Roma, stop di un mese ai servizi in sharing di bici e monopattini: “Troppe multe”

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Dal 7 gennaio, Roma si risveglierà più silenziosa — ma anche più ferma. Niente bici, niente monopattini elettrici in sharing. Una misura drastica, eppure sempre più concreta, che rischia di paralizzare il delicato equilibrio della mobilità capitolina. Le tre società che gestiscono i servizi di micromobilità — Lime, Dott e Bird — sarebbero finite nel mirino del Campidoglio dopo aver accumulato, durante l’Anno Santo, una montagna di sanzioni amministrative. Multe salate, si parla di circa 30 mila euro al mese, per violazioni che vanno dal posizionamento scorretto dei mezzi all’eccesso di veicoli in aree vietate. E così, archiviata la tregua giubilare, arriverà la resa dei conti: un mese di sospensione totale del servizio, per decisione che il Campidoglio si appresta a rendere ufficiale.

Il conto salato del Giubileo

Dietro la sospensione si nasconde un accumulo di infrazioni rimaste congelate per mesi. Durante il Giubileo, per evitare di peggiorare il caos della mobilità cittadina e non penalizzare i milioni di pellegrini in arrivo, le multe erano state messe in stand-by. Ora però il bilancio parla chiaro: troppe infrazioni, troppe violazioni. Un fiume di verbali che l’amministrazione capitolina non può più ignorare.

Secondo indiscrezioni, gli uffici del Dipartimento Mobilità avrebbero segnalato centinaia di casi di “occupazione abusiva di suolo pubblico” o di sforamento dei limiti consentiti nelle aree centrali, come piazza Venezia, Trastevere, San Giovanni e Prati. Per gli operatori, che in passato avevano già ricevuto richiami formali, il provvedimento suona come una sospensione punitiva ma inevitabile.

L’impatto sui cittadini

La decisione, se confermata, peserà come un macigno sui romani. Per molti, la bici o il monopattino in sharing rappresentano una valvola di sfogo contro il traffico asfissiante e un’alternativa sostenibile al trasporto pubblico spesso congestionato.

Secondo il Campidoglio, nel solo 2024 i numeri parlano da sé: 8,7 milioni di noleggi di monopattini e 2,4 milioni di biciclette. In totale, oltre 11 milioni di spostamenti leggeri, che salgono a quasi 14 milioni considerando anche car e scooter sharing. Roma è, di fatto, la capitale italiana della micromobilità: 13.500 monopattini in servizio contro i 6.000 di Milano e i 4.000 di Torino. Numeri che testimoniano un successo diffuso, ma anche una gestione non sempre all’altezza.

Tra caos e abbandoni a Roma

Chiunque viva o lavori a Roma lo sa: non è raro trovare monopattini riversi sui marciapiedi o parcheggiati davanti agli scivoli per disabili. Scene quotidiane che hanno alimentato il malcontento dei cittadini e le segnalazioni ai vigili urbani. Il problema, tuttavia, non è solo estetico. Le regole comunali prevedono aree precise di sosta e limiti di flotta per quartiere.

Regole che, secondo i controlli, gli operatori avrebbero sistematicamente aggirato, in nome di una copertura più capillare e di guadagni più rapidi. Un comportamento che ora presenta il conto, mentre il Campidoglio cerca di ristabilire ordine in una giungla di ruote elettriche.

La (amara) consolazione dei tram

Il paradosso è servito: proprio mentre bici e monopattini si fermano, i tram torneranno in servizio dopo due mesi di stop forzato per i lavori Anas sulla Tangenziale Est. Una “consolazione” amara, perché la città rischia comunque di ritrovarsi spaccata in due — tra la voglia di modernità e la necessità di regole.
Le aziende interessate stanno già preparando le controdeduzioni, ma il messaggio politico è chiaro: il Campidoglio non intende più tollerare il far west della mobilità elettrica.

Roma tra sostenibilità e sanzioni

Il caso dei monopattini è solo l’ultimo capitolo di una lunga battaglia tra innovazione e burocrazia, tra sostenibilità proclamata e gestione reale del territorio. La sospensione, dicono dai corridoi del Dipartimento, non è una condanna definitiva ma un “atto dovuto” per ripristinare equilibrio e credibilità. Tuttavia, per un mese intero, centinaia di migliaia di romani dovranno fare a meno del mezzo più rapido per muoversi in città. Un test che dirà molto sulla reale tenuta del sistema di trasporti capitolino. E che lascia un interrogativo aperto: Roma riuscirà mai a conciliare la sua fame di modernità con il rispetto delle regole?