Roma, stipendi d’oro in Campidoglio, la Giunta raddoppia i compensi dei manager, mentre i salari dei dipendenti crollano

Roma, sullo sfondo il Campidoglio, in primo piano il sindaco Roberto Gualtieri e il vice Scozzese, con delega al Bilancio

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Roma ha deciso: i compensi dei manager e dei revisori delle sue società partecipate verranno rimodulati al rialzo, fino a raddoppiare rispetto ai valori fissati nel 2016. Lo ha stabilito la Giunta Capitolina guidata da sindaco Roberto Gualtieri e vice Scozzese (con delega al Bilancio) nella seduta del 2 ottobre 2025, presieduta dal sindaco Roberto Gualtieri e con la partecipazione della vice Silvia Scozzese, anche titolare della delega al Bilancio.

Mentre in tutta Italia, nel Lazio e a Roma i salari reali dei lavoratori scendono – con stipendi medi che nel Lazio oscillano attorno ai 1.550 euro netti mensili – in Campidoglio la Giunta Gualtieri ha deciso di aumentare le remunerazioni dei vertici di colossi come Acea, Ama, Atac, Risorse per Roma, Zetema, Sistema Biblioteche, Centrale del Latte (in liquidazione) e altre società partecipate, alcuni in profonda crisi economico-finanziaria, come da noi ricostruito di recente.

Le nuove cifre di Roma: compensi per i manager fino a 50.000 euro

La delibera n. 367 prevede una nuova tabella di compensi che fissa il tetto massimo per i presidenti dei collegi sindacali e dei revisori a 50.000 euro annui lordi, mentre per i semplici componenti si arriva a 35.000 euro. Solo nove anni fa, nel 2016, il limite massimo era fermo a 33.000 euro per i presidenti e 22.000 per i componenti.

Un aumento di circa il 52%, giustificato – secondo la Giunta – dalla “necessità di adeguare i compensi alla complessità delle funzioni e ai rischi connessi alla responsabilità amministrativa”. Un linguaggio tecnico che, tradotto, significa: “paghiamo di più per trattenere i professionisti migliori”.

Peccato che la città reale racconti un’altra storia: i dipendenti comunali, i lavoratori dei servizi pubblici e i cittadini che pagano le tariffe di trasporto, acqua e rifiuti vedono erosione salariale e inflazione galoppante.

Da Roma e dal Campidoglio una decisione bipartisan?

Presenti alla riunione in Campidoglio, oltre al sindaco Gualtieri e alla vicesindaca Scozzese, gli assessori Alfonsi, Battaglia e Segnalini, Onorato, Patanè, Pratelli e Veloccia. La delibera è passata senza particolari contrasti interni, segno che l’aumento dei compensi non trova opposizione nemmeno tra i vari rami della Giunta. Eppure, la misura riguarda un sistema vastissimo di partecipate pubbliche che gestiscono servizi essenziali: acqua, rifiuti, trasporti, cultura. Aziende spesso in perdita o con bilanci critici, coi manager che ricevono (altri) fondi pubblici .

Le giustificazioni “tecniche”

Nelle premesse del documento, si parla di “adeguatezza e proporzionalità” dei compensi in rapporto alle responsabilità dei revisori, e del rischio di “azioni risarcitorie” verso i sindaci delle società. Ma dietro la formula tecnica si nasconde un dato politico: la Giunta Gualtieri aumenta i compensi proprio mentre la Corte Costituzionale, con la sentenza n.135 del luglio 2025, ha cancellato il tetto dei 240.000 euro per le retribuzioni pubbliche fissato nel 2014. In pratica, il Campidoglio coglie forse la palla al balzo, dal punto di vista politico: approfitta della sentenza per riallineare verso l’alto le remunerazioni. Una coincidenza perfetta, che sa tanto di opportunità politica, per l’appunto, più che di esigenza amministrativa.

Il confronto con la realtà

In un contesto economico in cui l’inflazione effettiva supera il 6%, i salari reali italiani sono tra i più bassi d’Europa, e il potere d’acquisto dei lavoratori capitolini è sceso del 9% in due anni, l’aumento dei compensi ai vertici delle partecipate suona come una stonatura.

Nel Lazio, il reddito medio annuo dei lavoratori dipendenti si ferma a 26.400 euro, mentre il nuovo tetto per un revisore delle società di Roma Capitale può raggiungere i 50.000 euro per il solo ruolo di controllo contabile.

E tutto questo in aziende che, come Atac o Ama, faticano ogni anno a chiudere bilanci in pareggio e che ricevono centinaia di milioni di euro di trasferimenti pubblici.

Il nodo politico: la regia di Gualtieri e Scozzese

Il dossier, tecnicamente complesso, è passato sotto la supervisione diretta della vice sindaca Silvia Scozzese, figura chiave del bilancio capitolino e da sempre considerata la “garante tecnica” della tenuta economica del Campidoglio. Ma anche del primo cittadino, che è sindaco ma anche Commissario per il rientra dal debito di Roma pari a circa mezzo miliardo di euro.
Da lei è arrivato il via libera politico a una manovra che – secondo il testo – mira a “garantire le professionalità adeguate per affrontare la complessità del sistema delle partecipate”. Tradotto: stipendi più alti per trattenere chi già guadagna molto.

Una Capitale a due velocità

Il risultato finale è un’immagine sempre più netta di una Roma a due velocità. Da una parte i vertici delle partecipate, blindati da compensi che crescono e da contratti che si rinnovano senza scosse. Dall’altra, i lavoratori dei servizi pubblici e i cittadini, che fanno i conti con trasporti inefficienti, bollette in aumento e stipendi fermi. La delibera n. 367 non è solo un atto amministrativo: è una fotografia politica del presente.
Una Capitale che, invece di guidare la ripresa, sceglie di premiare i vertici mentre la base affonda.
Un segnale chiaro – e per molti amaro – del distacco crescente tra il Campidoglio e la città reale.

Stipendi e Trasparenza, in Campidoglio, viaggiano a due velocità?

Con gli stipendi dei top manager e i salari che vanno a doppia velocità. Esattamente come la Trasparenza: questa delibera di Giunta, votata il 2 ottobre, è stata pubblicata sull’albo pretorio solo il 9 ottobre, quindi dopo sette giorni. Ma era nelle mani di alcuni organi di stampa e giornalisti con largo anticipo. La domanda sorge spontanea: lanche a Trasparenza, in Campidoglio, viaggia a due velocità? Speriamo presto qualcuno ci risponda!