Roma, picchiato solo perché gay: c’è l’identikit degli aggressori di Alessandro Ansaldo
Roma, cuore della movida tra Campo de’ Fiori e Corso Vittorio Emanuele. È qui che, nella notte tra sabato e domenica, il 25enne Alessandro Ansaldo è stato circondato e pestato brutalmente da un branco di ragazzi tra i 18 e i 22 anni. Un’aggressione omofoba, accompagnata da insulti e derisioni. Il giovane ha riportato venti giorni di prognosi: naso rotto, costole contuse e un trauma al volto. “Mi sono ritrovato colpito alle spalle, senza nemmeno avere il tempo di reagire”, racconta.
Le indagini dei carabinieri di Roma Prati sull’aggressione di Alessandro
I militari della compagnia di Prati – così riporta il Messaggero di Roma – hanno già acquisito diverse ore di filmati dalle telecamere disseminate lungo la zona. Alcuni frame sono stati mostrati ad Alessandro, ma le immagini non ritraggono i veri responsabili. L’attenzione si concentra ora sulla mappatura degli impianti fino a Campo de’ Fiori, da dove il branco sarebbe arrivato prima di colpire. L’obiettivo è chiaro: dare un nome e un volto agli aggressori.
L’identikit dei due più violenti di Roma: attacco contro il gay
Un primo identikit comincia a delinearsi. Il più violento, quello che avrebbe spezzato il ventaglio di Alessandro e lo avrebbe colpito con una raffica di pugni, è descritto come alto circa un metro e 65, corporatura media, capelli castani e barbetta. Indossava calzoncini al ginocchio e sneaker. L’altro, che lo ha colpito alle spalle facendolo cadere, sarebbe più alto – almeno un metro e 70 – di corporatura esile, con capelli biondo scuro “alla Justin Bieber dei primi anni”, racconta la vittima. “Se li rivedessi, li riconoscerei subito”.
Testimoni chiave ancora silenziosi
Ci sono tre persone che potrebbero rivelarsi decisive: un uomo dalla carnagione olivastra e due donne che si fermarono a soccorrere il ragazzo subito dopo il pestaggio. L’uomo avrebbe addirittura ripreso parte della scena con il telefonino, venendo però minacciato dal capo del branco: “Se lo pubblichi ti veniamo ad ammazzare”. Finora, nessuno dei tre ha ancora contattato le forze dell’ordine. L’appello dei carabinieri è chiaro: chiunque abbia visto o sappia qualcosa deve farsi avanti.
Una città che chiede giustizia
“Alessandro è stato un nostro attivista nel 2021, prima di trasferirsi a Londra per proseguire gli studi – ricorda Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay Lgbt+. – Chiediamo ai testimoni di collaborare, è necessario fermare questi episodi di odio”. Anche il Gay Center segnala come, nelle ultime settimane, altri episodi simili abbiano scosso il centro della capitale: insulti omofobi a una coppia da parte di ragazzini in monopattino, un altro giovane aggredito in zona Prati.
L’allarme delle istituzioni
“È folle pensare che camminare per strada tornando a casa possa essere rischioso – sottolinea Marilena Grassadonia, coordinatrice delle Politiche per i diritti Lgbt di Roma Capitale. – Quello che è accaduto ad Alessandro è l’ennesima aggressione omofoba. Serve una legge contro l’omolesbobitransfobia e soprattutto serve un lavoro culturale nelle scuole, profondo e costante”. La politica, ancora una volta, viene chiamata a dare risposte.
La lunga scia di odio
Non si tratta di un caso isolato. Negli ultimi mesi, diversi episodi di intolleranza e violenza a sfondo omofobo sono stati registrati a Roma e denunciati alle associazioni. Una spirale che, secondo gli attivisti, è il segnale di una cultura dell’odio che non accenna a fermarsi. “Non è solo un problema di ordine pubblico – spiegano – ma di civiltà e di diritti”.
Chi c’era e chi mancava
Al momento del pestaggio, Alessandro era da solo. Attorno a lui, una decina di aggressori, tutti giovanissimi. Poi i tre potenziali testimoni che non hanno ancora parlato. Assenti, invece, istituzioni e forze dell’ordine sul posto, arrivate solo dopo la segnalazione dei passanti. Presenti subito dopo i carabinieri di Prati, che hanno raccolto la denuncia e avviato le indagini. Presente anche il personale medico che ha soccorso Alessandro e lo ha portato al pronto soccorso, dove gli è stata diagnosticata la frattura al naso e le contusioni multiple.
La speranza di Alessandro
Nonostante le ferite e lo shock, Alessandro non smette di chiedere giustizia. “Se li rivedessi, li riconoscerei”, ripete. E la sua speranza è la stessa di chiunque abbia a cuore i diritti: che presto quegli aggressori abbiano un nome e che paghino per la violenza gratuita, vile e codarda messa in atto solo per orientamento sessuale.