Roma, Polizia Locale strappa i manifesti pro referendum: “Affissioni abusive”

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Roma, Polizia Locale strappa i manifesti pro referendum: “Affissioni abusive”. In pieno giorno, agenti della Polizia Locale del Comune di Roma sono stati ripresi mentre strappavano manifesti affissi per sostenere un referendum. Il fatto è avvenuto nella Capitale e ha scatenato reazioni immediate sui social, dopo che il portale online Welcome to Favelas ha pubblicato il video della scena.

L’intervento della Polizia è stato motivato dalla presunta “affissione abusiva“, ma il gesto ha sollevato interrogativi sulla libertà di espressione e sul diritto dei cittadini di promuovere consultazioni popolari attraverso gli strumenti della comunicazione urbana.

Le immagini che fanno discutere

Il video, condiviso il 31 maggio 2025, mostra due agenti in divisa intenti a rimuovere sistematicamente i manifesti posizionati lungo un muro. Non è la prima volta che manifestazioni di questo tipo vengono oscurate o rimosse dalle autorità, ma l’episodio ha assunto una risonanza particolare per il modo diretto e plateale con cui è avvenuto, sotto l’occhio della telecamera.

La scena documentata ha rapidamente fatto il giro del web, alimentando una serie di domande sul trattamento riservato a campagne che non passano per i canali ufficiali o che si muovono fuori dai radar istituzionali.

La questione delle “affissioni abusive”

Secondo quanto riportato dalla Polizia Locale, l’azione sarebbe stata motivata dal mancato rispetto della normativa sulle affissioni pubbliche. I manifesti, infatti, non sarebbero stati autorizzati dagli uffici preposti. Tuttavia, resta il fatto che i contenuti riguardavano un referendum, uno strumento costituzionalmente garantito e centrale nella partecipazione democratica.

In base alla normativa vigente, è possibile affiggere manifesti per promuovere quesiti referendari, purché si rispettino determinati criteri formali. Ma il punto critico sollevato dagli osservatori riguarda proprio la discrezionalità con cui tali criteri vengono applicati.

Libertà di informare sotto pressione

L’episodio solleva dubbi più ampi sullo spazio effettivo che viene concesso all’informazione autonoma e alla promozione popolare delle iniziative legislative. I manifesti, che chiedevano attenzione su una proposta referendaria di interesse pubblico, sono stati rimossi con un intervento tempestivo, quasi chirurgico. Nessuna rimozione invece per le tante altre affissioni abusive di natura commerciale, presenti in altre zone della città.

Il messaggio che trapela è chiaro: alcuni contenuti vengono considerati più “abusivi” di altri. E questo apre un fronte delicato nel rapporto tra cittadino, diritto alla comunicazione e gestione del decoro urbano.

Una censura di fatto?

Pur in assenza di una dichiarazione ufficiale che qualifichi l’azione come censura, il gesto della Polizia Locale ha assunto i contorni di un’operazione politica silenziosa. La rimozione mirata di manifesti che promuovono un referendum rischia infatti di essere letta come una limitazione indiretta alla partecipazione popolare.

La scelta di agire senza preavviso e in piena visibilità pubblica aggiunge un ulteriore strato di ambiguità. L’effetto è quello di scoraggiare iniziative simili, delegittimandole sul piano formale e mettendo a tacere il dibattito prima ancora che possa cominciare.

La democrazia in periferia

L’intervento della Polizia Locale avviene in un contesto urbano segnato da profonde disuguaglianze. Quartieri dove la partecipazione politica è spesso già marginalizzata, si trovano ora di fronte a un ulteriore ostacolo: la rimozione fisica delle loro voci dai muri della città.

Il video diffuso da Welcome to Favelas è diventato non solo una denuncia, ma anche il simbolo di una frattura crescente tra potere istituzionale e cittadinanza attiva. Il rischio è che Roma, capitale d’Italia e cuore simbolico della democrazia nazionale, finisca per diventare un laboratorio di controllo dell’informazione dal basso. Con buona pace della Costituzione.