Roma, stop al maxi ‘Piano da 120 Case’ di Corviale: il Tribunale conferma il ‘No’ dell’ex sindaca Raggi
Roma, è uno stop netto quello subito dalla lottizzazione ‘Villa Agnese’: il TAR del Lazio ha respinto quest’oggi 29 dicembre dopo cinque anni il ricorso classe 2020 con cui il costruttore-proponente ha tentato di fermare il “No” alla nuova lottizzazione messo nero su bianco dal Campidoglio nel 2020, quando in Campidoglio sedeva la giunta guidata dall’ex sindaca grillina Virginia Raggi. Tradotto: il progetto non ottiene il via libera e, almeno per ora, resta fermo. Dopo anni di carte e rimpalli, i giudici amministrativi hanno detto che il Comune di Roma aveva motivi solidi per chiudere la pratica. Il progetto (nato nel 2009/2010, sotto l’ex sindaco Gianni Alemanno) parlava di 9.335,52 mq di residenziale, più 2.333,88 mq di non residenziale (servizi/uffici/altro). Tradotto in modo comprensibile: circa 120 nuovi appartamenti racchiusi in sei “palazzine”, oltre alle superfici non residenziali non meglio specificate, quindi presumibilmente commerciali.
Dove si sarebbe costruito e perché la zona è “sensibile”
Il cuore della vicenda è un’area privata di oltre 22 mila metri quadrati (l’equivalente di quattro campi da calcio di serie A) tra via di Casetta Mattei e via dei Cantelmo, nel quadrante Corviale–Pisana. Un punto già oggi delicato: strade strette, incroci complessi, traffico da quartiere che spesso diventa traffico “di attraversamento”. Il progetto edile, insieme a un altro intervento vicino, avrebbe portato nuovi residenti (si parla di circa 400 persone) e nuove auto su una viabilità considerata da anni “sottodimensionata”. Ed è qui che si è incrinato tutto.

Il vero nodo: strade e acque, prima ancora delle case
Il TAR, in sostanza, ha sposato una linea semplice: se l’accesso alla viabilità non regge, non si può far partire una nuova urbanizzazione. Il Comune di Roma aveva ricevuto pareri negativi su due fronti che per i cittadini contano più di mille sigle. Viabilità: il progetto per sistemare via dei Cantelmo (e l’incrocio) non risultava completo e convincente secondo gli uffici competenti. Drenaggio e piogge: criticità sullo smaltimento delle acque meteoriche, tema che a Roma è tutt’altro che teorico. Senza queste “precondizioni”, l’operazione è stata giudicata non pronta. Con lo stop al progetto edile firmato direttamente da Acea, con uno specifico parere negativo.
Cosa prevedeva il progetto “Villa Agnese” in pillole
In base agli atti del procedimento giudiziario, l’intervento edile puntava a realizzare nuove volumetrie soprattutto residenziali, con una quota di funzioni non residenziali (servizi/attività). Il piano metteva sul tavolo anche opere pubbliche e standard: sistemazioni stradali, spazi verdi e servizi di quartiere. Nella storia del progetto compare anche il tema di un asilo nido (che, a un certo punto, diventa uno dei motivi di frizione). In breve: nuove case + opere di contorno; ma proprio quelle opere “di contorno” (strade e gestione delle acque) sono diventate il muro contro cui l’intervento si è schiantato.
La lettura politica: “basta crescita senza infrastrutture”
La sentenza fotografa una tensione molto romana. Quartieri già pieni che temono di pagare il prezzo di nuove edificazioni senza un salto vero su servizi e mobilità. Ed è anche qui che torna la dimensione politica: il ‘diniego’No’ del 2020 si inseriva nella stagione in cui il Campidoglio rivendicava una linea più dura contro interventi percepiti come “colate” in aree fragili. Che piaccia o no, il messaggio che arriva è chiaro: prima le condizioni minime (strade sicure, drenaggio, servizi), poi eventualmente il resto. E su questo il TAR non ha lasciato spiragli.
E adesso? Ricorso possibile al Consiglio di Stato
Il progetto, allo stato, rimane fermo: il giudizio di primo grado conferma il ‘No’ comunale. Ma la partita non è per forza finita: i costruttori hanno la facoltà di presentare un nuovo ricorso in appello al Consiglio di Stato, cioè il secondo e ultimo grado della giustizia amministrativa, per provare a ribaltare la decisione. In alternativa (o in parallelo) la strada politica-amministrativa tipica è ripartire con una proposta aggiornata che risolva davvero i nodi evidenziati. Per ora, però, la notizia è una sola: la maxi lottizzazione non parte.La linea stop cemento della ex sindaca Raggi è stata promossa dai giudici del Tar del Lazio. Ora, certo, dal punto di vista politico-amministrativo, sarà da vedere anche cosa deciderà di fare l’attuale Giunta Gualtieri che sul tema Urbanistica è guidata dell’assessore Veloccia.
