Roma, posacenere CeStò, la rivoluzione al contrario: prima li tolgono, poi li rimettono
Roma prova a dire addio alle cicche di sigaretta per terra, e lo fa con una novità annunciata direttamente dal sindaco Roberto Gualtieri sui suoi canali social: l’installazione di nuovi posacenere nei 18.000 cestini CeStò presenti nella Capitale.
Il progetto, che punta a migliorare il decoro urbano e ridurre l’inquinamento, è stato accolto – almeno sulla carta – come un passo avanti per la città. Ma i commenti dei cittadini, online, raccontano un’altra storia: perplessità, dubbi pratici e tanta ironia.
Perché in fondo, la domanda è semplice: non era meglio lasciare i cestini che già il posacenere ce l’avevano?
Il dettaglio che manda in tilt i romani
L’operazione, raccontata con orgoglio dal sindaco come un gesto di civiltà e attenzione ambientale, ha innescato un boomerang comunicativo. I cittadini hanno la memoria lunga, e ricordano bene che i vecchi cestini avevano già un posacenere integrato.
I cittadini ricordano benissimo i vecchi cestini cilindrici, grigio scuro, con il tetto a cono: installati dai primi anni Duemila, erano spartani ma funzionali. Costruiti in acciaio zincato, con base in cemento o ghisa, erano robusti, stabili, difficili da ribaltare. Ma soprattutto, avevano già un posacenere integrato, un piccolo quadratino metallico incassato nella parte superiore.
La novità, quindi, non è tanto il posacenere CeStò, quanto il fatto che sia stato necessario reintrodurlo. Ma anche in questa versione aggiornata, qualcosa non convince. “Ma vanno direttamente nel cesto? E se la cicca non è spenta del tutto, non si rischia un incendio?”, scrive un utente.
Un altro risponde: “C’è un sistema per farle cadere quando il cestino è pieno… ma il rischio resta, perché ci sarà sempre qualcuno che lo usa male”.
Insomma, anche sul fronte sicurezza il progetto non convince del tutto. L’idea di far cadere mozziconi potenzialmente accesi in contenitori pieni di rifiuti lascia perplessi molti.
“Erano di ferro, ora sono di plastica”
Se il posacenere fa discutere, la scelta dei materiali scatena indignazione. “Ma lo sapete che questi nuovi secchi sono in plastica? Una volta erano di ferro!!”, scrive un altro utente.
Alla replica – “Ma ti rendi conto di quanto sarebbero costati 18.000 cestini di ferro?” – segue la riflessione amara: “Sarebbero stati eterni, riparabili e non si sarebbero ribaltati. Dalle immagini sembravano in ferro, che delusione quando ho letto i messaggi”.
La plastica, insomma, viene percepita non come una soluzione moderna, ma come un peggioramento in termini di durata, qualità e stabilità. L’ennesimo passo indietro spacciato per innovazione.
Togli il posacenere, metti il posacenere
Ed eccoci al punto. Siamo davanti a un tipico esempio di problema creato per poi essere risolto, con un giro inutile di soldi pubblici, comunicazione trionfale e soluzioni spacciate per innovazioni.
Come in un remake urbano di “Karate Kid”: metti il posacenere, togli il posacenere, rimetti il posacenere.
Risultato? Nessuna vera novità, ma un bell’esercizio di paradosso all’italiana, dove si interviene su ciò che funzionava e si ripresenta tutto come fosse una conquista.
