Roma ‘riesuma’ il “Terzo Centro Commerciale Metropolitano” di Veltroni: pubblica utilità confermata

Roma, dopo 19 anni l’Assemblea Capitolina, guidata dal sindaco Roberto Gualtieri, riaccende i riflettori su un progetto urbanistico mastodontico, datato 2006, noto come il “terzo centro commerciale metropolitano”. Un’iniziativa progettuale nata sotto la giunta guidata dall’ex sindaco Valter Veltroni che ora l’amministrazione Gualtieri intende ‘riesumare’, dichiarando la permanenza dell’interesse pubblico ad esso sotteso. Nonostante, lo ribadiamo, i quasi due decenni trascorsi dall’avvio del progetto. L’obiettivo? Riqualificare un’ampia area tra il GRA, via della Pisana, via Aurelia e via di Malagrotta, attraverso la realizzazione di un progetto triplice: un polo edile, tra via Pescaccio e di Brava, interventi di tutela ambientale e l’acquisizione di aree di pregio-parchi. Ma andiamo per gradi.
Roma, Malagrotta e Tor Marancia: le radici del progetto
Il provvedimento del 2006, la cui validità e interesse pubblico sono stati ora riconfermati dall’Assemblea capitolina, nasceva dall’esigenza di affrontare diverse problematiche urbane e ambientali. Tra gli obiettivi principali, il recupero di un’area degradata dalla vicinanza della discarica di Malagrotta e dalla presenza di attività estrattive.

Si puntava, inoltre, all’acquisizione di circa 27,2 ettari del Parco di Tor Marancia, per completarne l’operazione di acquisizione, e a estinguere il “debito edificatorio” del Comune derivante dall’acquisizione del comprensorio “La Barbuta”.
Il cuore del piano prevedeva la creazione di un “Parco ecologico” di oltre 122 ettari, un corridoio verde pensato per collegare aree naturali protette come la Tenuta dei Massimi e Castel di Guido, fungendo da barriera protettiva tra Malagrotta e il comprensorio di Massimina.
Anni di stallo a Roma ovest
Nonostante le previsioni iniziali, il progetto ha subito un lungo periodo di inerzia. La delibera del 2006 prevedeva la cessione al Campidoglio dell’area destinata al Parco ecologico, classificata come opera pubblica e da inserire nel programma triennale. Tuttavia, ad oggi, nessun progetto preliminare o definitivo per l’attrezzaggio del Parco è stato predisposto, impedendo di fatto la sua realizzazione.
Inoltre, le opere di viabilità esterna connesse al Programma di Trasformazione Urbanistica (PTU) “Pescaccio”, essenziali per la funzionalità del polo edile previste in concomitanza con le volumetrie private, non sono mai state realizzate. Questo blocco ha di fatto impedito l’avvio delle attività private e ha lasciato incompleta una pianificazione urbanistica strategica per l’area. Il PTU “Via di Brava“, l’altro comparto previsto, non ha mai raggiunto una concretizzazione urbanistica, nonostante gli indirizzi del 2006 siano ancora formalmente validi.
Un nuovo impulso per il quadrante ovest di Roma
La decisione di Gualtieri e dell’Assemblea Capitolina di “riesumare” questo piano arriva in un momento cruciale per la Capitale. Alle prese con la necessità di rilanciare progetti fermi da anni e di acquisire aree di pregio ambientale. L’interesse pubblico nel recupero del quadrante ovest, nella realizzazione del Parco ecologico e nell’acquisizione di una quota di Superficie Utile Lorda (SUL) pubblica è stato formalmente ribadito.
L’Assemblea ha dato mandato al Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica (PAU) di effettuare una valutazione tecnico-urbanistica approfondita per verificare l’attualità della pianificazione del 2006. E, se necessario, riformularla.
Roma, nuove ruspe in arrivo tra via Pescaccio e via di Brava?
L’obiettivo dell’Amministrazione è presentare una nuova proposta che tenga conto delle condizioni attuali. Differenziando le soluzioni per il PTU “Pescaccio” (approvato, ma bloccato) e il PTU “Via di Brava” (mai approvato).
La mancata attuazione di questi programmi, infatti, avrebbe comportato – per l’amministrazione Gualtieri – la privazione di infrastrutture e servizi essenziali per i territori interessati. Oltre a rappresentare un onere per l’Amministrazione Capitolina che rischia di dover ricollocare o indennizzare diritti edificatori senza acquisire aree di pregio. L’esito di questa riattivazione, sempre per l’Amministrazione, sarà cruciale per determinare il futuro di quella vasta porzione della città.