Roma poco trasparente con gli ex dipendenti: batosta in Tribunale per Campidoglio e Municipio X

Roma poco trasparente con gli ex dipendenti pubblici: batosta in Tribunale per Campidoglio, Municipio X e Difensore Civico della Città Metropolitana di Roma. Il Tribunale Amministrativo del Lazio ha dato ragione a una ex dipendente del X Municipio che da oltre un anno chiedeva invano l’accesso completo al proprio fascicolo personale di lavoro detenuto dal Campidoglio.
Il Comune di Roma – per la precisione il Gabinetto del sindaco, Roberto Gualtieri; il Difensore Civico della Città Metropolitana di Roma, l’avvocato Alessandro Licheri – e infine il mini-sindaco del Municipio X, Mario Falconi – attraverso una gestione definita opaca e frammentaria, aveva negato o per meglio dire parzialmente evaso – secondo i giudici – le istanze presentate dalla lavoratrice, nonostante il chiaro diritto sancito dalla legge a visionare i propri atti amministrativi.

Roma non è trasparente coi suoi (ex) dipendenti: la Trasparenza’dimenticata’
Il verdetto, emesso quest’oggi 19 maggio, rappresenta una sonora lezione per l’Amministrazione centrale e, in particolare, per il Municipio X, oltrechè per l’Organo di Controllo della Città Metropolitana, ossia il Difensore Civico, che esiste – almeno sulla carta – proprio per evitare il verificarsi di casi simili. Il Tar ha stabilito che l’ex dipendente ha diritto a ottenere copia completa degli atti ancora mancanti, purché esistenti e non già in suo possesso.
Accesso agli atti negato (quasi) per ‘sistema’: Roma poco trasparente
La vicenda parte nel maggio 2024, quando l’ex dipendente presenta richiesta formale per ottenere l’intero fascicolo che documenta la sua carriera all’interno della macchina amministrativa capitolina. Il fascicolo include atti di servizio, valutazioni, certificazioni mediche, relazioni sulla sicurezza e corrispondenza interna.
Tuttavia, Roma Capitale risponde solo in parte, oppone rimpalli tra uffici e fornisce alcuni documenti con notevole ritardo, tra l’altro solo dopo l’avvio del contenzioso giudiziario.
Il comportamento del Campidoglio avrebbe mostrato una scarsa trasparenza istituzionale, per i giudici del Tar Lazio. Le risposte frammentarie e le eccezioni procedurali addotte – come l’indeterminatezza della richiesta o l’assenza di alcuni atti – non hanno retto di fronte alla chiarezza della normativa vigente. Il diritto di accesso ai documenti amministrativi, previsto dalla legge 241/1990, è stato ignorato o eluso in modo sistematico.
Eppure, nel corso dell’ultima campagna elettorale 2021, l’attuale primo cittadino aveva promesso maggiore trasparenza. “Un nuovo Patto per il lavoro e lo sviluppo – si legge nel programma elettorale 2021 dell’attuale sindaco Gualtieri – promuoveremo allora una stagione nuova di concertazione territoriale tra l’amministrazione Capitolina, i sindacati, le imprese, le associazioni dell’economia cittadina, per includerle sistematicamente e con trasparenza nei processi necessari alla ripresa dell’economia e dell’occupazione“. Questa promessa non vale forse per i dipendenti pubblici?
Il Tar bacchetta Roma, Municipio X e Difensore Civico
Nell’odierna sentenza, il Tar ribadisce un principio ormai consolidato: ogni dipendente ha il diritto di accedere alla totalità dei documenti che lo riguardano, senza necessità di motivare l’interesse specifico. La trasparenza amministrativa è un caposaldo del buon funzionamento della cosa pubblica e Roma Capitale, in questo caso, ne ha disatteso i fondamenti.
Il Tribunale ha riconosciuto che l’Amministrazione ha consegnato una parte consistente dei documenti solo durante il procedimento. Ma ha ritenuto persistente l’interesse della ricorrente a ottenere l’accesso agli atti ancora mancanti. Non si tratta, infatti, di pretese generiche: la lavoratrice ha elencato puntualmente nella sua ultima memoria i documenti non ricevuti, che per legge dovrebbero trovarsi nel suo fascicolo personale.
Il ruolo (inutile?) del Difensore Civico
In questa vicenda emerge anche l’inefficacia dell’intervento del Difensore Civico della Città Metropolitana di Roma Capitale, avvocato Alessandro Licheri, coinvolto dalla ricorrente nel tentativo di sbloccare la situazione senza passare dalle aule del Tar. Licheri, pur formalmente interpellato dalla ex dipendente, non ha offerto alcuna soluzione concreta, limitandosi a trasmettere comunicazioni interlocutorie che sarebbero state prive però di effetto pratico. Questo è quanto emerge dalla sentenza stessa.
La sua azione – più formale che sostanziale – si sarebbe quindi rilevata pressoché ‘irrilevante‘. L’intervento dell’ufficio, che dovrebbe garantire i diritti dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione, si è risolto in un sostanziale nulla di fatto, lasciando la ricorrente costretta a rivolgersi al giudice amministrativo per ottenere ciò che le spettava di diritto.
Il Municipio X finisce nel mirino
Nella vicenda spicca anche il ruolo del Municipio X, una delle strutture presso cui la lavoratrice ha prestato servizio. Alcuni degli atti richiesti risultano detenuti proprio da quell’ente territoriale, ma non sono mai stati forniti. La giustificazione dell’Amministrazione – secondo cui la ricorrente avrebbe dovuto rivolgersi autonomamente alle singole strutture – è stata ritenuta inadeguata dal giudice amministrativo.
Il Tar chiarisce che l’ente ha l’obbligo di fornire quanto in suo possesso o di indicare chiaramente l’inaccessibilità dei documenti non più detenuti. Non può semplicemente demandare al cittadino il compito di ricostruire una catena amministrativa complessa e dispersiva.
Un monito chiaro
La decisione del Tribunale ha effetti concreti e simbolici. Da un lato, obbliga Roma Capitale a consegnare gli atti ancora non forniti, ma materialmente esistenti. Dall’altro, manda un messaggio chiaro a tutte le pubbliche amministrazioni: la trasparenza non è un optional.
Il Comune di Roma ha sbagliato, e a rimetterci è stata ancora una volta la fiducia dei cittadini – e degli ex dipendenti – nella correttezza della macchina pubblica.