Roma, sedata e operata contro la sua volontà: sospeso il chirurgo plastico indagato per la morte di Simonetta Kalfus

Immagina di entrare in uno studio medico, a Roma, per chiedere chiarimenti su un intervento mal riuscito. Di essere piena di dubbi, di paura. E di uscire da lì, ore dopo, con un’altra operazione chirurgica fatta contro la tua volontà. È quanto denuncia una donna, protagonista di una vicenda inquietante che ha portato alla sospensione per sei mesi del chirurgo plastico C. B., già al centro di un’altra inchiesta per la morte di una paziente, Simonetta Kalfus, dopo una liposuzione eseguita nello studio a Cinecittà.
A riportare quanto sta accadendo al chirurgo plastico è Repubblica. Secondo l’accusa, non si tratterebbe solo di malasanità, ma di qualcosa di molto più grave: lesioni personali e addirittura sequestro di persona. Un’accusa pesantissima, che ha convinto il gip Paolo Scotto Di Luzio a emettere una misura interdittiva che impedirebbe al medico di esercitare fino a novembre. L’obiettivo, per gli inquirenti, è quello di tutelare i pazienti e permettere che le indagini proseguano senza intoppi.

Il “ritocco” finito male
Tutto parte il 14 marzo 2024, quando la paziente si sottopone a un’operazione di mastoplastica al seno sinistro. Il risultato, a suo dire, è insoddisfacente sia dal punto di vista estetico che funzionale. Un mese dopo, torna nello studio per chiedere spiegazioni. Ma quella che doveva essere una semplice visita di controllo si trasforma in un incubo.
Secondo la Procura di Roma, Bravi prende atto del problema e, senza il consenso della donna, avrebbe deciso di intervenire di nuovo. Lei, invece, si sarebbe rifiutata. È spaventata, non si fida più. Ma, sempre stando alla ricostruzione degli inquirenti, mentre un collaboratore avrebbe distratto la madre della paziente con un pretesto banale, alla donna sarebbe stata inserita un’agocannula nel braccio, per sedarla. Secondo il racconto della donna, quando riapre gli occhi, scopre che è stata operata. Di nuovo. Senza il suo consenso. E, ancora una volta, senza risultato prospettato inizialmente.
La denuncia
La donna, scioccata, decide di non tacere. Dopo pochi giorni, presenta denuncia. A quel punto parte l’inchiesta. I pubblici ministeri Sergio Colaiocco ed Eleonora Fini acquisiscono cartelle cliniche, ascoltano testimonianze, ricostruiscono il puzzle di quella giornata. I tasselli, secondo loro, si incastrano in un quadro molto chiaro: due lesioni personali e un intervento chirurgico eseguito con la forza, senza consenso e sotto sedazione.
La liposuzione finita in tragedia: il caso di Simonetta Kalfus
Il medico non è nuovo ai riflettori della cronaca giudiziaria. È lo stesso chirurgo finito al centro di un’altra indagine per la morte di Simonetta Kalfus, deceduta il 18 marzo scorso dopo una liposuzione eseguita da lui. In quel caso, l’ipotesi è omicidio colposo, ma le indagini sono ancora in fase iniziale e non ci sono, al momento, elementi per attribuirgli responsabilità dirette.
Il nuovo fascicolo, invece, ha già portato a una prima misura cautelare. Nessuna condanna, va detto, è stata emessa a suo carico. L’uomo infatti è presunto innocente fino a quando non verrà dimostrato, eventualmente, il contrario. Quello che è stato emesso è un provvedimento pensato per proteggere i pazienti e lasciare che sia il processo a fare chiarezza su una vicenda che, se confermata, andrebbe a raccontare una pagina buia della medicina.