Roma, stop a due insediamenti abusivi interessati da roghi tossici frequenti: 13 denunciati
Un’operazione serrata, scandita in tre riprese e durata 72 ore, ha messo sottosopra l’area della Magliana, una delle zone più esposte al degrado della Capitale. A guidare il blitz la Questura di Roma, con il coordinamento del Dirigente dell’XI Distretto San Paolo. In campo un vero esercito: Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Locale di Roma Capitale. L’obiettivo era chiaro: colpire il cuore della microcriminalità, arginare le occupazioni abusive e fermare la spirale dei roghi tossici che da anni ammorbano l’aria dei quartieri limitrofi.
L’occhio degli agenti su via Luigi Candoni
La prima tappa è stata l’insediamento di via Luigi Candoni, già noto per tensioni sociali e irregolarità diffuse. Qui gli agenti hanno passato al setaccio l’area, verificando la posizione di centinaia di residenti. Sono 450 le persone identificate, di cui quattro extracomunitari privi di documenti: portati in Questura per accertamenti, dovranno chiarire la loro presenza sul territorio nazionale. Nei controlli ai veicoli è emerso il consueto campionario di illegalità: tre motocicli rubati e un’autovettura risultata denunciata per appropriazione indebita.
Occupazioni abusive e arresti
Parallelamente, è stato acceso un faro sulle occupazioni abusive. Due persone sono state sorprese all’interno di appartamenti occupati senza titolo. Ma il colpo più rilevante è arrivato nei due insediamenti abusivi sotto il viadotto della Magliana e vicino al parco Tevere Magliana, da tempo segnalati dai residenti per la presenza di roghi tossici. Tredici cittadini di nazionalità rumena sono stati fermati e denunciati per occupazione di suolo pubblico. Tra loro, un trentaseienne ricercato dalla Procura di Milano per violazioni in materia di immigrazione: per lui si sono spalancate le porte del carcere di Rebibbia.
Una rete che smaschera irregolarità diffuse
Il blitz non ha risparmiato sorprese. Nel corso dei controlli, gli agenti hanno rintracciato anche una cittadina italiana di 41 anni colpita da un provvedimento esecutivo di detenzione per maltrattamenti in famiglia: la donna è stata arrestata. L’azione si è estesa fino all’ex edificio “Miralanza”, ennesimo simbolo dell’abbandono urbano, dove due stranieri sono stati identificati e allontanati dal sottopasso occupato con materiali di risulta. Stessa sorte per chi bivaccava nel parco De Andrè, trasformato in punto di ritrovo molesto e degradato nonostante le segnalazioni continue dei residenti.
Il fronte commerciale: multe a raffica
Non solo insediamenti. Il blitz ha puntato i riflettori anche sul commercio locale. Cinque attività sono finite sotto sanzione per violazioni varie: occupazioni abusive di suolo pubblico, inosservanza del regolamento urbano e altre irregolarità amministrative. Il conto è salato: quasi 10mila euro di multe, a testimoniare quanto la zona sia ostaggio di una deregulation quotidiana.
Un’operazione che guarda oltre
Quella messa in campo alla Magliana non è un’azione isolata. La Questura di Roma la inserisce in una strategia più ampia: presidiare con continuità il territorio, restituire sicurezza ai cittadini e smantellare le sacche di illegalità che alimentano degrado e sfiducia. Le forze dell’ordine parlano di un “segnale forte” contro un tessuto criminale che vive di piccole e medie irregolarità, ma che nel tempo diventa sistema.
Un territorio ostaggio del degrado
La cronaca dei fatti evidenzia una realtà che i cittadini conoscono bene: occupazioni, campi abusivi, roghi tossici che avvelenano l’aria, auto rubate, appartamenti occupati. Una sequenza che compone il ritratto di un quartiere lasciato troppo spesso ai margini. Il blitz, pur necessario, mostra anche il paradosso romano: servono task force interforze e giorni di controlli a tappeto per ottenere ciò che dovrebbe essere normale quotidianità, ovvero legalità e sicurezza.
Il bilancio e le domande aperte
Il bilancio parla da solo: 450 persone identificate, 13 denunciate, due arresti e decine di irregolarità contestate. Un risultato tangibile, certo, ma che solleva interrogativi sul dopo. Quanto durerà l’effetto del blitz? E soprattutto: chi garantirà che, spenti i riflettori mediatici, la zona non torni ad essere terreno fertile per illegalità e roghi tossici? La risposta non può arrivare solo dalla repressione. Serve una strategia politica e sociale che affianchi l’azione delle forze dell’ordine, altrimenti il prossimo comunicato stampa sarà solo una replica di questo.