Roma, sciopero mezzi pubblici, metro ok, bus a singhiozzo, adesione al 26%: stasera alle 20 si replica

Roma, un bus Atac in giro per Roma

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Un venerdì nero, o quasi, per chi si sposta con i mezzi pubblici nella Capitale. Il 10 ottobre è iniziato sotto il segno dello sciopero e, come spesso accade a Roma, la mobilità è diventata un terreno minato. Due agitazioni, una di 24 ore indetta dal sindacato Sul e un’altra di 4 ore promossa da Sul, Usb Lavoro Privato e Orsa Tpl, hanno messo in allerta un’intera città già provata da traffico, lavori infiniti e infrastrutture al limite.

Le proteste hanno interessato l’intera rete: autobus, filobus, metropolitane e la ferrotranvia Termini-Centocelle. Eppure, nonostante la chiamata alle armi sindacale, la partecipazione dei lavoratori Atac si è fermata a un 26,8% di adesione. Un numero che dice molto: la rabbia c’è, ma non tutti sono disposti a fermare il servizio.

La mattina del caos (a metà)

All’alba, i romani si sono svegliati preparandosi al peggio: fermate deserte, corse cancellate, traffico alle stelle. E invece, a sorpresa, la situazione è stata meno drammatica del previsto. Le linee della metropolitana A, B/B1 e C hanno funzionato con una certa regolarità, così come la ferrotranvia Termini-Centocelle.

A singhiozzo, invece, il servizio di superficie. I bus sono andati e venuti con tempi biblici, soprattutto nelle aree periferiche dove il trasporto pubblico è spesso l’unica alternativa reale all’auto privata. Roma Servizi per la Mobilità ha parlato di una “situazione sotto controllo”, ma le immagini sui social raccontano altro: banchine affollate, pendolari infuriati, e code chilometriche ai capolinea.

Le linee fantasma e quelle “salvate”

Non tutte le linee, però, hanno partecipato alla protesta. Una lista lunga e quasi indecifrabile di collegamenti — dalle linee 021 alla 980 — è rimasta regolarmente in funzione. Si tratta dei servizi in subaffidamento, gestiti da operatori privati che lavorano per conto di Atac, come Atr, Bis, Troiani e Tuscia. Oltre 80 linee che hanno garantito un minimo di respiro a una città altrimenti paralizzata.

Restano invece in bilico i collegamenti Atac diretti, con corse saltate e attese interminabili, specie tra le 9.30 e le 17, le ore “scoperte” dalle fasce di garanzia. È proprio in quella finestra che la protesta ha mostrato i suoi effetti più evidenti.

Roma by night: il secondo round

La tregua, se così si può chiamare, durerà poco. Dalle 20 scatta la seconda parte dello sciopero. Nella notte tra venerdì e sabato, le linee diurne che proseguono oltre la mezzanotte — come la 8, la 38, la 44, la 61, la 86, la 170, la 301, la 451, la 664, la 881 e la 916 — non saranno garantite.

Non solo. Durante le ore di protesta, non è assicurato il funzionamento di scale mobili, ascensori e montascale. Una beffa per chi si muove con difficoltà o deve attraversare stazioni spesso già in condizioni precarie.

Il malessere dietro le fermate

Dietro i numeri, però, c’è un disagio più profondo. Gli autisti e il personale Atac lamentano da mesi problemi che vanno oltre il semplice salario. Si parla di turni massacranti, carenza di sicurezza nei depositi e ai capolinea, mancanza di chiarezza sull’applicazione della legge 104 e sullo smart working.

Una protesta, dunque, che affonda le radici in un malcontento strutturale. L’azienda, dal canto suo, parla di “dialogo aperto” con le organizzazioni sindacali, ma il clima resta teso. La sensazione è che la frattura tra vertici e lavoratori sia tutt’altro che sanata.

Una città sull’orlo della resa

Roma continua a vivere la sua eterna contraddizione: capitale europea, ma con un sistema di trasporto che spesso sembra da terzo mondo. Ogni sciopero — e ne arrivano a decine ogni anno — diventa un banco di prova per misurare la resistenza di un sistema che arranca.

La giornata di oggi è l’ennesimo promemoria di quanto la mobilità sia la vera emergenza capitolina. E se la metropolitana tiene, il trasporto di superficie resta un rebus irrisolto.

Stasera alle 20 la protesta riprenderà. I romani, ormai abituati al peggio, si preparano a un’altra lunga notte di attese e corse mancate. Ma una domanda resta sospesa nell’aria, come lo smog del raccordo: quanto ancora potrà resistere Roma a questo eterno sciopero di efficienza?