Roma salva Farmacap, ma a spese dei romani: ok a 5,3 milioni di debiti per chiudere i bilanci 2022, 2023 e 2024

Roma, sullo sfondo una farmaci Farmacap, in primo piano il sindaco Gualtieri e la vice Scozzese

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Roma, tre bilanci approvati in un colpo solo, il Campidoglio salva Farmacap. Ma sulle spalle dei romani resta un rosso (non Ferrari, non Valentino, ma quello meno affascinante dei debiti da ripagare) da circa 5,3 milioni di euro e un’amministrazione, quella Gualtieri, che prova a spacciare un atto dovuto per un successo politico. È questo, in sintesi, il risultato dell’ultima mossa del sindaco Roberto Gualtieri e della vicesindaco Silvia Scozzese, con delega al Bilancio, che hanno portato in Aula Giulio Cesare le deliberazioni n. 244 e 245 per tentare una impresa impossibile. “Regolarizzare” i conti di Farmacap, l’azienda speciale che gestisce le farmacie comunali e i servizi sociosanitari di Roma.

La maggioranza progressista certifica, tra le carte che Il Nuovo 7 Colli ha potuto visionare, i buchi di bilancio: nel solo 2022 Farmacap ha accumulato quasi 3,5 milioni di debiti. Quasi 2 milioni di debiti nel solo 2023. Nel 2024, dopo tagli profondi a servizi e personali, la gestione è tornata a sorridere, con un positivo da circa 80mila euro. Il risultato? Come anzidetto, circa 5,3 milioni di voragine da ripianare, a carico dei romani, l’ennesimo debito da ripagare, a rate, per i decenni a venire.

Dietro le formule burocratiche si nasconde una realtà drammatica: Farmacap è in apparente ‘rosso fisso’, con un patrimonio netto ridotto all’osso e perdite strutturali che si trascinano da anni. Eppure, la Giunta Gualtieri preferisce parlare di “riordino amministrativo” anziché ammettere un fallimento gestionale che dura da due mandati. Tra l’altro, va sottolineato che Roma è sommersa di debiti, stimati in circa mezzo miliardo di euro, che la Capitale resta commissariata sui debiti accumulati in passato fino al 2028 e che il sindaco Gualtieri riveste anche il ruolo di commissario per il rientro dal debito.

Scozzese e la contabilità del… rosso fisso

Tornando all’ok ai tre bilanci di Farmacap, a guidare l’operazione politica, ancora una volta, accanto a Gualtieri, c’è la vicesindaco Silvia Scozzese, l’economista chiamata dal primo cittadino per “mettere ordine” nei conti del Campidoglio. Ma la sua cura, più che rimettere in salute le partecipate, sembrerebbe volerle preparare al funerale. Farmacap è stata trascinata per otto anni sotto commissariamento, poi lasciata in balia di piani di risanamento mai realizzati.

Nonostante ciò, la Giunta Gualtieri ha imposto l’approvazione dei tre bilanci arretrati, trasformando un atto di trasparenza in una foglia di fico contabile. Il risultato? Un’azienda allo stremo, un personale ridotto e demotivato e un servizio sociosanitario che arretra proprio nei quartieri più fragili.

Farmacap, i debiti accumulati in soli tre anni di esercizio

Dalla Farmacap alla Centrale del Latte: Roma svende i suoi simboli

Mentre Farmacap annaspa nei conti, un altro pezzo di storia cittadina viene messo in vendita, come da noi ricostruito di recente. La Centrale del Latte di Roma, tornata sotto controllo pubblico nell’agosto 2023 dopo la lunga gestione Parmalat-Lactalis, è ora sulla lista delle aziende da dismettere.

La Giunta Gualtieri e la Città Metropolitana, guidata sempre dallo stesso sindaco e dal suo vice Pierluigi Sanna, hanno dato il via libera a modifiche ambientali e produttive che prima di svenderla ai privati, nonostante – conti alla mano – producesse meno debiti di Farmacap.

Tra le novità pre-svendita: un impianto fotovoltaico e una nuova linea di latte UHT, a lunga conservazione. Due mosse che, sulla carta, suonano come modernizzazione. Ma nella sostanza, preparano il terreno per una svendita a ribasso, mentre la società ha accumulato un deficit di 2,4 milioni di euro solo nel 2024, visto che per via di varie sentenze giudiziarie Centrale del Latte è tornata nelle mani del Campidoglio solo nell’estate del 2023.

“Efficientare” o smantellare? Il conto lo pagano i romani

Il sindaco Gualtieri, dal canto suo, mantiene il profilo basso, su entrambe le vicende. Evita conferenze stampa, parla di “scelte di responsabilità” e intanto riduce il perimetro pubblico di Roma, pezzo dopo pezzo. Nessuna strategia industriale, nessun piano sociale, solo la matematica del pareggio di bilancio, un risultato impossibile, dati i numeri che vi mostriamo.

Ma chi paga davvero il prezzo di questa politica dei numeri? I romani. Pagano non solo col portafogli, ma soprattutto con farmacie comunali che chiudono o riducono gli orari, con servizi sociali sempre più deboli e con un latte ex “pubblico” che non sarà più di Roma, ma dei privati.

Il silenzio istituzionale e il paradosso politico

Colpisce soprattutto il silenzio, di Gualtieri e Scozzese. Nessuna comunicazione ufficiale sulla vendita della Centrale del Latte. Nessuna conferenza stampa o social per illustrare ai cittadini i piani futuri di Farmacap. Tutto avviene sotto traccia, nei faldoni delle delibere e nei corridoi del Campidoglio, lontano dai riflettori e dai social.

Eppure, parliamo di beni comuni: aziende che appartengono alla città, non a chi la governa temporaneamente. Ma il Campidoglio sembra aver imboccato una direzione precisa: disfarsi di ciò che non produce profitto immediato, anche a costo di cancellare la vocazione pubblica di Roma.

Roma non si vende, ma il Campidoglio sì

Tra Farmacap e Centrale del Latte, il bilancio politico della Giunta Gualtieri è chiaro: Roma arretra, i debiti aumentano, mentre i privati avanzano. Dietro il lessico tecnico del “riordino” e della “sostenibilità” si consuma una stagione di svendite e debiti mascherati da riforme, in cui la trasparenza è l’unica voce mancante.

Se il sindaco Gualtieri e la vicesindaco Scozzese volevano lasciare un segno nella storia amministrativa della Capitale, ci sono riusciti. Ma non sarà quello di chi ha risanato Roma. Sarà quello di chi, in nome del bilancio, ha perso una occasione d’oro per risanare davvero le municipalizzate comunali.