Roma, scoperto il “favela resort”: baracche in mattoni con piscina e vista sul Tevere all’Eur (FOTO)

baraccopoli rive del Tevere

Non bastavano le imbarcazioni abbandonate. Ora, a pochi metri dal Tevere, è spuntato di tutto. Cumuli di rifiuti, una baraccopoli con tanto di piscina e perfino una gru dei vigili del fuoco. È questo lo scenario inquietante che si trova nel tratto tra l’Eur e la Magliana, nei pressi di via del Cappellaccio, nel IX Municipio di Roma. Una zona dimenticata dalle istituzioni, trasformata in una discarica a cielo aperto e in una terra di nessuno, dove il degrado urbano si mescola a rischi concreti per la sicurezza e l’igiene pubblica.

Roma, scoperto cimitero di imbarcazioni (e rifiuti) sulla riva del Tevere all’Eur (FOTO)

La baraccopoli degli invisibili… fino a un certo punto

A segnalare l’area è stato Marco Doria, ex presidente dei Parchi e Ville Storiche di Roma Capitale e oggi direttore del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Natura alla Sapienza. Doria e gli agenti del reparto scorte della Questura di Roma, durante una ricognizione scientifica sulla fauna fluviale e sulla navigabilità del fiume, si sono imbattuti in una baraccopoli, con tanto di case costruite in mattoni, come nella favola dei tre porcellini: quelle in cartone, quelle con materiali di fortuna vari e quelle più “solide”, di laterizi. E, di fianco alle baracche, una piscina, colma di rifiuti. L’immondizia in realtà è ovunque: riempie la vegetazione e degrada verso le rive del Tevere.

“Da una piscina piena di immondizia sono spuntati sei uomini che ci hanno indicato l’area”, racconta Doria. “Poco dopo, dietro una cortina di vegetazione, abbiamo visto una gru rossa con il logo dei Vigili del Fuoco. Una presenza che lascia più di un dubbio su come sia finita lì”. Accanto alle baracche, almeno nove imbarcazioni, tra cui una lunga 18 metri, motori arrugginiti, mezzi meccanici e cumuli di rifiuti. “Servono controlli seri e un piano strutturale di recupero. Il Tevere – avverte Doria – non può essere trattato come una discarica o un deposito di relitti. È parte del nostro patrimonio naturale e storico. Lasciarlo in queste condizioni significa rinunciare a una parte della nostra città”.

Il Tevere, ancora una volta, restituisce il ritratto impietoso di una città che si volta dall’altra parte. Un fiume che dovrebbe essere simbolo di Roma, ridotto a fogna a cielo aperto, tra incuria e abbandono.