Roma, stop al traliccio di telefonia a ridosso di due asili: il Campidoglio dice ‘Sì’ alla ‘Mozione Raggi’

Un traliccio di telefonia mobile, come quello in corso di innalzamento a Nettuno

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Roma, una nuova antenna di telefonia mobile a Castel di Leva, nel quadrante sud, è diventato un caso politico e di pubblica utilità: l’Assemblea Capitolina ha approvato all’unanimità una mozione che chiede di fermare l’impianto che sorgerebbe a ridosso di due asili e rimettere mano all’autorizzazione. Sullo sfondo c’è una partita delicata: garantire copertura e servizi digitali senza trasformare i quartieri in un far west di cantieri e decisioni calate dall’alto. A rivendicare il risultato sono Virginia Raggi, consigliera capitolina ed ex sindaca di Roma. Ma anche Carla Canale, consigliera del Municipio IX della Lista Civica Raggi, su proposta del consigliere De Juliis del IX Municipio, in quota FdI, che avevano già fatto approvare al Municipio IX – sempre all’unanimità – una mozione dello stesso tenore.

Cosa è successo (e perché riguarda tutti)

La miccia è stata l’installazione di una stazione radio base in via di Castel di Leva: una vicenda che, secondo quanto ricostruito sul territorio, avrebbe innescato contestazioni tra i residenti, maestre e famiglie, richieste di chiarimento agli enti preposti e una pressione crescente sugli uffici comunali. Il punto più sensibile, però, è politico prima ancora che tecnico: in zona ci sono due asili nido e il tema “antenne vicino ai luoghi frequentati dai bambini” è diventato immediatamente trasversale, capace di unire preoccupazioni diverse sotto un’unica domanda: chi decide, come e con quali garanzie?

Il nodo vero: fiducia, trasparenza, pianificazione

Da anni il tema delle antenne a Roma esplode quartiere per quartiere: quando manca un quadro chiaro, ogni nuova installazione viene percepita come “l’ennesima”, e la discussione scivola dalla copertura telefonica alla sfiducia nelle procedure. Non a caso in Campidoglio si è provato a mettere ordine con regole e criteri per aumentare trasparenza, individuare siti sensibili e indirizzare le installazioni verso aree più compatibili. Ma Castel di Leva racconta che, tra norme e realtà, resta un campo minato: se il cittadino vede comparire un cantiere senza sentirsi ascoltato, la tecnologia smette di essere progresso e diventa imposizione.

Un contesto che pesa: regole nazionali e percezione locale

Nel dibattito pubblico entra anche un elemento più ampio: negli ultimi anni, a livello nazionale, si è discusso e intervenuto sui parametri e sui limiti legati alle radiofrequenze, con l’obiettivo dichiarato di facilitare lo sviluppo delle reti mobili. È un passaggio che, al di là delle valutazioni degli specialisti, rende più “calda” ogni discussione locale, perché alimenta l’idea che la corsa alla connettività possa correre più veloce della comunicazione pubblica e della condivisione con i territori.

Il comunicato integrale di Raggi e Canale

“Approvata nostra mozione contro nuove antenne a Castel di Leva”.
“Stop alla proliferazione delle antenne – scrivono nella nota stampa la consigliera capitolina Raggi e quella municipale Canale – l’Assemblea Capitolina ha approvato all’unanimità la nostra mozione per fermare la realizzazione di una ennesima stazione radio base di telefonia mobile a via di Castel di Leva. Il progetto ha sollevato paura e preoccupazione tra i cittadini, soprattutto per i rischi sanitari legati alla sovraesposizione alle onde elettromagnetiche in un’area molto frequentata da bambini: nella zona, infatti, sono presenti ben due asili nido. Il rilascio dell’autorizzazione, inoltre, ha sollevato diverse perplessità, riguardanti ad esempio la presenza di vincoli archeologici e il mancato ricorso alla possibilità di appoggiarsi ad altre strutture preesistenti. L’atto approvato oggi è un primo passo per la tutela dei cittadini e dell’ambiente: ora si proceda rapidamente a revocare l’autorizzazione e a cercare spazi disponibili presso impianti già esistenti”.

Cosa cambia adesso: la mozione è un indirizzo politico, non l’atto finale

Una mozione, di per sé, non spegne un traliccio: è un indirizzo alla Giunta e agli uffici. Ma il voto unanime è un segnale forte, soprattutto perché in Aula raramente ci si compatta su temi che toccano insieme salute percepita, urbanistica e rapporti tra amministrazione e cittadini. Il Campidoglio, di fatto, manda un messaggio; su Castel di Leva serve una rivalutazione rapida e, se possibile, un passo indietro sull’autorizzazione, puntando su alternative meno impattanti come l’utilizzo di strutture già esistenti.

Perché è un tema di pubblica utilità

Questa vicenda parla a tutta la città: non solo a chi abita nel Municipio IX. Perché ogni antenna porta con sé tre domande che ormai sono diventate “standard” nell’opinione pubblica: quanto siamo informati, quanto possiamo partecipare, quanto la pianificazione anticipa i problemi invece di inseguirli. Se Roma vuole essere davvero una città semplice da vivere e moderna da usare, non può affidarsi alla logica dell’emergenza o alla gestione caso per caso: serve una mappa chiara, un canale di comunicazione stabile con i quartieri, e criteri comprensibili anche a chi non mastica regolamenti.

Castel di Leva, oggi, è il simbolo di una contraddizione: la città chiede più connessione, ma pretende anche più ascolto. Il voto unanime in Campidoglio mette pressione su chi deve trasformare un atto politico in conseguenze concrete: verifiche, decisioni trasparenti e una soluzione alternativa credibile. Altrimenti, ogni nuovo traliccio continuerà a nascere già “contro”, e il conflitto sostituirà la programmazione.

Da sinistra, la consigliera Carla Canale (IX Municipio) e l'ex sindaca Virginia Raggi
Da sinistra, la consigliera Carla Canale (IX Municipio) e l’ex sindaca Virginia Raggi – www.7colli.it