfilarsi elegantemente, simulando una contrarietà che però non si è mai tradotta in atti concreti. Un gioco delle parti, insomma, con ruoli definiti, ma sceneggiatura condivisa.
La resurrezione delle vecchie pratiche del pentapartito
Il metodo utilizzato – fatto di assenze strategiche e accordi informali – ricorda da vicino le dinamiche della Prima Repubblica, quando le decisioni politiche più importanti si prendevano fuori dall’aula, lontano dagli occhi dei cittadini.
In tempi recenti, queste pratiche erano state duramente contestate, anche da chi oggi siede tra i banchi della maggioranza. Basti pensare a quanto accadeva durante le amministrazioni Marino e Raggi: ogni scorciatoia procedurale veniva bollata come un’offesa alla democrazia. Oggi, invece, la stessa macchina amministrativa torna a muoversi in modalità silenziosa, bypassando la dialettica politica aperta e pubblica.
Il bilancio passa, ma il dibattito democratico resta al palo
Il risultato finale è che il bilancio 2025 del Comune di Roma è stato approvato senza vere contropartite, senza modifiche rilevanti e senza un confronto trasparente. Il documento economico più importante dell’anno – quello che stabilisce le priorità su servizi pubblici, investimenti, welfare e urbanistica – è passato con una rapidità quasi tecnica, più vicina alla ratifica di un documento già chiuso che a una discussione politica viva e partecipata.
Il Campidoglio ha fatto sapere che sono stati “esaminati” anche gli emendamenti dell’opposizione. Ma la verità è che non c’è stato nemmeno bisogno di votarli. Tutto si è consumato senza un solo colpo di scena.