Roma, sequestrato e picchiato per due giorni dopo il festino a base di sesso e droga con la trans: due condanne

uomo sequestrato

Doveva essere un festino a base di sesso, droga e allegria, invece quell’incontro nell’appartamento di Tor Bella Monaca, si è trasformato in un incubo durato quasi due giorni. Lui, il cliente, è stato legato, picchiato e tenuto prigioniero per ore, mentre i suoi aguzzini cercavano di estorcere soldi alla madre. Dietro a quella violenza, appunto, un presunto festino a base di droga e sesso a pagamento, ma che ha preso una piega inaspettata e violenta.
Dopo oltre un anno di processo, la Corte d’Assise di Roma ha condannato a 17 anni di carcere Loris P., 42 anni, e Andrea D., 35 anni, riconosciuti colpevoli di sequestro di persona a scopo di estorsionelesioni aggravate e rapina. Nello stesso episodio era coinvolto anche Andrea P., 23 anni, già condannato a 8 anni con rito abbreviato.

La trappola nell’appartamento di via Giorgio Ghisi

Secondo la ricostruzione della Procura di Roma, tutto sarebbe iniziato con un appuntamento tra la vittima e Loris P., una donna transgender, in un appartamento di via Giorgio Ghisi, a Tor Bella Monaca, nel VI Municipio di Roma. Dopo aver consumato cocaina-crack e un rapporto sessuale a pagamento, l’incontro si è però trasformato in un’aggressione.

Quando la vittima si è rifiutata di consegnare altro denaro, 100 euro per la droga e 250 come presunto “rimborso clienti”, i tre presenti lo hanno massacrato di botte. Prima con calci e pugni, poi con un mattarello e stracci bagnati. L’uomo, immobilizzato e colpito ripetutamente, ha riportato fratture alle costole ed ecchimosi diffuse, con 20 giorni di prognosi. Il tutto accompagnato da minacce continue: “Dacci i soldi o non esci di qui“.

Il ricatto alla madre

A quel punto, la violenza è diventata anche estorsione. I tre avrebbero costretto la vittima a chiamare la madre dal proprio telefono, chiedendole di pagare 1.500 euro per “liberarlo”. Dall’altro capo, la donna ha sentito una voce maschile che le diceva chiaramente: “Non lo lascio andare finché non mi date i soldi“. Poi l’incubo: il figlio è stato spogliatoimbavagliato con nastro adesivo nerobendato e legato a una sedia con il volto rivolto verso la finestra. È rimasto così per ore, senza acqua, cibo o la possibilità di muoversi, fino alla mattina del 2 agosto 2023.

Solo un attimo di distrazione dei sequestratori ha permesso alla vittima di liberarsi. Scalzo, ferito e ancora confuso, si è affacciato al balcone chiedendo aiuto a una vicina di casa, che ha immediatamente allertato le forze dell’ordine. Pochi minuti dopo, gli agenti di polizia hanno fatto irruzione nell’appartamento e posto fine alla prigionia. Per i tre, l’arresto è scattato sul momento.

La condanna

In aula, il pubblico ministero Claudio Villani aveva chiesto inizialmente 27 anni di reclusione, soprattutto per Loris P., considerato recidivo per una lunga serie di condanne tra il 2012 e il 2023: rapinelesionifurtiricettazione ed evasioni domiciliari. A gennaio 2025, però, la Corte d’Assise di Roma ha chiesto l’intervento della Consulta, che ha dichiarato illegittimo il divieto di far prevalere le attenuanti generiche sulla recidiva reiterata.

Una decisione che ha portato il pm a ridurre la richiesta a 20 anni, e i giudici, nella sentenza di ieri, a stabilire la pena definitiva di 17 anni per entrambi.