Non si abbia paura di indicare il Governatorato come unica strada per Roma

Governatorato Roma

Mi dispiace leggere un antico amico come Donato Robilotta che scrive che la destra romana ha timore di parlare del Governatorato per Roma come al tempo del fascismo.

E afferma su Twitter: “Non capisco timore della destra romana a dire che a Roma servirebbe il governatorato che c’era durante il fascismo. Governatorato avversato dalla sinistra ma difeso alla costituente da un padre della patria come Calamandrei. Nel pd @RMorassut dice che servono poteri legislativi”.

Governatorato per Roma

Al mio amico socialista, leale socialista, della nostra giunta regionale del 2000 dico che non voglio credere a quanto dice. Mi rifiuto di pensare che oltre al candidato sindaco, a destra decidano di farsi mancare anche le idee forza per risollevare la città eterna dal degrado in cui è precipitata.

E lo voglio dire con chiarezza. Il problema di Roma non si chiama Virginia Raggi. Probabilmente non è il sindaco di cui la Capitale aveva bisogno ma non può essere vista come il caprio espiatorio di una città che si governa se si hanno strumenti adatti. Che sono soldi e poteri. Ma poteri veri.

Non c’è bisogno di insolentire la sindaca come fa un altro amico che ogni tanto sbarella, come Vittorio Sgarbi. Credo che anche con poteri enormi lei non  sarebbe la persona giusta perché questa città ha bisogno anche di polso fermo. Determinazione. Coraggio. Autonomia.

I poteri della regione

A Roma bisogna conferire i poteri di una regione. Tutti, compresi quelli legislativi. E credo che il centrodestra farebbe bene a non far dubitare chi ci crede veramente, come nel caso di Donato Robilotta. Oltre che di chi scrive.

Si scelga il sindaco che si vuole, ma si firmi anche un pezzo di carta per impegnare tutti i partiti della coalizione alla grande battaglia in Parlamento e nel Paese per pretendere rispetto per la propria Capitale. Per storia e per cultura.

Purtroppo si continua – anche in queste ore – lungo la strada del decentramento amministrativo. Significa accontentarsi di poco. Non è la rivoluzione che ci vorrebbe con una riforma costituzionale.

Altro che Roma ladrona, ma Roma padrona del proprio destino, del proprio futuro. Tutti facciano la loro parte, soggetti politici attivi e chi sta in panchina: ma è un giuramento che serve alla città più bella del mondo.