Roma, rischio crisi dei bus a Natale, Atac ritira 110 bus ibridi per tre settimane: ecco la situazione
Centodieci autobus in meno, proprio quando Roma si riempie di gente, pacchi, turisti e corse last minute. Da lunedì 22 dicembre Atac ritira 110 bus snodati ibridi da 18 metri per tre settimane: non per un capriccio, ma per motivi di sicurezza e verifiche richieste dal produttore. Tradotto: meglio fermarli adesso che inseguire l’ennesima emergenza domani. Ma la domanda politica è brutale: la rete regge davvero un taglio così, sotto Natale?
Il fantasma del “flambus” torna a bussare
Il punto non è “un controllo di routine”. Il punto è la paura: criticità nei sistemi antincendio, e la scelta di agire prima che esploda un caso mediatico. A Roma la parola “flambus” non è folklore: è memoria collettiva, è sfiducia sedimentata. E quando un autobus “nuovo” fa parlare di fumo, la città non pensa alla prudenza: pensa all’incubo che ritorna. Anche perché la ferita degli autobus in fiamme, negli anni, ha lasciato un segno profondo: basta poco perché l’allarme diventi panico.
I bus del Giubileo… parcheggiati
Qui sta la contraddizione che brucia più dell’elettronica: questi mezzi erano il simbolo del “cambio di passo”. Parliamo dei Solaris Urbino 18 Mild Hybrid, diesel Euro 6, comprati con i fondi per il Giubileo 2025: 46,5 milioni totali, con la quota principale coperta da finanziamenti dedicati, e un contratto di manutenzione “full service” per 10 anni. Insomma: una spesa pubblica raccontata come investimento sul futuro. Eppure, a Natale, finiscono tutti in fila… in deposito.
Tre settimane nel momento peggiore: chi paga il disagio?
Atac ripete: “nessun costo aggiuntivo”. Bene. Ma il conto vero non è solo economico: è di servizio. Roma già vive di attese infinite, corse saltate, bus pieni come scatolette. Togliere 110 snodati significa spremere il resto della flotta e chiedere ai cittadini di “capire”. Proprio mentre si moltiplicano annunci su linee potenziate e piani per le feste, la realtà rischia di fare a pugni con la comunicazione: tante promesse sopra, la fatica quotidiana sotto.
Non chiamatelo “guasto”: è una questione di filiera e controllo
Questa storia non è solo “un bus che fuma”. È una questione di filiera industriale e responsabilità: se il produttore chiede di fermare i mezzi per verifiche, significa che il problema è preso sul serio. Ma politicamente il punto è un altro: Roma può permettersi che l’innovazione arrivi “a pacchetti”, tra comunicati e riparazioni? Ogni stop tecnico, anche giusto, diventa benzina sulla sfiducia: “non controllano”, “non sanno gestire”, “paghiamo noi”.
Metro C e scale mobili: inaugurare prima, aggiustare dopo
E nel frattempo la città guarda alla Metro C a Colosseo, il nodo simbolico dell’interscambio con la B, e vede tecnici al lavoro per rimettere in carreggiata impianti che hanno già fatto arrabbiare utenti e visitatori. Il risultato, per chi si muove ogni giorno, è un’impressione difficile da scacciare: Roma corre verso il Giubileo, sì, ma spesso con il fiatone. E se sotto Natale spariscono 110 bus e in metro ci sono interventi in corsa, la domanda diventa inevitabile: stiamo davvero mettendo in sicurezza il trasporto pubblico o stiamo solo rincorrendo l’emergenza, un guasto alla volta?