Roma, shock a Villa Pamphilj, il laghetto si prosciuga, animali intrappolati nel fango: “L’amministrazione intervenga”

Roma, laghetto di villa Pamphili

Contenuti dell'articolo

Roma, il laghetto di Villa Doria Pamphilj, uno dei cuori verdi più frequentati dai romani, si sta lentamente trasformando in una distesa di fango. L’acqua arretra, le sponde si screpolano, il fondale affiora. A pagare il prezzo più alto sono gli animali che qui trovano casa o una semplice fonte d’acqua: anatre, tartarughe, pesci, uccelli acquatici. Per loro, la riduzione del livello idrico non è un dettaglio paesaggistico, ma una questione di pura sopravvivenza.

Un ecosistema fragile, molto più di un semplice “laghetto”

Quello di Villa Pamphilj non è un laghetto qualunque: è un piccolo ecosistema urbano che ospita una biodiversità insospettabile in piena città. Nel Lago del Belvedere e nei canali che lo alimentano vivono anatidi, aironi, rane, rospi, tartarughe e numerose specie ittiche; tra queste anche specie protette, come il rospo comune tutelato dalla Convenzione di Berna. Quando l’acqua scompare, gli animali restano senza habitat, senza cibo, senza riparo: un equilibrio costruito in decenni si può spezzare in poche settimane di secca.

Allarmi da anni: la siccità non è più un’emergenza “imprevista”

Le immagini del laghetto quasi prosciugato non sono purtroppo una novità. Già nel 2022 il livello dell’acqua risultava ben al di sotto della soglia, con il fondale esposto e il rischio concreto di morie tra pesci e tartarughe. Nel 2023 associazioni animaliste e ambientaliste, dall’Oipa all’Associazione per Villa Pamphilj, avevano documentato sponde aride e canali ridotti a fango, chiedendo interventi stabili e non solo tamponi d’emergenza. Gli appelli, però, si sono spesso scontrati con ritardi e rimpalli di responsabilità.

La Fontana del Giglio ferma e il nodo della manutenzione

Al centro della vicenda c’è anche la Fontana del Giglio e il sistema di canali seicenteschi che dovrebbero alimentare il laghetto. Si tratta di un patrimonio storico-artistico oltre che naturalistico, progettato nel XVII secolo e oggi in evidente sofferenza: fontana spesso spenta, corso d’acqua in secca, strutture bisognose di manutenzione. Secondo associazioni ed esperti, una gestione più attenta del sistema idrico interno al parco sarebbe decisiva per evitare che, ogni estate, il laghetto torni sull’orlo del collasso ecologico.

La politica alza la voce, M5S: “Rischio catastrofe ambientale”

Di fronte all’ennesimo abbassamento drastico del livello dell’acqua, il caso approda anche sul terreno politico. Il consigliere capitolino M5S Daniele Diaco e il capogruppo pentastellato del Municipio XII Lorenzo Di Russo hanno diffuso una nota dura: denunciano il laghetto “prosciugato”, parlano di emergenza per gli animali e chiedono un intervento urgente dell’amministrazione per ripristinare i livelli idrici e scongiurare quella che definiscono una potenziale “catastrofe ambientale”. La richiesta è chiara: agire subito, prima che il fango diventi un cimitero naturale.

Cosa ci si aspetta ora dal Campidoglio

Dopo anni di allarmi, la vera domanda è se questa nuova denuncia sarà il punto di svolta. Ripristinare il flusso d’acqua verso il laghetto, monitorare costantemente livelli e qualità idrica, coinvolgere associazioni e tecnici in un piano strutturale di tutela: sono le azioni minime per proteggere un bene pubblico che è insieme parco storico, rifugio di biodiversità e luogo di socialità per migliaia di cittadini. La capitale non può permettersi che uno dei suoi simboli verdi finisca, letteralmente, in secca.