Roma, scuola occupata a Torrevecchia, l’opposizione: “Cantieri fermi e tolleranza politica, così la Giunta Gualtieri legittima l’illegalità“
Occupazione scuola Alberto Sordi a Torrevecchia, nel quadrante nord di Roma, arriva l’interrogazione. Ieri mattina una cinquantina di persone, famiglie, stranieri e anche minori, hanno forzato l’ingresso dell’istituto Alberto Sordi in via Taggia, da anni fermo per lavori mai completati. Sul posto è intervenuta la Digos, chiamata a riportare la situazione sotto controllo ed evitare che l’ennesimo edificio pubblico abbandonato si trasformasse in un’occupazione stabile. Un episodio che si inserisce in un contesto ormai noto ai residenti: scuole chiuse, cantieri infiniti, controlli assenti. Un mix esplosivo che, ancora una volta, finisce per scaricarsi sui cittadini.
La scuola “fantasma” chiusa dal 2016
La scuola Alberto Sordi è chiusa dal 2016, ufficialmente per lavori di adeguamento sismico che avrebbero dovuto concludersi l’anno successivo. Non è mai successo. Dopo una fase iniziale di convivenza tra studenti e cantiere, gli alunni sono stati trasferiti altrove. Poi il nulla. Nel 2019 la ditta incaricata viene dichiarata inadempiente e allontanata. Nel 2022 un incendio devasta la palestra e danneggia parte dell’edificio. Intanto il tempo passa e l’istituto resta chiuso, vuoto, senza presidio. Sempre nel 2022, il Campidoglio stanzia 4,4 milioni di euro per un secondo stralcio di lavori: manutenzione straordinaria, riqualificazione energetica, rifacimento di impianti e strutture. I primi passi concreti arrivano solo nell’estate 2024. Troppo tardi per evitare che quell’edificio diventasse, agli occhi di molti, uno spazio occupabile.
Ieri mattina, lunedì 29 dicembre, i nuclei familiari sono entrati all’interno dell’edificio con l’obiettivo di utilizzarlo a scopo abitativo. Una situazione che ha fatto scattare l’allarme e portato sul posto la Digos, impegnata a gestire l’intervento e a prevenire tensioni con i residenti. La presenza di minori ha ulteriormente complicato il quadro, imponendo attenzione sul fronte della sicurezza e della tutela sociale. Perché una scuola abbandonata non è solo un simbolo di degrado: è anche un luogo strutturalmente non idoneo ad accogliere persone, tantomeno bambini.
Lo scontro politico: accuse dure alla Giunta Gualtieri
La polemica si è subito inasprita: i gruppi di opposizione non hanno usato mezzi termini. Per loro quella di via Taggia non è un’emergenza isolata ma il risultato di anni di incompetenza amministrativa targata Giunta Gualtieri. «Cantieri aperti, lavori fermi, promesse a vuoto» attaccano, «e intanto le scuole restano vuote e vulnerabili». L’amministrazione, secondo l’opposizione, è solo brava a tagliare i nastri e a fare post sui social. «Una gestione fatta di annunci e conferenze stampa, ma senza capacità di chiudere i cantieri», accusano. Il centrodestra parla di «abbandono deliberato» degli edifici pubblici, di un’amministrazione incapace di tutelare i beni comuni. E rincara: lasciare immobili pubblici preda dell’incuria significa favorire occupazioni abusive e incrementare il degrado di quartieri già provati.
La maggioranza al momento non replica se non con poche note, ma non c’è nessun cronoprogramma credibile. Ma la responsabilità ricade su chi governa la città e gli avversari non perdonano né dimenticano.
L’interrogazione: cosa chiede il consiglio e perché
E stamattina il presidente del gruppo Noi Moderati, Marco Di Stefano, insieme al segretario di Roma Valerio Gentili e al segretario municipale Natale Ferraro, ha protocollato un’interrogazione urgente indirizzata al Sindaco e all’assessore ai Lavori Pubblici. Nel testo, che chiede risposta orale, si sollecitano chiarimenti e misure immediate. Tra le richieste principali: un cronoprogramma dettagliato dei lavori, il nominativo e lo stato contrattuale dell’impresa appaltatrice, la rendicontazione delle somme già spese e la verifica delle misure di custodia per impedire nuove occupazioni.
L’interrogazione inoltre chiede misure urgenti per la tutela dei minori presenti nell’edificio e la loro presa in carico da parte dei servizi sociali, oltre alla predisposizione di un piano di sicurezza che impedisca il ripetersi di simili episodi. Di Stefano richiede anche un sopralluogo congiunto sul posto e una risposta in tempi rapidi: «Non vogliamo slogan, vogliamo date e responsabilità», ha sintetizzato.
Sarà la risposta del Campidoglio a misurare la capacità dell’amministrazione di trasformare promesse in fatti. Fino ad allora, la scuola Alberto Sordi resta il simbolo di una promessa non mantenuta e di una città che aspetta risposte concrete.