Roma, salta la stretta contro il colosso delle feste private: il Tribunale condanna il Campidoglio

Roma, classica festa privata, foto generica

Roma, il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (TAR) ha emesso una decisione che condanna il Campidoglio, annullando un provvedimento che mirava a limitare l’operato della società A. I. S.r.l., un vero e proprio colosso nel mondo delle feste private. La vicenda, che ha tenuto con il fiato sospeso gli addetti ai lavori, si conclude con una vittoria schiacciante per l’azienda, che ha visto riconosciute le proprie ragioni contro un’azione amministrativa ritenuta illegittima e tardiva. La sentenza non si limita a ristabilire la validità di una licenza, ma invia un messaggio chiaro sull’importanza del rispetto delle procedure e dei tempi nella pubblica amministrazione.

La battaglia legale e i suoi protagonisti

Il conflitto giudiziario ha visto contrapposti due attori di grande spessore: da un lato, la società A. I. S.r.l., specializzata nel settore del divertimento privato, e dall’altro, Roma Capitale. Il contenzioso era nato in seguito a un provvedimento del 1° luglio 2025, con il quale il Campidoglio aveva dichiarato inefficace la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) presentata dall’azienda.

Il provvedimento in questione aveva di fatto bloccato l’attività di somministrazione di alimenti e bevande nel locale di via Carlo Alberto, un indirizzo strategico per l’organizzazione di eventi. Difatti la società opera anche in numerosi altri locali della Capitale. La mossa dell’amministrazione comunale era basata sulla presunta inidoneità del locale a ospitare attività commerciali non tutelate, ma l’avvocato della società ha immediatamente impugnato l’atto, denunciandone l’illegittimità e la violazione dei termini di legge.

L’errore fatale del Campidoglio

Il cuore della sentenza ruota attorno a un aspetto cruciale del diritto amministrativo: il rispetto dei termini perentori. Il giudice ha accolto la tesi della difesa, che ha evidenziato come il provvedimento di Roma Capitale fosse stato emesso oltre i 60 giorni previsti dall’articolo 19 della legge n. 241 del 1990 per l’inibitoria di una SCIA. Questo ritardo ha reso l’atto palesemente viziato e illegittimo, privandolo di qualsiasi efficacia.

Non solo. Il tribunale ha anche stabilito che l’atto non potesse essere qualificato come un provvedimento di autotutela, rendendo insostenibile la posizione del Campidoglio. La sentenza sottolinea con forza l’importanza del principio di certezza del diritto e il dovere della pubblica amministrazione di agire con celerità e precisione, rispettando i limiti imposti dalla legge.

Un segnale per il futuro del commercio

L’annullamento del provvedimento impugnato non è solo una vittoria legale per la A. I. S.r.l., ma rappresenta anche un segnale di speranza per il mondo imprenditoriale romano. La decisione del Tar, pur circoscritta al caso specifico, ha un valore emblematico e potenzialmente dirompente.

La sentenza condanna il Campidoglio a rifondere le spese di lite, quantificate in 1500 euro, oltre agli accessori di legge, a riprova della piena soccombenza dell’ente. Questa decisione rappresenta un monito per la burocrazia capitolina a operare con maggiore cautela e aderenza alle normative vigenti.

La condanna riflette la necessità di agire in maniera tempestiva, evitando ritardi che possano danneggiare le attività economiche e minare la fiducia nel sistema amministrativo. La vittoria dell’azienda restituisce slancio al settore dell’intrattenimento e ribadisce il principio che i cittadini e le imprese, seppur piccoli, non possono essere soffocati da procedure burocratiche inefficaci e tardive. Il Campidoglio ha facoltà di presentare ricorso al Consiglio di Stato, secondo e ultimo grado della Giustizia Amministartiva, contro tale sentenza di primo grado.