Roma, strada e parcheggi davanti la Corte dei Conti ‘requisiti’ per far posto alle auto blu: il Tribunale riapre il caso
Roma, il Consiglio di Stato, secondo grado della Giustizia Amministrativa, ha annullato la sentenza del 2024 con cui il TAR del Lazio aveva respinto il ricorso di 11 residenti del quartiere Prati contro la chiusura di un tratto di via Antonio Baiamonti. La vicenda riguarda la scelta della Corte dei Conti di limitare, dal lunedì al venerdì e nella fascia oraria 8:00-18:00, la circolazione e il parcheggio nel tratto di strada che costeggia la sede della Corte dei Conti. Il TAR aveva dichiarato il ricorso dei residenti “inammissibile”, sostenendo che i cittadini non avessero dimostrato un danno concreto. Il Consiglio di Stato ha invece stabilito che il danno c’è, è evidente e va valutato nel merito e a fondo. Per questo la causa torna ora davanti al TAR Lazio da cui era partita.
Una strada chiave in un quartiere già congestionato
La zona interessata non è un’area qualunque. Via Baiamonti attraversa il cuore del quartiere Prati, un quartiere molto trafficato e pieno di uffici pubblici, con pochi parcheggi e un flusso continuo di residenti, dipendenti pubblici e visitatori. La chiusura del tratto centrale della via ha creato un effetto domino, secondo i residenti: chi guida sarebbe costretto a lunghe deviazioni tra vie strette e sottoposte già a forte pressione. Una semplice svolta negata si è trasformata in minuti aggiuntivi di code, nervi tesi e circolazione meno sicura.
Il nodo dei parcheggi riservati alle auto blu a Roma-Prati
Secondo i residenti, l’area è stata chiusa non soltanto per motivi di sicurezza dell’edificio pubblico, ma anche per creare posti auto riservati ai magistrati e ai dipendenti della Corte dei Conti. In un quartiere dove trovare parcheggio è già un’impresa quotidiana, la sottrazione di un numero rilevante di posti auto è diventata un tema sentito e concreto. La questione, per molti, non è solo organizzativa, ma simbolica: la sensazione è che lo spazio pubblico sia stato sacrificato per agevolare pochi a discapito di molti.
La sicurezza come motivazione non convincente?
Nei documenti che avevano portato alla chiusura della strada si parlava di “innalzamento della sicurezza” per chi lavora nella Corte dei Conti. Tuttavia, il Consiglio di Stato ha sottolineato che, se davvero la necessità fosse stata la sicurezza, la chiusura sarebbe dovuta essere permanente e non limitata a determinati orari e giorni della settimana. Una misura efficace, secondo la logica amministrativa, deve essere completa e proporzionata allo scopo. Se il rischio è reale, lo si riduce sempre. Se il rischio è parziale, si deve dimostrare perché lo è. In questo caso, quella spiegazione non è stata ritenuta sufficiente.
Il valore pubblico della strada e della mobilità
Il punto centrale, secondo i giudici del Consiglio di Stato, è l’interesse collettivo: le strade sono beni pubblici. Servono a tutti. Quando la Pubblica Amministrazione decide di modificarne l’uso, deve valutare e spiegare con chiarezza perché l’interesse generale della collettività deve cedere il passo ad altre esigenze, e quali benefici superiori deriverebbero dalla scelta.
Qui, secondo il Consiglio di Stato, questa valutazione comparativa non è stata fatta. Dunque, l’interesse dei residenti sarebbe concreto, attuale e diretto. Non è un capriccio né una protesta astratta.
E ora cosa succede?
La palla torna al TAR del Lazio, quindi. Che questa volta dovrà entrare nel merito: cioè dovrà stabilire se quella chiusura sia legittima oppure no. La questione non riguarda solo una via di Roma, ma un principio fondamentale. Quando si limita l’uso di uno spazio pubblico, bisogna dimostrare che la scelta porta un beneficio superiore alla comunità.
In un periodo storico in cui la mobilità urbana è uno dei nervi scoperti delle città italiane, in particolare di Roma, questa vicenda diventa un caso emblematico. Un quartiere respira peggio quando gli spazi si restringono senza spiegazioni adeguate. E quando una strada si chiude, spesso si apre un dibattito molto più grande. Il TAR, ora, dovrà ascoltare tutte le parti e dire realmente se questa strada debba rimanere chiusa o no. E la città aspetta. Esattamente come i residenti di Prati, che Giustizia sia fatta.