Roma, sigilli alla sartoria che sfruttava manodopera straniera: tre arresti per capolarato

Roma. Questa mattina, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro (N.I.L.) di Roma, supportati dalla Polizia Locale V Gruppo Prenestino e dai Carabinieri Roma-Casilina, hanno eseguito tre arresti per sfruttamento del lavoro. I protagonisti della vicenda sono due donne e un uomo di nazionalità cinese, accusati di aver gestito un vero e proprio sistema di caporalato ai danni di otto cittadini cinesi e di un lavoratore del Bangladesh. Contestualmente, sono stati posti sotto sequestro due locali adibiti a sartoria nella zona di Torpignattara, fulcro di una rete illecita che lucrava sul lavoro precario di immigrati vulnerabili.
Roma, l’indagine per capolarato arriva a Tor Pignattara
L’indagine, iniziata nel settembre 2023 e conclusasi ad aprile 2024, ha rivelato un quadro di sfruttamento sistematico e metodico. I militari hanno documentato con intercettazioni audio e video, sopralluoghi e testimonianze dirette delle vittime, condizioni lavorative inaccettabili. I lavoratori erano costretti a turni estenuanti di almeno 14 ore senza pause, in ambienti fatiscenti, pericolosi e privi delle più elementari misure di sicurezza.

Roma, ninete dispositivi di sicurezza per la sartoria artiginale
Particolarmente inquietante è emerso l’uso improprio delle macchine da cucire. I dispositivi di sicurezza “salva-dito” e “salva-vista” erano stati rimossi per accelerare la produzione, esponendo i dipendenti a rischi concreti di gravi infortuni. Gli investigatori sottolineano che l’assenza di tutele non era casuale, ma parte di un sistema consolidato volto a massimizzare i profitti a discapito della sicurezza e della dignità dei lavoratori.
Tre arresti per capolarato
Il ruolo dei tre arrestati era chiaro e ben definito: le due donne titolari gestivano l’azienda e l’uomo fungeva da “caporale”, reclutando persone in condizioni di estrema vulnerabilità e costringendole a condizioni di lavoro illegali. Le vittime, prive di alternative e in situazioni di bisogno economico, sono state sfruttate come ingranaggi di un meccanismo economico spietato.
Il sequestro dei due locali ha rappresentato l’atto finale di una lunga attività investigativa, condotta con un livello di coordinamento operativo raro e una strategia investigativa meticolosa. L’azione combinata di Carabinieri e Polizia Locale, con il costante supporto della Procura di Roma, ha permesso di smantellare un sistema rodato che avrebbe continuato a prosperare a danno dei più deboli.
Roma, domiciliari e braccialetti elettronici
Gli arrestati, ora agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, dovranno rispondere di intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento del lavoro. La Procura ha precisato che le accuse si riferiscono alla fase delle indagini preliminari e che gli indagati restano, fino a sentenza definitiva, presunti innocenti.
Questo episodio rappresenta solo una parte della più ampia lotta contro il caporalato condotta dall’Arma dei Carabinieri. I controlli sul territorio e le ispezioni mirate continuano a essere strumenti fondamentali per intercettare e bloccare reti di sfruttamento che operano spesso sotto il radar delle autorità. La vicenda di Torpignattara, però, mette in luce la brutalità con cui alcune aziende trattano i lavoratori stranieri: niente ferie, niente sicurezza, solo turni massacranti e la pressione costante di produrre di più, a costo di ogni rischio.
Roma, il quadro dello sfruttamento sul lavoro e il ruolo delle istituzioni
Le testimonianze raccolte dagli investigatori dipingono un quadro di sfruttamento quasi industriale. Non si tratta di violazioni sporadiche o improvvisate: la rimozione dei dispositivi di sicurezza, la lunghezza dei turni, le condizioni degli spazi di lavoro e il controllo serrato dei lavoratori indicano una logica economica fredda e calcolata. Dietro le cuciture delle stoffe di una sartoria romana si nascondeva un microcosmo di violenza economica e sfruttamento umano.
Il successo dell’operazione odierna, dunque, non è solo un arresto o un sequestro: è una ferma risposta dello Stato al malaffare che prospera sul lavoro dei più vulnerabili. E segnala, ancora una volta, come il contrasto al caporalato richieda attenzione costante, indagini mirate e coraggio da parte delle istituzioni. Per le vittime, finalmente, si apre uno spiraglio di giustizia; per gli sfruttatori, l’ombra della legge è ora inesorabile e concreta.

