Roma, parte il recupero di Testaccio, il Campidoglio concede il Pubblico Interesse: ma chi paga i 60 milioni?

Roma, parte il recupero del quartiere Testaccio, la Giunta Gualtieri (non al completo) concede il pubblico interesse al progetto: ma chi paga i 60 milioni di euro necessari a realizzare l’intervento di riqualificazione urbanistica? A Roma i progetti ambiziosi non mancano mai, specie quando si avvicinano le elezioni elettorali amministrative. A mancare, però, sono quasi sempre i soldi, come dimostrano i tanti debiti bancari contratti di recente con l’accensione di numerosi mutui bancari necessari ad avviare i progetti più svariati: riqualificazione del verde pubblico, realizzazione di nuovi asili, centri sportivi e parchi. L’ultimo in ordine di tempo è il progetto(ne) del masterplan di riqualificazione del quartiere Testaccio, decisamente ambizioso e costoso, approvato dalla Giunta capitolina lo scorso 15 maggio.
Un piano da vetrina, infarcito di parole come “sostenibilità”, “pedonalizzazione” e “verde urbano”, ma con una sola, gigantesca incognita: chi pagherà i 60 milioni di euro previsti per realizzarlo? Al momento, di preciso, i documenti non lo riportano. Del resto, si tratta di un progetto ancora in fare preliminare.

Il sindaco Gualtieri, grande assente alla votazione, esattamente come l’assessore a Turismo, Sport e Grandi Eventi, Alessandro Onorato, ha concesso in ogni caso, con il voto della sua Giunta, il riconoscimento di “pubblico interesse” all’intervento. Ma l’interesse pubblico non basta a coprire un eventuale e grande ‘buco finanziario’, soprattutto per una città ancora commissariata per i debiti per i prossimi tre anni, da qui a tutto il 2027.
Dodici interventi, zero certezze: a Roma parte il recupero di Testaccio
Il piano, firmato dal Comune insieme alle università “La Sapienza” e “Roma Tre”, prevede la trasformazione di dodici aree chiave di Testaccio. Dal recupero del Monte dei Cocci alla riconnessione tra piazza dell’Emporio e il Tevere, fino alla ciclopedonale di via Galvani e alla rinaturalizzazione degli “Arcieri del Tevere”. Tutto bello. Tutto green. Tutto in perfetto stile ‘sostenibile’. Ma tra l’enfasi sulle “isole pedonali” e le “città delle Arti” nei vecchi spazi del Mattatoio, nessuno ha detto chiaramente da dove arriveranno i fondi. Per ora, si parte con i 107 mila euro solo per la fase di progettazione preliminare. A cui la Giunta ha detto sì, come risulta dalla carte. Poi si vedrà.
Roma, Campo Testaccio si trasforma in un boulevard
La visione è ambiziosa, come sempre. Via Nicola Zabaglia dovrebbe diventare un boulevard in stile parigino, via Galvani una pista ciclopedonale. Monte Testaccio un parco, e Campo Testaccio tornerà a vivere come polo sportivo-naturalistico.
Intorno alla Piramide Cestia, invece, nascerà un nuovo snodo verde, con parco pubblico e percorsi pedonali. Tutto sulla carta è armonico, riqualificante, partecipativo. Ma la realtà è un’altra: si tratta di un piano reale e realistico, senza un euro disponibile nei bilanci comunali già ‘soffocati’ dai vincoli del piano di rientro e dai tanti debiti contratti anche di recente?
Commissariati e senza fondi
Roma è ancora sottoposta al regime di controllo economico straordinario a causa di una montagna di debiti che grava sulle casse cittadine da decenni. Per almeno altri tre anni, ogni spesa straordinaria sarà sottoposta al vaglio del commissario e del Tesoro. In questo contesto, un piano da 60 milioni (destinati a crescere) sembrerebbe più un azzardo che una strategia. La delibera approvata dalla Giunta – con l’assenza eloquente del sindaco e dell’assessore al Turismo e Grandi Eventi – riconosce l’interesse generale dell’intervento. Ma sul piano operativo, tutto è affidato a una speranza: che i soldi, prima o poi, saltino fuori?
Il dubbio eterno: chi paga?
Nessun dettaglio su fondi europei, statali o privati. Nessuna conferma su un’eventuale partnership pubblico-privata. Solo l’enfasi su una “visione condivisa” e su un “modello di città inclusiva e sostenibile”. Ma Roma non vive di slogan. Servono fondi veri, immediati, tracciabili. E invece si continua a progettare come se le casse comunali fossero floride. Si continua a vendere il futuro ai cittadini, promettendo rigenerazioni urbane senza copertura. Come accaduto di recente per Tor Vergata. Un sogno poi sfumato, insieme all’Expo 2030. Testaccio, per ora, resta una cartolina disegnata bene, ma forse irrealizzabile. Un sogno da 60 milioni. Che rischia di diventare l’ennesimo libro dei sogni mai aperto.
