Roma, spaccio di cocaina ‘cotta’ e ‘cruda’ ai portici di Tor Bella Monaca: 5 arresti

Polizia di Stato di Roma in azione

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Roma, Tor Bella Monaca, quartiere simbolo delle periferie romane, torna sotto i riflettori per un nuovo duro colpo inferto allo spaccio di stupefacenti. La Polizia di Stato ha disarticolato una rete strutturata e ben organizzata di pusher e vedette, che avevano trasformato i portici e le scale condominiali di via dell’Archeologia in un vero e proprio “mercato” della cocaina. Un sistema studiato nei minimi dettagli, gestito con logiche quasi aziendali e turnazioni rigide, per garantire un servizio continuo ai clienti.
Cinque persone sono finite in manette nelle ultime ore, nell’ambito di un’operazione condotta dai “Falchi” della Squadra Mobile di Roma, che a bordo delle loro moto civetta hanno sorpreso i protagonisti dello spaccio in piena attività.

Una macchina dello spaccio perfettamente oliata

Gli investigatori hanno ricostruito una mappa dello spaccio tanto semplice quanto efficace. Al vertice, chi coordinava le attività e suddivideva orari e ruoli; alla base, una manovalanza pronta a intercettare i clienti, accompagnarli e consegnare la merce. Ogni pedina aveva una funzione precisa: le vedette garantivano il “via libera” e davano l’allarme in caso di movimenti sospetti, mentre i pusher concludevano la vendita nei portici o nei ballatoi, lontano da occhi indiscreti.
L’offerta era ampia e sempre disponibile, con dosi di cocaina “cotta” e “cruda” vendute giorno e notte, sette giorni su sette. Una catena efficiente, frutto di un’organizzazione radicata e ormai collaudata, in grado di assicurare guadagni costanti e difficili da tracciare.

250 dosi sequestrate e denaro contante

Durante i blitz, i Falchi hanno sequestrato circa 250 dosi di cocaina già suddivise e pronte per essere vendute. Ogni bustina era contrassegnata da un simbolo colorato diverso, una sorta di “firma” per distinguere la tipologia del prodotto e risalire al fornitore. Un sistema di marcatura che conferma l’elevato grado di professionalizzazione del gruppo.
Insieme alla droga, gli agenti hanno trovato e sequestrato anche 1.400 euro in contanti, ritenuti verosimile provento dello spaccio. Un bottino che testimonia il ritmo sostenuto con cui si consumavano gli affari all’interno di quella piazza di smercio.

Gli arresti: turni e strategie sotto i portici

Il primo arresto è avvenuto intorno a mezzogiorno, quando un giovane tunisino di 24 anni è stato sorpreso su una scala condominiale mentre attendeva i clienti. Nel suo borsello, gli agenti hanno rinvenuto diverse dosi già pronte per la vendita.
Poche ore dopo, un connazionale di 27 anni è stato fermato sotto i portici, all’inizio del suo “turno serale”. Nonostante il tentativo di disfarsi della droga alla vista dei poliziotti, è stato bloccato prima di riuscire a fuggire.
Gli altri tre uomini arrestati operavano con un metodo ancora più prudente: si spostavano tra ballatoi e androni condominiali, protetti dalle vedette e da un sistema di comunicazione interno che consentiva loro di muoversi in sicurezza. Tutti e tre sono stati colti in flagranza e trovati in possesso di dosi di crack e cocaina.

Un segnale forte per il quartiere

L’operazione, che si inserisce in un più ampio piano di sicurezza definito in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, rappresenta un nuovo segnale di fermezza da parte della Questura di Roma. L’obiettivo è chiaro: restituire serenità e legalità ai quartieri periferici, da anni segnati da degrado e microcriminalità.
Tor Bella Monaca resta uno dei fronti più delicati nella lotta allo spaccio, ma le recenti operazioni dimostrano che il controllo del territorio è costante e determinato. La presenza dei “Falchi” e delle pattuglie della Polizia di Stato ha già portato, negli ultimi mesi, a numerosi sequestri e arresti, contribuendo a ridurre la pressione criminale in alcune aree particolarmente sensibili.

Indagini ancora in corso

L’Autorità giudiziaria ha convalidato gli arresti e prosegue le indagini per ricostruire eventuali collegamenti tra i pusher e reti di rifornimento più ampie. Le evidenze raccolte fanno parte della fase preliminare del procedimento e serviranno a chiarire il ruolo di ciascun indagato.
Come previsto dalla legge, i soggetti coinvolti sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza definitiva.
L’intervento delle Forze dell’ordine, tuttavia, segna un ulteriore passo avanti nel contrasto allo spaccio diffuso, riaffermando la presenza dello Stato in un territorio che chiede, con sempre maggiore forza, sicurezza e dignità.