Roma, stop al maxi ristorante panoramico e al Centro Padel vista Prati e Monte Mario: il Tribunale (per ora) dice ‘No’

Roma, l'area tra Prati e Monte Mario, foto Google Maps

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Roma, niente ristorante panoramico da 340 metri quadri, addio ai quattro campi da padel, niente grande parete vetrata affacciata sul verde di Prati e Monte Mario, in via Cortina D’Ampezzo n.272, sopra al parcheggio interrato. Il Tribunale Amministrativo del Lazio ha respinto il doppio ricorso della società V. S.r.l. e ha confermato il “no” delle autorità paesaggistiche al maxi intervento sopra il parcheggio interrato di viale Cortina d’Ampezzo, dentro la Riserva naturale dell’Insugherata. Il parcheggio c’è già, così come il belvedere sistemato a verde. A fermarsi, per ora, è il tentativo di trasformare il tetto del garage in un piccolo polo commerciale-sportivo, a ridosso tra Prati, Monte Mario e l’area nord della città.

Dove ci troviamo: un parcheggio privato dentro una riserva naturale

Il terreno è privato, ma sta dentro uno dei polmoni verdi più delicati di Roma: la Riserva naturale regionale dell’Insugherata, istituita nel 1997. Qui, nel 2010, la stessa società ha già costruito un parcheggio totalmente interrato, con sovrastante area a verde a uso pubblico: belvedere, percorsi, pendici sistemate. Tutto previsto da una scheda ad hoc del Piano di Assetto della Riserva, la famosa FA/02: parcheggio sotto, verde sopra, niente volumi in elevazione. Il nuovo progetto, però, andava ben oltre il parcheggio e la passeggiata panoramica, puntando a far emergere dal terreno nuove strutture stabili.

Cosa volevano costruire: bar, padel e vetrate sul parco

Nel 2020 V. chiede alla Regione l’autorizzazione paesaggistica per una “ristrutturazione” del complesso: un manufatto aperto al pubblico destinato a bar/ristorazione di oltre 340 mq, quattro campi da padel/tennis, un’area fitness all’aperto, pergolati verdi sulla copertura, sbancamenti sul lato parco per aprire una grande parete vetrata e nuova uscita di sicurezza. Sotto, nel garage, una parte dei posti auto verrebbe trasformata in spogliatoi per i campi e in autolavaggio. In pratica, il belvedere diventerebbe un’area sportivo-ricreativa attrezzata, con servizi commerciali stabili e strutture visibili dal cuore della Riserva.

Il “no” degli uffici paesaggistici: troppo impatto su suolo, paesaggio e fauna

Soprintendenza e Regione hanno detto sì solo alle opere “leggere”: area ginnica all’aperto e cambi di destinazione d’uso interni (spogliatoi e autolavaggio nel parcheggio). Il resto è stato bocciato. Le motivazioni? Il grande volume del ristorante è considerato “nuova volumetria” vietata dal Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR) per il “Paesaggio naturale di continuità”. I campi da padel, con reti e pali di illuminazione, sono giudicati troppo impattanti dal punto di vista visivo e dell’inquinamento luminoso, con possibili effetti sull’avifauna della Riserva. Lo sbancamento per le vetrate, infine, viene visto come una modifica morfologica eccessiva del versante che affaccia sul parco.

Il nodo centrale: quando il piano del parco non basta a superare il PTPR

La società ha provato a giocare la carta del Piano di Assetto della Riserva, che nella sottozona D8 consente nuove costruzioni in una certa misura (massimo 1/40 della superficie e altezza alla gronda 3,5 metri). E ha sostenuto che, per due anni dall’approvazione del PTPR, doveva prevalere la disciplina del Piano del parco, più favorevole alle nuove opere. Il Tar però ribalta il ragionamento: per la tutela del paesaggio prevale comunque il PTPR, che è piano sovraordinato, cogente e “più forte” rispetto agli altri strumenti, compresi i piani di assetto delle aree protette. E, in caso di conflitto, va sempre applicata la norma più restrittiva, non quella più comoda al privato.

La “corsia speciale” per le opere di pubblico interesse che non scatta

Secondo V., il progetto sarebbe comunque di “pubblico interesse”, perché la legge istitutiva della Riserva riconosce questa qualità alle opere previste dal Piano di Assetto. Da qui il tentativo di attivare una procedura speciale: una deroga alle regole del PTPR per opere pubbliche o di pubblico interesse, previo parere preventivo e vincolante del Ministero della cultura. Il problema? La domanda è stata presentata direttamente dalla società. Il Tar ricorda che la deroga è uno strumento eccezionale, e che per attivarla serve un atto di impulso del Comune (o di un’altra amministrazione pubblica), con delibera che dichiari l’interesse pubblico “rilevante” e l’assenza di alternative. In pratica: non basta che lo dica il privato, deve assumerlo la politica, in modo trasparente e motivato.

Il Tribunale: niente scorciatoie, decide prima la tutela del paesaggio

Il Tar dà piena copertura giuridica alla scelta della Soprintendenza di dichiarare “improcedibile” l’istanza di deroga. Senza una delibera del Consiglio comunale e senza un ente pubblico che si faccia carico dell’opera come “propria”, la procedura non si può nemmeno aprire. E, nel frattempo, il procedimento ordinario di autorizzazione paesaggistica doveva andare avanti e chiudersi, com’è avvenuto, con un diniego parziale. Il messaggio implicito è chiaro: i meccanismi eccezionali non servono a sbloccare interessi privati travestiti da “pubblico interesse”, ma a gestire casi davvero straordinari, vagliati politicamente e poi tecnicamente.

Cosa resta possibile fare sull’area (e cosa no)

La sentenza non cancella il parcheggio né l’uso pubblico dell’area verde, già realizzati e autorizzati. Resta possibile, perché giudicato compatibile, l’allestimento di un’area ginnica all’aperto sulla copertura del parcheggio e la creazione di spogliatoi e autolavaggio all’interno dei volumi interrati esistenti. Quello che viene stoppato è il salto di scala: la trasformazione del belvedere in un hub commerciale-sportivo sopraelevato, con struttura chiusa di ristorazione, grandi vetrate sul parco e campi da padel illuminati. Se il progetto vorrà tornare in pista, dovrà passare o da un ridisegno radicale – più leggero, meno invasivo – oppure da una presa di posizione esplicita degli enti pubblici, che oggi però non c’è.

Per i cittadini: un precedente sul limite tra business e verde protetto

Per chi abita tra Prati, Monte Mario e la Camilluccia, la decisione è un segnale: nelle aree protette non tutto ciò che è tecnicamente edificabile è automaticamente accettabile. Il parcheggio sotto c’è già, ma ciò non apre la porta a qualunque tipo di “valorizzazione” sopra. Il Tar ribadisce che il paesaggio, specie dove è difeso da vincoli multipli, ha ancora diritto di precedenza rispetto alle spinte a monetizzare ogni metro quadro. “No”, dunque, al maxi parcheggio con ristorante e padel come immaginato da V.. “Per ora”, perché resta sullo sfondo la possibilità di nuovi ricorsi e di nuove scelte politiche. Ma il messaggio ai privati è già arrivato: sulla Riserva dell’Insugherata le regole non si aggirano, si rispettano.