Roma, parcheggio metro Laurentina, una abbonata: “Sospettati di ‘raggiro’ e trattenuti, ma noi volevamo solo riprendere l’auto guasta”

Roma, l'ingresso all'area di sosta Atac metro Laurentina, foto Google Maps

Roma, un’ordinaria mattina di recupero dell’auto si è trasformata in un’esperienza surreale nel parcheggio di scambio della metro Laurentina. Protagonista, una utente che giovedì scorso, a causa di un guasto meccanico, era stata costretta a lasciare la propria vettura all’interno della struttura automatizzata. Sabato mattina, accompagnata dal padre, si è recata a riprenderla portando con sé un’altra auto per farla ripartire. Fin qui, nulla di straordinario.

La sorpresa è arrivata all’uscita: la sbarra è rimasta chiusa, tra dubbi sollevati dagli addetti e sospetti di irregolarità o, meglio, di presunto ‘raggiro’ ai danni di Atac, nonostante la corretta regolarizzazione della sosta. Un fatto che, al di là dell’episodio singolo, ha aperto una domanda scomoda: fino a che punto un utente può considerarsi tutelato in un sistema automatizzato che dovrebbe facilitare, e non complicare?

La dinamica: un abbonamento che è diventato “sospetto”

La donna è titolare di un abbonamento mensile che dà diritto all’esenzione dal pagamento nei parcheggi di scambio, conforme al regolamento Atac. Tuttavia, al momento dell’accesso per recuperare l’auto guasta, ha deciso di ritirare anche una tessera d’ingresso per permettere l’accesso all’auto di soccorso. Una scelta corretta, trasparente e onesta. Al momento dell’uscita, il padre ha utilizzato l’abbonamento per la vettura rimessa in moto, mentre lei è uscita con la seconda auto, pagando regolarmente alla cassa automatica. I due sono stati trattenuti all’interno del parcheggio, senza spiegazioni chiare, ma con una velata accusa di “tessera ballerina”.

Tutto avrebbe dovuto filare liscio. Invece, la sbarra è rimasta chiusa, tra i dubbi del delegato alla sicurezza del parcheggio. Dall’interfono, difatti, il delegato ha affermato che “le regole stanno per cambiare” e che la situazione andava “verificata”. Una sorta di sospensione, in cui gli utenti si sono ritrovati trattenuti senza spiegazioni chiare. Una sosta extra non dovuta, ma soprattutto una sensazione di essere stati messi in discussione, come se la buona fede fosse da dimostrare. L’operatore Atac ha proprio chiesto alla donna se avesse passato per due volte la tessera di abbonamento, “perché tanti lo fanno“.

Cosa prevede il regolamento Atac

Eppure, il regolamento dei parcheggi automatizzati è chiaro: gli abbonati Metrebus in possesso del contrassegno possono accedere senza pagare. Chi utilizza un ticket aggiuntivo deve semplicemente saldare al momento dell’uscita. Nessun vincolo vieta che un secondo veicolo entri per soccorrere il primo, né si parla di trattenute in caso di “verifica”.

Pubblica utilità: servono chiarezza e rispetto

L’episodio ha evidenziato una fragilità del servizio: regole poco comunicate, personale incerto, utenti trattati più da potenziali trasgressori che da cittadini corretti. Se i regolamenti cambiano, vanno spiegati. Se il sistema automatizzato deve controllare, deve farlo senza intimidire. Nel trasporto pubblico, la relazione non è solo tecnica. È civile. E merita rispetto.