Roma, ‘strozzata’ da debiti e mutui: nella Finanziaria 2026 spunta l’emendamento bipartisan ‘Salva Gualtieri’
Se non è un emendamento ‘Salva Gualtieri‘, quello che sta per finire nella Finanziaria – Legge di Bilancio 2026, poco ci manca. Roma non è un Comune come gli altri: la Capitale è commissariata per il debito pari a circa mezzo miliardo di euro, che i romani dovranno pagare nei decenni a venire, e continuerà a esserlo almeno fino al 2028 incluso. Con il primo cittadino Gualtieri che riveste anche il doppio ruolo di commissario per il rientro dal debito. Nonostante ciò, ogni spesa anche ordinaria viene coperta dal Campidoglio con nuovi mutui, perfino per la semplice manutenzione delle strade, come da noi ricostruito negli ultimi mesi.
Anche la gestione delle municipalizzate fa acqua da tutte le parti, a cominciare da Ama, che perde soldi a più non posso, come accaduto nel 2024. E mentre la Gestione commissariale (ossia Gualtieri) dovrebbe lavorare – almeno sulla carta – per smaltire le passività accumulate, la Giunta (guidata sempre da Gualtieri) in Campidoglio continua a contrarre nuovi debiti, per l’ordinaria come per la straordinaria amministrazione. Roma è, in parole povere, una città che, invece di liberarsi dai conti in rosso, sembra restarci impantanata sempre di più.
L’emendamento che cambia le regole del gioco
Eppure, nel pieno di questo scenario politico-economico da incubo, sta arrivando una novità dalla manovra di bilancio, ossia dalla Finanziaria 2026: un emendamento bipartisan giunto in Parlamento – ‘spinto’ da FdI e PD – che promette di “aiutare” Roma e quindi Gualtieri proprio mentre il sindaco sta cercando di ricompattare la frammentata maggioranza che lo sostiene – il così detto campo largo – in vista del bis alle elezioni 2027.
L’idea è ‘semplice’: alleggerire la Capitale dal contributo al Fondo di solidarietà comunale e fissare una quota stabile che lo Stato dovrà garantire ogni anno. Significa meno versamenti e più soldi trattenuti a bilancio. Una misura che, almeno sulla carta, punta a dare ossigeno al Campidoglio. Ma anche qui la domanda è: a che prezzo e con quali effetti sugli altri Comuni?
Meno Imu versata, ma non per i cittadini
Non si tratta di uno sconto ai proprietari di casa, come qualcuno potrebbe credere. Il taglio riguarda solo il trasferimento di parte dell’Imu al fondo nazionale. Roma continuerà a incassare la tassa piena, ma verserà meno al meccanismo perequativo. Risultato: più liquidità per l’amministrazione, nessun vantaggio diretto per i contribuenti.
“Roma speciale”: la tensione con gli altri Comuni che faranno da… ‘ muli’ a Gualtieri
Se Roma può trattenere di più, qualcuno deve versare di più. È la regola di ogni fondo di solidarietà. La misura rischia così di aprire una frattura politica: i Comuni più piccoli, già in difficoltà, potrebbero vedere Roma come una privilegiata che scarica parte del suo peso sugli altri. Un messaggio difficile da digerire, soprattutto in tempi di bilanci locali sempre più rigidi.
La riforma dei poteri resta ferma al palo
Mentre in Parlamento si discute di fondi, la riforma dei poteri di Roma è ancora ferma. Azione ha provato a rimettere intorno a un tavolo tutte le forze politiche, da Fratelli d’Italia al Pd, passando per Forza Italia e Italia Viva. Ma la sensazione è che il dibattito sia più simbolico che operativo. Nell’attesa di una vera autonomia, si preferisce continuare con misure-tampone, senza affrontare il nodo strutturale: una macchina amministrativa elefantiaca e lenta, che brucia risorse ma produce pochi risultati visibili.
Mutui per ponti e strade: la Capitale a credito
Negli ultimi mesi, come accennato in precedenza, il Campidoglio ha acceso nuovi mutui da capogiro: 117 milioni per il Ponte dei Congressi per Fiumicino, oltre 58 milioni per il piano straordinario di manutenzione delle strade, solo per citare i due principali che si aggiungono alle decine di mutui e finanziamenti bancari ‘minori’. È l’ennesimo paradosso di una città che finanzia l’ordinaria amministrazione come se fosse un investimento straordinario.
Debiti fino al 2028 (e oltre)
Il piano di rientro dal debito, affidato al commissario straordinario – che è lo stesso sindaco Gualtieri – prevede ancora anni – decenni – di restituzioni, con una scadenza fissata ufficialmente al 2028. Ma nel frattempo Roma continua a contrarre nuovi impegni. Ogni mutuo acceso, ogni fondo anticipato, ogni opera finanziata a debito prolunga di fatto l’agonia contabile.
Più soldi oggi, più problemi domani?
Il fondo fisso e la riduzione del contributo al Fondo di solidarietà possono far respirare Roma nel breve periodo. Ma se la città non cambia modo di spendere, il rischio è solo di rimandare il problema. E, nel frattempo, di dare un grosso aiuto politico-economico a Gualtieri nel momento in cui rischia di affondare nei debiti che sta contraendo per lanciare la sua campagna elettorale. Il resto, purtroppo, è noto: la Capitale resta un Comune commissariato, indebitato e dipendente da trasferimenti statali. E finché non ci sarà una vera riforma della gestione economica, ogni euro in più rischia di finire nel solito buco nero. Che dovranno pagare i romani, vecchi e nuove generazioni.
