Roma, parco per il Giubileo inaugurato 7 mesi fa, già serve un milione di mutuo: il caso dell’Acqua Acetosa, dopo Ponte Milvio


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Ieri è stata la volta del parco d’affaccio sul Tevere di Ponte Milvio, un’area verde che si presumeva finita e ultimata, pagata coi fondi giubilari, ma che giù necessita di 480mila euro di fondi pubblici extra capitolini per la sua fruibilità piena e completa: oggi un nuovo e secondo caso (sempre a spese dei romani) per il parco d’affaccio sul Tevere, ma all’Acqua Acetosa. La Giunta Gualtieri ha detto ‘Sì’ a un milione di euro di mutuo extra per realizzare le “opere complementari” al Parco d’affaccio di Prati all’Acqua Acetosa.

Ma sono due le notizie più importanti, almeno dal punto di vista politico. La prima è che il parco è stato inaugurato il 10 maggio scorso, ma evidentemente non era “finito” e ultimato sette mesi fa, tanto è vero che ora si chiede ai romani di pagare un altro giro di rate. 800mila euro da coprire con mutuo, quindi con un debito che verrà estinto a rate, nei prossimi trent’anni. Gli altri 200mila sono già agganciati a incarichi esterni e progettazioni, ma non è chiaro se attraverso un mutuo o con il bilancio ‘ordinario’ di Roma Capitale. In ogni caso, un milione extra di spesa per un parco che si presumeva già completato e al servizio dei cittadini.

Sette mesi dopo l’inaugurazione: oggi è 10 dicembre, il nastro era il 10 maggio

In ogni caso, il dato che brucia è temporale, prima ancora che economico: il parco è stato inaugurato il 10 maggio e oggi è 10 dicembre. Sette mesi. Dopo il trionfalismo del taglio del nastro, con tanto di foto e interviste, si torna con la mano tesa (inseriamo il voto di Giunta in formato scaricabile alla fine di questo articolo): servono nuovi lavori, nuove forniture, nuovi collegamenti. E la domanda pubblica è inevitabile: l’inaugurazione era una consegna reale o un’apertura “a metà”, buona per il calendario del Giubileo, per la narrazione del Tevere che rinasce, dell’amministrazione Gualtieri ‘buona e brava’?

Il sindaco in prima fila (in foto), ma assente quando si vota in Giunta

Qui la politica diventa carne viva. Il sindaco Roberto Gualtieri era protagonista dell’inaugurazione: prima fila, sorrisi, interviste. Ma nella seduta di Giunta che ora approva l’atto per il nuovo mutuo e il progetto per l’ultimazione del parco, non risulta presente al voto. Non basta: era assente anche la vicesindaca Silvia Scozzese, che è anche la delegata al Bilancio di Roma. Risultato: l’immagine pubblica è “del sindaco”. Ma la scelta di indebitarsi e spingere il “secondo tempo” del parco passa senza di lui e senza chi dovrebbe vigilare politicamente sui conti.

Cosa manca ancora: arredi, cavea, area eventi…

Non stiamo parlando di un ritocco marginale. Il pacchetto “complementare” include arredi, attrezzature per la sosta e il ristoro, strutture ludiche e sportive. Ma soprattutto prevede elementi che cambiano l’uso politico del luogo. Una cavea verde (con completamenti su aree prima degradate) e un’area eventi per spettacoli e cinema all’aperto. È la trasformazione del parco da spazio naturalistico a spazio “programmabile”. Bello sulla carta. Ma significa gestione, responsabilità, manutenzione e costi nel tempo. E ogni euro speso oggi porta con sé una spesa domani.

La ciclabile promessa: connessioni, sottopassi e “rete” (se non resta una brochure)

Dentro il milione c’è anche la partita più visibile: collegare l’area al sistema di mobilità lenta della città. Connessione al Lungotevere, sicurezza e continuità verso Villa Ada–Monte Antenne, completamenti lungo l’argine fino alla confluenza con l’Aniene. La promessa è quella della “rete”: non un parco isolato, ma un pezzo del corridoio verde del Tevere. Il punto però è uno solo: tempi e concretezza. Perché le ciclabili spezzate e i collegamenti incompiuti sono la versione urbana delle promesse elettorali: si vedono, ma non portano da nessuna parte.

Il vero nodo: chi risponde del “secondo tempo” e del debito

A maggio si parlava di rinascita, bonifica, cura collettiva, gestione condivisa. Di un parco finito e ultimato. A dicembre arriva il conto: un nuovo mutuo, lavori e nuove opere per far funzionare davvero ciò che era stato inaugurato. In una città che fatica a chiudere cantieri e a garantire manutenzione, la domanda non è solo “quanto costa”, ma “chi risponde”? Perché qui il rischio è quello di sempre: inaugurare per incassare consenso e rimandare la parte scomoda — gestione, sicurezza, continuità — a un atto tecnico e a un debito votato in una stanza dove, proprio quel giorno, i volti più esposti politicamente non c’erano.