Roma, ricatto da 2 milioni a consulente high-tech: 4 arresti, in manette anche un ex NAR e un ex della Banda della Magliana (FOTO E VIDEO)

Carabinieri notte

“Dacci due milioni di euro”. Doveva essere un affare milionario, e invece si è trasformato in un ricatto. Quella che doveva essere una vendita da 9 milioni per un consulente high-tech è degenerata in minacce, pestaggi e una richiesta estorsiva di 2 milioni di euro. Dietro la richiesta due pregiudicati, uno dei quali ai domiciliari con braccialetto elettronico, che hanno sfruttato permessi e incontri pubblici per esercitare pressione e intimidirlo. Ma i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno messo fine al ricatto, arrestando i due per tentata estorsione.

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Dall’affare al ricatto

La vicenda inizia lo scorso anno, quando il consulente entra in contatto con uno dei due arrestati, un intermediario d’impresa che si presenta come figura affidabile, pronto a chiudere una vendita di materiale informatico dal valore di 9 milioni di euro. Un affare enorme, che però presto si trasforma in un incubo. La ditta acquirente si rivela insolvente e la società del consulente è costretta a valutare un’azione legale per recuperare il credito.

È a quel punto che l’intermediario cambia volto. Smessi i panni del professionista, comincia a fare pressioni, minacciando la vittima e spingendola, letteralmente, tra le braccia di un suo “amico”: un noto pregiudicato romano, figura storica del sottobosco criminale capitolino, che avrebbe dovuto “convincerlo” a lasciar perdere.

Convincere, in questo caso, significava intimidire. E infatti, da quel momento, il consulente inizia a subire minacce pesanti, aggressioni e la richiesta di una “tangente” assurda: 2 milioni di euro, una cifra che non aveva alcun senso se non quello di estorcere denaro a chi, ingenuamente, aveva creduto di fare un affare legittimo. Convincere, in questo caso, era in realtà intimidire. E infatti, da quel momento, il consulente inizia a subire minacce pesanti, aggressioni e la richiesta di una “tangente” assurda. 2 milioni di euro, una cifra che non aveva alcun senso se non quello di estorcere denaro a chi, ingenuamente, aveva creduto di fare un affare.

Le riunioni in clinica… tra boss

Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno avviato le indagini. E grazie a intercettazioni, i pedinamenti e gli incontri documentati sono riusciti a ricostruire quanto stava accadendo. Era il pregiudicato ai domiciliari che continuava gestire la situazione, incontrando complici durante i permessi concessi per motivi sanitari. La procura, a quel punto, ha disposto il fermo di indiziato di delitto per entrambi. E quando i militari hanno fatto scattare il blitz, i due si trovavano in una clinica romana in zona Aurelia per un “summit” tutt’altro che sanitario. C’erano anche un ex appartenente alla Banda della Magliana, Salvatore Nicitra, sottoposto a sorveglianza speciale, e un ex dei NAR, Riccardo Brugia, oggi in libertà vigilata.

Armi, denaro e opere d’arte: il blitz

Quando i Carabinieri hanno fatto irruzione nella clinica, non hanno trovato solo i pregiudicati. L’ex dei NAR era armato con un revolver dalla matricola abrasa, e per questo è stato arrestato in flagranza di reato. L’altro, ex Banda della Magliana, è finito in manette per violazione delle prescrizioni imposte dalla misura di prevenzione personale. Durante le perquisizioni domiciliari, gli investigatori hanno trovato 33mila euro in contantigioielli con diamantiun orologio da 250mila euro18 quadridue vasi monumentali in porcellana cineseun capitello e un busto in marmo. Un vero e proprio tesoro nascosto, su cui ora indagherà il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale per stabilire valore e provenienza. Tutti e 4 gli arresti sono stati convalidati.