Roma, sfrattato l’Antico Caffè Greco: chiuso il locale di Goethe, Liszt, Pasolini e Moravia

Roma perde, almeno per ora, un pezzo della sua “anima” più antica. L’Antico Caffè Greco, il locale storico di via dei Condotti frequentato da artisti, scrittori e viaggiatori di ogni epoca, ha chiuso le sue porte. Non per ferie, ma per sfratto esecutivo. Questa mattina, tra fabbri, ufficiali giudiziari e carabinieri, si è consumato l’epilogo di una battaglia durata sette anni, con il titolare costretto a consegnare le chiavi e dire addio al caffè più celebre della Capitale.
Antico Caffè Greco, la chiusura di un simbolo
Tutto si è svolto in pochi minuti. L’arrivo dell’ufficiale giudiziario, assistito dai carabinieri, e del fabbro, che ha cambiato la serratura. E così il locale è stato dichiarato chiuso “fino a nuovo ordine”. In questo modo finisce, almeno per il momento, la lunga gestione del Caffè Greco da parte del vecchio titolare, dopo la decisione del Tribunale di Roma che ha dato ragione all’Ospedale Israelitico, proprietario delle mura.

Il giudice ha disposto lo sfratto esecutivo, mettendo la parola fine a un contenzioso iniziato nel 2017 e segnato da ricorsi, appelli e accuse di immobilismo da parte delle istituzioni. E proprio la latitanza delle istituzioni sarebbe, secondo l’ex gestore, uno dei motivi per cui la situazione è degenerata. Ma il vecchio titolare non si arrende. E ha già presentato una nuova offerta di 800mila euro annui per tentare di riconquistare la gestione attraverso la gara pubblica che verrà bandita nelle prossime settimane.
L’Ospedale Israelitico: “Lo riapriremo presto”
Dall’altra parte, l’Ospedale Israelitico, che detiene la proprietà, guarda avanti. “Iniziamo a lavorare ora — ha dichiarato il commissario Antonio Maria Leozappa — per riaprire il caffè. Faremo subito i lavori di manutenzione, coinvolgendo tutte le autorità competenti, per restituire questo luogo ai romani e ai turisti”.
L’obiettivo, spiegano, è quello di rilanciare il Caffè Greco con una gestione “trasparente e sostenibile”, che garantisca la tutela di uno dei luoghi più iconici di Roma. Ma per molti, la chiusura segna la fine di un’epoca, quella del caffè che ha visto passare Goethe, Liszt, Pasolini e Moravia, diventando una sorta di salotto culturale a cielo aperto.
La petizione
Ad agosto i titolari avevano lanciato sul web una petizione per cercare di fermare lo sfratto. “Un’attività viva da oltre 250 anni, riconosciuta come Bene Culturale Unitario”, si legge nella pagina Facebook dell’attività. “Non si tratta solo di un bar, ma di un patrimonio fatto di arredi storici, memoria collettiva e identità cittadina”. Gli ormai ex gestori si appellavano poi alla normativa. “Esiste una legge che lo tutela: il D.lgs. 219/2024 sancisce che l’attività, l’immobile e gli arredi storici costituiscono un’unica entità culturale da proteggere. Secondo la legge, non si può smembrare un bene storico separando la sua funzione, il suo contenuto e il suo contenitore. Uno sgombero forzato violerebbe questo vincolo e distruggerebbe per sempre l’unità del bene culturale”.
E poi l’appello. “Serve l’intervento delle autorità, il Ministero ha il dovere di agire: ignorare equivale a consentire l’illegalità. Fermiamo lo sfratto del Caffè Greco. Difendiamo la cultura. Facciamo rispettare la legge. La Storia non si cancella con un ordine di sgombero”. Ma lo sfratto c’è stato.
Adesso il titolare uscente è amareggiato: “Non si chiude così la questione. Il Ministero non ha ritenuto di difenderci nonostante la legge del 2024, e questo è grave. Ne risponderà per concorso omissivo”.