Roma, ragazzo seminudo e legato scappa dal campo rom: “Aiuto, mi vogliono uccidere”
Certe notti Roma sembra un film che non vorresti vedere. E alle quattro del mattino, in via Salviati, una pattuglia della Polizia Locale si è trovata davanti una scena che neanche nei racconti più crudi: un ragazzo, poco più che maggiorenne, scalzo, seminudo, con i polsi e le caviglie stretti da fascette. Camminava come può camminare chi sta tentando di salvarsi la vita.
Mistero a Roma, in fuga dal campo rom: “Sono in pericolo, aiutatemi”
Quando ha visto le auto della municipale, con a bordo gli agenti dei gruppi S.P.E. e IV Tiburtino, il giovane si è avvicinato disperato, chiedendo aiuto con la voce rotta dalla paura. Ha detto che lo tenevano prigioniero dentro il campo rom lì accanto. Ha raccontato di essere stato sequestrato e che alcuni abitanti del campo rom, gli stessi che lo tenevano prigioniero, volevano ucciderlo.
Il racconto del ragazzo era rafforzato dallo stato in cui si trovava. Legato con lacci e fascette autorestringenti, lividi sul viso e sul corpo, lo sguardo di chi non capisce come possa essere ancora vivo. Ma sul resto, sul perché fosse lì, su cosa gli sia successo prima di quella fuga disperata, nessuna risposta da parte degli abitanti del campo rom, dove l’omertà regna sovrana. Nessuno ha visto, nessuno sa, nessuno ricorda.
Ora la parola passa alla Direzione Sicurezza Urbana, che sta provando a mettere insieme i pezzi. Gli inquirenti stanno passando al setaccio ogni dettaglio e soprattutto le telecamere degli uffici della Questura di Roma, che potrebbero aver ripreso la fuga o chi lo ha trascinato dentro quel buio prima della notte.
Milani (Sulpl): “Basta contratti da impiegati in divisa”
Sul caso interviene il Sulpl, il Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale. Il segretario romano Marco Milani parla di un episodio “che sembra uscito da un film horror” e ricorda come, ancora una volta, a fronteggiare l’emergenza siano state le pattuglie della Polizia Locale, impegnate nel piantonamento dei campi nomadi.
Milani sottolinea come gli agenti si trovino a operare “tra spari, lanci di pietre e sequestri”, in condizioni che assomigliano sempre più a un vero servizio di ordine pubblico. E denuncia la “persistente disparità di trattamento” rispetto alle altre forze dell’ordine, nonostante la presenza ormai prevalente dei vigili nei territori metropolitani.
“Il Governo e il Sindaco – afferma – prendano atto dei nostri compiti mutati: dagli interventi su chiamata al 112 fino alle attività più complesse, come le indagini su sequestri e stupefacenti. Chiediamo il riconoscimento dello status di forza di Polizia ad ordinamento locale e ai sindaci delle grandi città, a partire da Roberto Gualtieri, una contrattazione che riconosca rischi e peculiarità del nostro lavoro, superando definitivamente l’idea che siamo ‘impiegati in divisa’”.