Roma, San Pietro si accende: il mega albero di Natale e il presepe “italiano” che parlano a tutto il mondo
Roma, piazza San Pietro ha ufficialmente inaugurato il Natale 2025 con l’accensione dell’albero e del presepe, trasformandosi ancora una volta in un palcoscenico simbolico osservato da milioni di persone nel mondo. Non è solo una tradizione religiosa: è un evento pubblico, che coinvolge territori diversi del Paese, artigiani, istituzioni locali e pellegrini. Dietro le luci e le statue, c’è un racconto di identità nazionale, solidarietà e responsabilità verso chi oggi vive guerra e povertà.
Un presepe che racconta un’Italia concreta, non da cartolina
Il presepe di quest’anno nasce nella diocesi di Nocera Inferiore-Sarno e porta in Vaticano pezzi riconoscibili del territorio campano. Nella scena compaiono luoghi simbolo, come il Battistero di Santa Maria Maggiore di Nocera Superiore e la fontana Helvius di Sant’Egidio del Monte Albino, insieme ai cortili tipici dell’Agro Nocerino-Sarnese. Non è solo scenografia: è un modo per mostrare come la fede si intrecci con la vita quotidiana, le piazze reali, i volti di una comunità che resiste e spera.
Santi, strade romane e tradizioni: quando la storia diventa cronaca
Le figure a grandezza naturale, i pastori e gli animali poggiano su una pavimentazione che richiama le antiche vie romane, a ricordare una storia che attraversa i secoli fino all’oggi. Nel presepe trovano spazio i luoghi e i simboli legati a figure come Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e altri protagonisti della spiritualità locale. Accanto agli elementi architettonici, compaiono richiami al patrimonio immateriale ed enogastronomico: un modo per dire che la cultura di un territorio passa anche dalla tavola e dalle sue tradizioni condivise.
Il Papa: Natale come chiamata alla pace e alla fraternità
Ricevendo i donatori di albero e presepe, Papa Leone XIV ha sottolineato il valore pubblico di questi segni: non semplici addobbi, ma invito concreto a riscoprire pace e fraternità. Contemplare presepe e albero – nelle piazze come nelle case – diventa, nelle parole del Pontefice, occasione per ricordare chi soffre a causa di guerre e violenze. Il messaggio si allarga così oltre i confini del Vaticano, toccando opinione pubblica, istituzioni e comunità civili.
Dalle montagne dell’Alto Adige alla piazza più famosa del mondo
Accanto al presepe svetta l’abete rosso di 25 metri proveniente dai boschi di Val d’Ultimo, in provincia di Bolzano, con il contributo anche del comune di Lagundo. Le fronde sempreverdi richiamano una vita che resiste anche nel freddo dell’inverno, mentre le luci rimandano simbolicamente alla ricerca di orientamento in tempi incerti. Dallo stesso territorio arrivano altri alberi, destinati a uffici e luoghi pubblici vaticani: un ponte ideale tra le comunità di montagna e il cuore della cristianità.