Roma perde hotel, esplodono B&B e affitti brevi: la Capitale sta diventando una “città in affitto”?
In cinque anni nel Lazio gli alberghi “classici” (hotel e simili) sono crollati del 13,3%, molto più della media nazionale (-5,2%, pari a -1.604 imprese). Nello stesso periodo, però, il mercato non si è “spento”: si è spostato. Gli alloggi per vacanze e soggiorni di breve durata sono cresciuti in Italia fino a un totale di 44.801 unità, e Roma segna +33,8%. Tradotto: meno reception tradizionali, più chiavi che passano di mano tramite piattaforme digitali.
Chi sta pagando il conto: sparisce il medio, vince chi scala
Il punto politico è semplice: chi perde e chi vince in questo cambio di pelle. A soffrire sono soprattutto gli hotel familiari e di fascia media, stretti tra costi, concorrenza “a notte” degli affitti brevi e una domanda sempre più mordi-e-fuggi. E mentre il turismo cresce, l’offerta si polarizza: da una parte l’extralberghiero “diffuso”, dall’altra i grandi marchi. Il risultato è una città che si ricompone in due estremi: la stanza “smart” prenotata con un click e l’hotel premium pensato per un pubblico internazionale.
La città che si affitta: quando il turismo pesa sulla vita quotidiana
Il boom dei soggiorni brevi non è solo economia: è urbanistica sociale. Più appartamenti destinati ai turisti significa meno case per studenti, lavoratori, famiglie. E nei quartieri centrali l’effetto si vede: affitti più alti, turn-over continuo, condòmini in tensione, negozi che cambiano target. La domanda da porsi non è se il turismo sia “buono” o “cattivo”, ma chi beneficia davvero di questa crescita e chi resta schiacciato: chi vive stabilmente in città o chi la usa per pochi giorni.
Regole e controlli: Roma prova a rimettere ordine
Negli ultimi mesi il tema è entrato con forza nell’agenda politica: più regole, più tracciabilità, più controlli. La direzione è quella di rendere il settore meno opaco: identificazione chiara degli alloggi, requisiti minimi, incrocio dei dati e strumenti per distinguere chi lavora in regola da chi “galleggia” ai margini. È una partita delicata: da un lato l’economia turistica, dall’altro il diritto alla casa e la vivibilità dei quartieri. E come sempre, la differenza la faranno applicazione e verifiche, non solo gli annunci.
Il paradosso del lusso: 400 milioni non salvano il 3 stelle sotto casa
Mentre il “medio” arretra, il lusso avanza e fa notizia. Roma attira investimenti pesanti e nuove aperture di marchi internazionali: strutture a 5 stelle, ristorazione di fascia alta, spa, camere di design. Si parla di 14 nuovi alberghi e circa 1.500 camere, con investimenti nell’ordine di oltre 400 milioni. Ma questa vetrina non sostituisce la rete capillare degli hotel accessibili: è un altro mercato, con altri clienti e altri effetti sulla città. Il rischio è che resti una Roma “cartolina”, mentre la Roma reale perde servizi e lavoro diffuso.
Italia a due velocità: Ortisei regge, Roma si trasforma
C’è un’Italia dove l’albergo resta parte dell’esperienza, soprattutto nelle località legate al turismo stagionale e alle tradizioni. L’immagine di Ortisei, tra presepi, mercatini e strutture che riaprono per l’inverno, racconta un modello ancora stabile. Roma invece è nel mezzo di una trasformazione più dura: non solo dove dormono i turisti, ma che tipo di città diventa la Capitale. La domanda finale è politica e concreta: Roma vuole essere una città che accoglie o una città che si affitta? E, soprattutto, chi potrà ancora permettersi di viverci davvero.