Roma, ottengono 5 milioni di fondi pubblici e li dirottano all’estero: 2 arresti

Una maxi-operazione della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di due persone accusate di aver sottratto oltre cinque milioni di euro di fondi pubblici. Denaro che, secondo le indagini, sarebbe stato dirottato all’estero attraverso un intricato sistema di società e conti bancari. L’inchiesta, diretta dalla Procura Europea – Ufficio di Roma, squarcia il velo su un sofisticato meccanismo di appropriazione indebita e autoriciclaggio. Sistema che avrebbe messo in ginocchio le regole di trasparenza e correttezza alla base del sistema economico.
Dalle prime tracce a Roma al maxi-sequestro
L’indagine è partita da un finanziamento apparentemente minore: appena 150.000 euro. Ma da quell’episodio sono emerse anomalie tali da far scattare approfondimenti serrati da parte della Guardia di Finanza. Fino a portare alla scoperta di una rete di operazioni molto più estese. In pochi mesi, i sospettati avrebbero ottenuto, tra il 2022 e il 2023, oltre cinque milioni di euro in finanziamenti pubblici. Grazie a documentazioni artefatte e dichiarazioni false sulle reali condizioni delle società. Contestualmente, è stato disposto il sequestro preventivo di beni per un valore pari all’ammontare delle somme illecitamente percepite.

Il ruolo delle società schermo
Per mettere a segno il colpo, i due arrestati avrebbero utilizzato società di comodo, create o gestite da prestanomi, parenti e conoscenti. Un labirinto societario che, all’apparenza, presentava le caratteristiche di normali imprese operative. Ma che in realtà aveva l’unico scopo di ottenere fondi garantiti dallo Stato e di farli sparire oltreconfine.
Le indagini hanno infatti svelato l’esistenza di rapporti bancari opachi, collegati a più entità giuridiche in Italia e all’estero. In cui il denaro transitava rapidamente per poi disperdersi attraverso movimenti frazionati e difficilmente rintracciabili.
I fondi verso il Nord Europa
Grazie alla collaborazione tra la Procura Europea di Roma e gli uffici giudiziari di Belgio, Estonia e Lituania, gli investigatori hanno seguito la traccia dei flussi finanziari. È così emerso che una parte consistente delle somme sarebbe transitata su un conto corrente in Belgio intestato a una società di diritto estone.
Quel conto, definito dagli inquirenti un “conto di transito”, aveva il solo scopo di convogliare denaro e ridistribuirlo verso altri rapporti bancari intestati a cittadini italiani o comunque residenti in Italia. Un meccanismo astuto, costruito per celare la provenienza illecita dei capitali e ostacolare qualsiasi tentativo di bloccarne la dispersione.
Arresti e perquisizioni a tappeto
Le manette sono scattate a Bologna e in provincia di Rimini, dove i due principali indagati sono stati fermati dai militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria con il supporto delle fiamme gialle locali. Parallelamente, sono state effettuate numerose perquisizioni a Cremona, Lecce, Milano e Roma, tutte finalizzate a rintracciare beni riconducibili agli indagati e potenzialmente sequestrabili. L’operazione, coordinata in tempo reale con diversi reparti della Guardia di Finanza, rappresenta un colpo assestato con fermezza a un sistema criminale che tentava di sottrarre risorse vitali allo Stato e alla collettività.
Un modello investigativo europeo
L’indagine conferma quanto la cooperazione giudiziaria internazionale sia oggi essenziale per contrastare fenomeni di riciclaggio e frodi transnazionali. La rapida condivisione delle informazioni bancarie tra i diversi uffici della Procura Europea si è rivelata uno strumento decisivo. Un modello che consente di seguire i flussi finanziari in tempo reale, smascherare schemi criminali complessi e proteggere l’economia legale dagli attacchi di chi tenta di arricchirsi a spese della comunità.
Le conseguenze per l’economia
Operazioni come questa mostrano i rischi devastanti delle truffe ai danni dello Stato. Ogni euro sottratto alle casse pubbliche non rappresenta solo un danno finanziario immediato, ma mina la concorrenza leale tra imprese e penalizza i cittadini onesti. Fondi che avrebbero potuto sostenere lo sviluppo economico e la ripresa vengono così risucchiati da circuiti illeciti, alterando il mercato e generando squilibri difficili da sanare.
La fase giudiziaria
Va sottolineato che il procedimento penale è ancora in corso e le responsabilità degli indagati saranno accertate soltanto con una sentenza definitiva. Tuttavia, il quadro delineato dagli inquirenti evidenzia come le frodi sui finanziamenti pubblici rappresentino una delle piaghe più insidiose per la stabilità economica e sociale del Paese. Il messaggio che arriva da questa indagine è chiaro: la vigilanza resta alta e nessun illecito potrà passare inosservato.