Roma, parco e casale di Tor Fiscale tornano in vita, ma con affitto a -80% e una ‘Mission impossible’: ecco quale
Un tempo c’erano i ‘No logo‘, ora ci sono i ‘No lucro‘. Roma, dopo otto mesi di attesa e tensione politica alle stelle, il parco e il Casale di Tor Fiscale riaprono ufficialmente le loro porte al pubblico. Il Campidoglio difatti ha assegnato quest’oggi 5 settembre e con urgenza il bando all’associazione A.P. di Roma, che ha battuto un’altra e sola associazione concorrente di Ardea. Parliamo di un complesso di valore storico e paesaggistico unico nella periferia romana, destinato ora a ospitare attività di interesse generale, ma senza “Scopo di lucro“.
La notizia arriva con la conclusione del bando pubblico emanato dal Municipio VII. Il bando promette la rinascita del luogo nel rispetto della comunità e del tessuto sociale del territorio, ma escludendo la precedente associazione assegnataria della struttura e, inoltre, con l’obbligo di non generare ‘lucro’, questo si legge nelle carte municipali-capitoline.
L’obiettivo del Municipio VII non sarebbe, difatti, quello di trasformare il Casale in una fonte di guadagno – ossia ‘Lucro‘ – per i gestori, ma solo quello di garantire un presidio culturale, sociale e ambientale. In nome e per conto della comunità.
Affitto scontato e missione “impossibile”
Il bando assegnato (con urgenza) dal Municipio VII prevede difatti condizioni economiche ‘estreme‘: l’affitto della struttura sarà scontato dell’80%, per i gestori. Un meccanismo pensato per rendere sostenibile l’attività dell’associazioni vincitrice, ma senza creare margini, per l’appunto, di lucro.
Anzi, il lucro sarà letteralmente e giuridicamente vietato. Una sfida senza precedenti per chi gestirà il Casale: le entrate dovranno coprire i costi di gestione e manutenzione, garantendo però un’offerta aperta e gratuita alla comunità. Ma senza generare guadagno alcuno.
Questo modello ricorda iniziative simili già sperimentate nella Capitale, come le librerie dei sottopassi, dove la riduzione del canone ha permesso a spazi culturali di sopravvivere, almeno per il momento, ma con estrema difficoltà e dopo svariati fallimenti.
Ora la domanda è solo se l’associazione A. P. riuscirà a trasformare questa “Mission impossibile” in un esempio virtuoso di sostenibilità sociale e culturale o solo in un (ennesimo) fallimento?
La politica e il dibattito sul bando
Il percorso verso la riapertura non è stato privo di tensioni politiche, come accennato in apertura. Circa otto mesi fa, il mondo del centro-sinistra aveva lanciato numerosi appelli e raccolte firme con 3mila adesioni contro il bando municipale, esprimendo dubbi sulla possibilità che un ente associativo privato potesse garantire la piena apertura del parco e la cura del Casale.
Oggi, con la pubblicazione dell’avviso ufficiale del 5 settembre e la nomina di A. P., il dibattito politico rimane sullo sfondo, mentre prevale la necessità di concentrare l’attenzione sul funzionamento concreto del progetto. La determinazione dirigenziale conferma l’intenzione del Municipio VII di tutelare il patrimonio storico e naturalistico, inserendolo in un circuito di attività sociali, educative e culturali.
La struttura e le attività previste
Il compendio comprende l’edificio principale, denominato Casale, le pertinenze tra cui la stalla e le casette in legno, gli spazi di informazione turistica (infopoint) e l’area verde circostante. La destinazione d’uso è ampia: eventi culturali, laboratori per bambini e ragazzi, attività di educazione ambientale, iniziative artistiche e momenti di socialità per residenti e turisti.
La sfida sarà far convivere l’apertura pubblica con la gestione autonoma e sostenibile, senza affidarsi a proventi commerciali. Un equilibrio delicato, che richiederà competenze organizzative e un forte legame con la comunità locale, elemento fondamentale per garantire la sopravvivenza del progetto nel tempo.