Roma, stop a auto, pedoni e locali attorno la Torre dei Conti: ok alla zona rossa ‘allargata’. Tutte le regole
Un’ordinanza del comune di Roma blinda uno dei suoi luoghi più iconici ma ora più colpiti della capitale. Da questa sera, auto e pedoni non potranno più accedere all’area tra via Torre dei Conti, Largo Corrado Ricci e via dei Fori Imperiali. Le limitazioni sono estese anche ai numeri civici 1 e 2 di Largo Corrado Ricci, dove i locali dovranno sospendere ogni attività. Interdetto anche il condominio al civico 35 di via Torre dei Conti, evacuato per “potenziale rischio di collasso” e sottoposto a stretto controllo della Polizia Locale.
Siamo di fronte a una vera e propria zona rossa nel cuore monumentale di Roma, che si aggiunge a un cantiere già sotto sequestro dell’autorità giudiziaria. Il Comune, nel provvedimento, ha dato mandato al Dipartimento Lavori Pubblici di montare barriere e segnaletica di interdizione, mentre la Protezione Civile ha attivato l’assistenza per le famiglie costrette a lasciare le loro case.
Tra burocrazia e paura: cittadini sfollati e attività chiuse
Dietro la formula “misure di salvaguardia per la pubblica incolumità” – riportata dagli atti del comune di Roma – si nasconde un piccolo dramma urbano. I residenti di via Torre dei Conti sono stati costretti a lasciare gli appartamenti in fretta, accompagnati dagli agenti e dai volontari della Protezione Civile. Negozi e bar sono stati chiusi, e anche il Centro Anziani del quartiere è rimasto inaccessibile.
Il Comune ha garantito l’assistenza alloggiativa temporanea, “anche in deroga alle regole regionali”, con la possibilità di usare alloggi forniti da enti del Terzo Settore. Ma per chi vive o lavora in zona, l’incubo è solo all’inizio: l’ordinanza resterà in vigore “fino al ripristino delle ordinarie condizioni di sicurezza”, senza scadenza. Un modo elegante per dire che la zona resterà chiusa a tempo indeterminato.
Torre dei Conti: un simbolo ferito
La Torre dei Conti, eretta nel 1238 dal conte Riccardo Conti – nipote di Papa Innocenzo III – era una delle torri più alte e potenti della Roma medievale. Un gigante in laterizio che ha sfidato secoli di terremoti e trasformazioni urbane. Ma anche la storia, a Roma, crolla sotto il peso dei cantieri mal gestiti.
La Sovrintendenza Capitolina aveva avviato un complesso intervento di restauro, finanziato con fondi pubblici e europei, volto a restituire alla città il “fortilizio dei Papi”. Ora, dopo il crollo, il monumento è ridotto a un ammasso instabile, pericoloso e sotto sequestro.
L’ordinanza parla chiaro: “permane una condizione di precaria stabilità”. Serve una nuova perizia tecnica urgente, lavori di consolidamento e la messa in sicurezza di tutta l’area. Tradotto: mesi di lavori, milioni di euro e un’altra ferita aperta nel tessuto monumentale di Roma.
La macchina del Campidoglio tra emergenza e responsabilità
La reazione del Campidoglio è stata immediata ma segnata da tensioni. Il sindaco, affiancato dal capo della Protezione Civile Giuseppe Napolitano e dal Capo di Gabinetto Alberto Stancanelli, ha firmato l’ordinanza straordinaria richiamando il Codice della Protezione Civile e il Testo Unico degli Enti Locali, che consentono provvedimenti d’urgenza per tutelare l’incolumità pubblica.
Ma dietro il linguaggio tecnico, resta un interrogativo politico: come è potuto crollare un cantiere sotto la responsabilità diretta della Sovrintendenza Capitolina?
La procura di Roma ha già aperto un fascicolo per accertare eventuali responsabilità tra progettisti, imprese e direzione lavori. Intanto, la città paga il prezzo di un’altra emergenza annunciata: un restauro che doveva celebrare la memoria della Roma dei Conti si trasforma nell’ennesimo simbolo dell’inefficienza amministrativa.
Una città ferma, tra cantieri e promesse
Con la Torre dei Conti chiusa, un tratto strategico tra i Fori Imperiali e il Colosseo diventa inaccessibile. Turisti disorientati, traffico deviato, commercianti sull’orlo del collasso. È l’immagine plastica di una Capitale che continua a vivere sotto ordinanze e transenne, tra burocrazia e precarietà.
“Roma Capitale” è, ancora una volta, un ossimoro: capitale, ma bloccata; eterna, ma fragile.
Ora l’amministrazione promette “massima trasparenza” e “tempi rapidi” per la messa in sicurezza. Ma se la storia recente insegna qualcosa, c’è da temere che la zona rossa della Torre dei Conti possa diventare l’ennesimo recinto dell’immobilismo romano — un monumento alla lentezza della politica, più che alla memoria dei Conti.