Roma, sotto la Casa del Jazz si cercano i resti del giudice scomparso dal 1994: “Sul posto i cani molecolari”

Roma, casa del Jazz, in primo piano il giudice

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Roma, dopo oltre tre decenni di silenzio e ipotesi, il caso della scomparsa del magistrato romano Paolo Adinolfi torna sotto i riflettori. Le ricerche si sono concentrate nell’area della Casa del Jazz, in via Cristoforo Colombo, un luogo simbolico: una villa confiscata alla criminalità organizzata e oggi sede culturale cittadina. Qui, nelle scorse ore, investigatori e tecnici hanno avviato nuove ispezioni nel sottosuolo, alla ricerca di tracce che possano contribuire a chiarire una delle vicende irrisolte più delicate degli anni ’90.

Un sito sensibile, legato alla criminalità

La scelta del luogo non è casuale. L’immobile su cui sorge la Casa del Jazz risultava un tempo nella disponibilità di Enrico Nicoletti, considerato vicino alla banda della Magliana. L’area, sequestrata e poi acquisita dal Comune, è sempre stata oggetto di particolare attenzione proprio per la sua origine e per le stratificazioni edilizie che, nel corso dei decenni, potrebbero aver nascosto ambienti sotterranei rimasti inesplorati.

Il focus sui cunicoli romani

Dalle prime ore del mattino, polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno iniziato a perlustrarne il sottosuolo. Sotto la villa si sviluppa infatti una rete di gallerie di epoca romana che corre lungo le antiche mura vicino Porta Ardeatina. Molti di questi cunicoli, secondo le prime ricognizioni, non sarebbero mai stati monitorati in maniera sistematica. Gli investigatori stanno quindi valutando eventuali anomalie, cavità o intercapedini che possano celare elementi utili alle indagini.

L’attenzione sulla ex casina di caccia

Un punto ritenuto particolarmente interessante è la piccola ex casina di caccia situata accanto al corpo principale della villa. Da qui si accede a un tunnel lungo circa 25 metri tramite una scala in tufo. Esiste una sola presa d’aria, e il cunicolo risulta parzialmente ostruito. Per questo motivo i tecnici stanno cercando un ingresso sicuro per effettuare sopralluoghi più approfonditi. L’eventuale necessità di scavi mirati ha portato a predisporre escavatori e strumenti tecnici specifici.

Tecnici e operai al lavoro, ma lo scavo slitta

Lo scavo, inizialmente previsto per questa mattina, è stato rinviato. L’escavatore mobilitato si è rivelato inadatto per l’accesso ai cunicoli, caratterizzati da spazi stretti e materiali delicati. Le operazioni riprenderanno nelle prossime ore con mezzi più appropriati e con il supporto di unità specializzate, compresi i cani molecolari, che saranno impiegati non appena gli accessi verranno messi in sicurezza.

Le segnalazioni rimaste inascoltate per anni

Alcuni residenti della zona riferiscono di aver segnalato l’esistenza di questi cunicoli già diversi anni fa, riferendo di ambienti sotterranei in passato adibiti a cantine e successivamente inglobati nelle strutture costruite sopra. Il complesso intreccio tra edificazioni moderne e strutture antiche potrebbe aver creato zone difficilmente accessibili, rimaste per lungo tempo isolate e mai più esaminate.

Una decisione maturata in prefettura

La ripresa delle ricerche è frutto di una decisione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. A sollecitare un approfondimento è stata una nuova segnalazione formulata da chi, in passato, si è occupato dei beni confiscati alla criminalità. Il quadro ha indotto la prefettura a ritenere opportuno un controllo completo della struttura sotterranea, anche alla luce della possibilità che in quei tunnel possano trovarsi reperti, materiali o resti rimasti sigillati per decenni.

Trent’anni di attesa

Paolo Adinolfi scomparve nel 1994, a 52 anni, pochi giorni dopo essere stato nominato giudice della Corte d’Appello. Quel giorno disse alla famiglia che sarebbe rientrato per pranzo, ma di lui non si seppe più nulla. La sua carriera si era intrecciata con ambienti e procedimenti sensibili, compreso il settore fallimentare, un ambito dove gli interessi della criminalità organizzata si incrociano spesso con i circuiti economici legali.

Una famiglia in attesa della verità

Questa mattina, all’interno dell’area della Casa del Jazz, era presente anche il figlio del magistrato. Da oltre trent’anni i familiari attendono una risposta su ciò che accadde in quelle ore del 1994, convinti che il giudice sia stato vittima di un sequestro e omicidio. Le nuove operazioni rappresentano per loro un segnale concreto dopo anni di incertezza e ipotesi mai confermate.

Le prossime ore saranno decisive

Le ricerche proseguiranno con l’ausilio di strumenti tecnologici e del supporto cinofilo specializzato. Se le condizioni strutturali lo permetteranno, gli investigatori scenderanno nei cunicoli già nelle prossime 24 ore. L’obiettivo non è soltanto approfondire il caso Adinolfi, ma anche verificare integralmente una porzione di sottosuolo cittadino rimasta a lungo dimenticata, garantendo sicurezza e trasparenza su un’area storicamente sensibile.