Roma, stop al traliccio per telefonia mobile di 27 metri: Tribunale ferma Campidoglio e X Municipio, ecco il motivo

Sullo sfondo un traliccio di telefonia mobile, in primo piano il sindaco Gualtieri e il mini sindaco Falcioni

Contenuti dell'articolo

Roma, un interno quartiere (Dragona) in rivolta, una famiglia disperata e un tribunale che, alla fine, ha messo un punto fermo. Nel Municipio X di Roma, il progetto di installazione di un traliccio per la telefonia mobile alto 27 metri in via Carlazzo è stato bloccato. Dopo mesi di ricorsi, sospensioni (a fine 2024) e polemiche. A innescare la mobilitazione dei residenti è stata soprattutto la drammatica condizione di salute di un giovane del quartiere. Giovane affetto da gravi problemi cardiaci. La vicinanza della nuova antenna, temevano i medici e la famiglia, avrebbe potuto rappresentare un rischio concreto e immediato per la sua vita.

Il ricorso e la difesa dei cittadini del X Municipio di Roma

A impugnare l’autorizzazione del Campidoglio concessa tra l’altro con il meccanismo del silenzio-assenso sono stati i residenti, sostenuti dall’avvocato Vittorio Scano. La richiesta di bloccare il progetto è stata depositata al TAR del Lazio lo scorso novembre. Il documento puntava il dito contro un iter amministrativo che, secondo i ricorrenti, aveva ignorato osservazioni, pericoli e necessità di tutela del territorio e delle persone. Nel mirino c’era il palo metallico destinato a ospitare le stazioni radio base di Vodafone e Tim, previsto in via Carlazzo, a pochi metri dalle abitazioni e in un’area sensibile dal punto di vista sanitario. A dicembre, il Tribunale aveva già concesso un primo stop, ma temporaneo alle autorizzazioni del Comune di Roma. Concedendo una priva vittoria alla famiglia e ai residenti.

Roma Capitale e la società delle antenne all’angolo

Roma Capitale si è difesa in giudizio, insieme alla società Inwit, braccio infrastrutturale della telefonia mobile, che curava direttamente il progetto. Vodafone, invece, non si è costituita. L’amministrazione comunale ha provato a sostenere la legittimità delle autorizzazioni. Ma la battaglia legale ha preso una piega imprevista quando, a fine maggio, la stessa Inwit ha dichiarato di non avere più interesse a portare avanti il procedimento. Una rinuncia formale, arrivata dopo mesi di tensioni e un’ordinanza cautelare che aveva già sospeso i lavori. La sentenza è stata pubblicata dal Tribunale solo oggi, 24 settembre.

La decisione del TAR, la seconda: Roma si ferma

Il TAR del Lazio, sezione Quinta Quater, ha quindi dichiarato il ricorso improcedibile per sopravvenuto difetto di interesse: non c’era più nulla da annullare, visto che la società aveva fatto marcia indietro. Ma la decisione non toglie valore alla vittoria dei cittadini. Il risultato è netto: il traliccio da 27 metri non verrà costruito. E le spese processuali sono state compensate tra le parti, a conferma che la partita si è chiusa senza vincitori formali, ma con una sostanziale affermazione della comunità locale.

La paura dei residenti e della famiglia del ragazzo di Roma-Dragona

Il caso ha acceso un riflettore su un tema che torna ciclicamente in molte città italiane. L’installazione delle antenne per la telefonia mobile e i timori legati agli effetti sulla salute. Nel Municipio X, la presenza del giovane con una grave patologia cardiaca ha reso la questione ancora più urgente. Trasformando una normale controversia urbanistica in un caso umano di grande impatto. Per settimane i residenti hanno denunciato il rischio di una “condanna silenziosa” e hanno chiesto un intervento immediato per scongiurare quella che consideravano una minaccia inaccettabile.

Una vittoria simbolica per i residenti di Roma

La rinuncia di Inwit rappresenta, in realtà, una vittoria simbolica per il quartiere. Dimostra che la pressione dei cittadini, unita all’azione legale mirata, può piegare anche i colossi delle telecomunicazioni. Non si tratta di una crociata contro la tecnologia. Ma di una battaglia per il diritto a vivere in sicurezza e con la tutela della salute come priorità. La sentenza del TAR mette in evidenza che le regole non possono ignorare la realtà concreta delle persone, soprattutto quando in gioco c’è la vita di un ragazzo.

Un precedente per il futuro

Ora resta da capire se questo episodio potrà costituire un precedente per altre vicende simili. Le città continuano a essere teatro di una corsa alle installazioni per sostenere le reti di nuova generazione, ma il caso del Municipio X dimostra che non tutto può essere deciso con automatismi burocratici e silenzi-assenso. Serve ascolto, da parte di Campidoglio e Municipio X, partecipazione e valutazione reale dell’impatto sui cittadini. In questo quartiere, almeno per ora, la voce della comunità ha avuto la meglio sul rumore dei cantieri.